Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Il secreto Liquidità dell’8 aprile può essere di aiuto al sistema economico del Paese? Le misure allargano la platea delle imprese che possono accedere a queste agevolazioni e incrementano le garanzie per ridurre il rischio, alto in questo periodo per gli istituti di credito. I tempi di risposta di Mcc (gruppo Invitalia), ente gestore del fondo, oggi sono di tre-quattro giorni dalla richiesta di finanziamento, come spiega Gaetano Stio, presidente di Nsa, mediatore creditizio per le imprese italiane con sede a Brescia. «La garanzia arriva al 100% per le imprese minori (importi fino a 25 mila euro) e fino a 3,2 milioni di fatturato, solo nel caso che l’azienda o l’istituto di credito richieda anche l’intervento di un confidi. Le operazioni saranno a tassi di mercato, oggi comunque bassi. Sono escluse quelle calmierate (tassi all’1-2%) per i piccoli operatori economici e per importi fino a 25 mila euro. Banche e imprese hanno comunque un’alternativa: i 25 mila euro si possono concedere sì a tassi di mercato, ma con la garanzia al 90%». Le imprese devono privilegiare la rapidità al fattore costi: meglio avere una rata più bassa, o un periodo di preammortamento (in cui il debitore paga solo la quota interessi) piuttosto che un tasso dell’1% più basso.
Il mercato automobilistico dell’Europa occidentale dovrebbe registrare in marzo un crollo delle vendite delle nuove vetture del 53%, a poco meno di 775 mila unità. Le cifre sono state pubblicate dalla società inglese di analisi automobilistiche Lmc Automotive e hanno anticipato di qualche giorno quelle dell’Acea, l’associazione dei costruttori europei, che saranno diramate in settimana. Il tutto in attesa che a maggio sia reso noto il dato di aprile, che sicuramente sarà significativamente ancora più negativo. In particolare il mercato del Vecchio continente a marzo è stato affossato da quei Paesi come l’Italia (che ha accusato un calo di vendite dell’85% di vendite il mese passato) o come Francia e Spagna (che hanno fatto segnare rispettivamente un -72% e -70%) che per primi si sono trovati ad affrontare gli effetti del coronavirus. Mentre nazioni come Regno Unito o Germania (che rispettivamente hanno registrato un calo del 37 e del 44%) hanno segnato una risultato superiore alla media, anche grazie al fatto che la pandemia è arrivata più tardi (o, come nel caso della Germania, è stata più contenuta).
Nessun dubbio in merito alla severità della crisi prossima ventura. A parere di Deutsche Bank, un arretramento del pil superiore all’8%. Mai così male nella storia dell’Italia unita se si escludono gli ultimi tre anni della Seconda Guerra Mondiale. Non molto diverse, forse anzi peggiori, le previsioni degli altri analisti; da Oxford Economis a Goldman Sachs per finire a Capital Economics. Lascia sgomenti l’indifferenza con cui il governo Conte assiste quasi inerme alla prospettica distruzione del nostro tessuto manifatturiero e commerciale, il cui 10% almeno rischia il fallimento (nella migliore delle ipotesi!) secondo Cerved qualora l’emergenza Coronavirus non si arrestasse completamente entro l’anno. Tantissime aziende e attività commerciali difficilmente potranno ripartire una volta terminato il lockdown a meno che nel frattempo non si prendano immediati provvedimenti atti a mitigare il già precario equilibrio finanziario di famiglie ed imprese già stremato da due anni di riduzione del credito.
Il commercio globale è in pausa per l’emergenza sanitaria causata dal Coronavirus e ogni mese di chiusura forzata corrisponde, per le singole economie, a uno shock del 23-30%. Un intero trimestre si traduce in danni per quasi 970 miliardi di euro (1.064 miliardi di dollari) con una conseguente revisione al ribasso della crescita del pil globale per quest’anno: da +2,4% a +0,5%. Mentre l’Italia scivolerebbe dal +0,3% a -6,1%.
Le stime, diffuse da Euler Hermes nello studio «Covid-19: economie in quarantena», potrebbero essere già state superate, in peggio, dagli eventi. Ed è così che, sempre la società del Gruppo Allianz specializzata nell’assicurazione dei crediti, ipotizza due scenari: una grave recessione nel 2020 e una ripresa a «U» nel 2021; oppure, se qualcosa dovesse andare storto, una crisi prolungata con un andamento a «L». Capitolo a sé i mercati dei capitali, per i quali si stima che la situazione peggiorerà ancora prima di cominciare a migliorare, con una crescita delle insolvenze del 14% a livello globale e con una flessione del 10-20% sui mercati azionari.
Quarantadue miliardi di euro. Tanto occorre per ripianare le perdite del 22,5% delle società italiane che, a seguito dell’emergenza e nonostante il possibile supporto del governo con la Cig, potranno registrare cali tali da erodere il patrimonio netto, determinando la necessità di un aumento di capitale. Settore edile e immobiliare, mercato automobilistico e dei trasporti, commercio in generale sono i comparti che più di altri avranno bisogno di aiuti finanziari. Ma di quale impegno dovranno farsi carico le imprese? Circa la metà delle società in deficit patrimoniale necessiterebbe di un rafforzamento di importo unitario inferiore a 50 mila euro. Il 7,2% delle società avrebbe bisogno di un aumento dell’equity superiore a 700 mila euro. In sintesi sono le conclusioni tratte da Scouting Capital Advisors, società che individua e offre le migliori opportunità di investimento e di gestione del capitale, che ha condotto un approfondimento con l’obiettivo di indagare l’impatto della crisi sul sistema industriale italiano.
Lo scudo non protegge dalla condanna per riciclaggio. È quanto stabilito dalla seconda sezione penale della Corte di cassazione con sentenza n. 7257/2020, la quale ha ritenuto irrilevante ai fini della sussistenza del riciclaggio che le singole operazioni poste in essere, e in particolare l’utilizzo dello scudo fiscale, il deposito su conti cointestati, e la donazione delle somme fossero tutte lecite. Dovendosi far riferimento alla sola finalità del soggetto agente volta a schermare la provenienza delittuosa del denaro o dei beni, può ben sussistere il delitto di riciclaggio in caso di somme che erano frutto di evasione fiscale pur risalente a decenni precedenti, e che peraltro erano state regolarmente scudate prima di essere fatte rientrare in Italia.
- Produzioni Tv ferme e senza polizze per ripartire
«In questo momento c’è un lavoro importante che si sta facendo e abbiamo trovato interlocutori attenti sia nei broadcaster, Rai e Mediaset, sia nel Mibact. Manca ancora il tassello legato al mondo assicurativo. E quello è un problema enorme che può far saltare il banco». Giancarlo Leone, presidente di Apa – l’associazione che raggruppa le società grandi e piccole di produttori audiovisivi indipendenti (Endemol, Magnolia, Banijay, Fremantle, Lux, Cattleya, Palomar, solo per citarne alcune) – alla soddisfazione per come si stanno mettendo in fila tutti i tasselli necessari a ripartire senza lasciarsi indietro troppe macerie, unisce la preoccupazione per un settore che si trova in bilico su un crinale. L’emergenza coronavirus ha inferto un colpo durissimo al settore. Molte produzioni di intrattenimento live sono state cancellate. E anche per le serie Tv – come per le produzioni cinematografiche – la lotta al Covid-19 ha portato a fare abbassare la serranda a teatri di posa e set. Ultima in ordine temporale anche la storica soap di Rai 3 “Un posto al sole” si è dovuta arrendere all’inevitabilità di una chiusura temporanea del set. La gamba del tavolo mancante è quella assicurativa. «Qui – puntualizza Leone – sono i singoli produttori ad avere interlocuzioni con le compagnie. E per ora senza successo. Senza una copertura assicurativa non si può programmare la partenza delle produzioni. E anche i fondi ministeriali finiscono per essere bloccati. È il cortocircuito da evitare».
- La previdenza integrativa come leva per la liquidità
Se il dibattito sulle misure economiche varate dal governo per limitare gli effetti dell’emergenza sanitaria su piccoli imprenditori e professionisti è stato fino a ora monopolizzato dalla indennità di 600 euro, è doveroso chiedersi se nei prossimi mesi gli interventi di sostegno al reddito a favore dei lavoratori, partite Iva incluse, saranno sufficienti a scongiurare la chiusura di milioni di attività. Il punto nodale sarà garantire loro una provvista di liquidità fino al momento in cui recupereranno la propria autosufficienza finanziaria. La nostra proposta è “sbloccare” la previdenza integrativa, un’accumulazione di risparmio la cui capitalizzazione complessiva ammonta oggi a circa 180 miliardi e che, è bene ricordarlo, ha proprio uno scopo previdenziale: per definizione, quindi, di tutela del lavoratore. L’intervento potrebbe essere declinato in due modalità: da un lato rendendo da subito utilizzabili le posizioni previdenziali individuali a garanzia dell’indebitamento; dall’altro, per alcune figure specifiche, consentendo la liquidazione diretta delle accumulazioni previdenziali e rimuovendo i limiti e le penalizzazioni previste.
- L’infortunio si apre con il certificato Inps
Per i casi legati al primo periodo di diffusione del contagio da coronavirus, a partire da quelli denunciati finora, l’Inail ha dato indicazione alle sue sedi di accettare anche la semplice certificazione di malattia redatta sulla modulistica dell’Inps per l’apertura delle pratiche relative ai casi di infezione trattati come infortuni sul lavoro, se contratti durante l’attività, con conseguente copertura del periodo di quarantena e quello eventualmente successivo figlio di un’inabilità temporanea assoluta all’attività. Lo ha chiarito l’Inail in una nota diramata lo scorso venerdì e che fa seguito alla pubblicazione della circolare 13 del 3 aprile, la quale ha fornito indicazioni sulle modalità procedurali per l’accesso alla nuova prestazione, partendo dalla certificazione medica da inviare all’istituto assicurativo per la presa in carico dell’infortunato. Per coloro che nei giorni scorsi si fossero avvalsi del certificato di malattia Inps, l’Inail ha ricordato che sarà necessario acquisire successivamente la documentazione utile a comprovare l’infezione, presupposto perché possa scattare la tutela contro gli infortuni e gli elementi indispensabili per ricondurla all’occasione di lavoro, dati che non sono presenti nel certificato di malattia.
- Esportatori di vino: sollievo per calo dell’assicurazione crediti
Dopo l’ansia e il fastidio, un cauto sollievo. I commercianti di Bordeaux hanno accolto con circospezione l’annuncio, venerdì pomeriggio, del piano del governo per sostenere l’assicurazione del credito. Annunciato regolarmente da metà marzo, ha chiesto che si svolgano discussioni a piedi tra lo Stato e gli assicuratori che distribuiranno le nuove offerte garantite dallo Stato. “Il diavolo è spesso nei dettagli e siamo in attesa di vedere concretamente come questo verrà impostato, in particolare sui livelli di garanzia e sull’impatto sul costo dei premi”, riassume Nicolas Ozanam, Delegato Generale della Federazione degli Esportatori di Vino e Liquori, che rappresenta 500 aziende che rappresentano l’85% di un settore che genera 12,7 miliardi di euro di eccedenze commerciali.
- Gli assicuratori divisi di fronte alla crisi
La Matmut segue le orme della Maif. Venerdì, la mutua assicuratrice ha a sua volta promesso di concedere ai suoi membri il beneficio della riduzione degli incidenti automobilistici. Si tratta di un elemento di spicco in un settore in cui le risposte fornite dagli assicuratori alla crisi economica e sanitaria vengono criticate, anche dall’interno. Dopo aver notato un calo di quasi il 70% del tasso di incidenti stradali con il contenimento, Matmut si è impegnata in particolare a congelare le sue tariffe di assicurazione auto fino alla fine del 2021. 50 milioni di euro per il gruppo, che genera circa la metà del proprio business dalle assicurazioni auto. “Questo rappresenta tre quarti dei nostri risultati del 2019”, insiste Nicolas Gomart, CEO del gruppo, che non esclude di andare “un po’ oltre”.
- Il settore pronto a mobilitare 1 miliardo di euro