di Paola Valentini
Il rilancio degli investimenti ripartirà dal gentil sesso? Si vedrà, ma intanto le premesse giocano a favore dell’universo femminile. In Italia le donne detengono il 10% della ricchezza privata totale, pari a circa il 35% del risparmio gestito dal private banking che si aggira sui 900 miliardi di euro.
Sono solo 60 mila le donne italiane di alto profilo, cioè professioniste, imprenditrici, dirigenti con disponibilità finanziaria di almeno 250 mila euro, equivalenti allo 0,2% della popolazione femminile, mentre nella popolazione maschile, gli investitori di alto profilo arrivano all’1%, cinque volte tanto. E si differenziano rispetto agli uomini perché sono pronte a investire il 60% del proprio patrimonio in progetti di lungo periodo, tanto che solo il 4% di loro esprime una preferenza a tenere la propria liquidità ferma sul conto contro l’8% degli uomini.
I dati emergono dallo studio di Aipb (Associazione Italiana Private Banking) e Candriam, gestore globale multi-asset, realizzato con Ipsos. («Il valore della donna investitrice: il contributo della consulenza finanziaria per superare gli stereotipi di genere»).
Le donne mettono la sicurezza al primo posto con un peso del 50% contro il 18% attribuito dagli uomini. Al secondo posto viene il rendimento, con un punteggio del 20%: un’importanza simile a quella attribuita dagli uomini che lo pongono al primo con un punteggio del 25%. Il 35% del campione intervistato sceglie prodotti che garantiscano il capitale, il 36% si esprime per l’investimento immobiliare, preferito solo dal 20% degli uomini. Emerge anche un 18% di investitrici impavide che, nonostante l’incertezza del momento, sanno ben guardare al lungo termine. L’88% dichiara di aver sentito parlare di prodotti Esg, il 55% afferma di conoscerli bene, eppure sono poche le donne del campione che li detengono in portafoglio, perché, seppur fiduciose nell’impatto che questi investimenti possono avere, temono che siano poco liquidi, sicuri e con scarsi rendimenti.
Ciononostante, una donna investitrice su due vorrebbe investire il proprio patrimonio in investimenti con impatti Esg o in economia reale: il 45% dichiara di voler diversificare, il 36% dichiara di voler contribuire attivamente al rilancio del Paese. Eppure, gli investimenti in economia reale restano sottorappresentati. Il rapporto evidenzia come la consulenza finanziaria potrebbe liberare un maggiore potenziale, aiutando le donne investitrici a raggiungere meglio i propri obiettivi di lungo termine e di incidere di più sulla ripresa economica. Le donne che ricevono la consulenza professionale si dicono soddisfatte, ma non soddisfattissime: solo una minoranza assegna al servizio un voto di eccellenza.
Una donna su due pensa che le investitrici abbiano esigenze e necessità abbastanza diverse da quelle degli uomini. «Sono convinta che la disparità di genere costituisca uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo sostenibile e alla crescita economica del Paese e che sia opportuno che l’Associazione italiana di un’industria chiave per la gestione dei risparmi così fondamentale per il rilancio dell’economia si occupi del tema», ha concluso Antonella Massari, segretario generale di Aipb. (riproduzione riservata)
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