Con la scadenza del periodo di grazia per il pagamento dell’Eurobond da 1,2 miliardi USD, maturato il 9 marzo, il Libano è ufficialmente insolvente sulle proprie obbligazioni di debito estero.
Il default sovrano è definito come l’incapacità o il rifiuto di un governo di pagare puntualmente le proprie obbligazioni di debito.
Nel suo ultimo Brief, Coface analizza la situazione del Libano, che è uno dei paesi più indebitati del mondo. Il suo deficit di bilancio è stimato all’11,5% del PIL a fine 2020, il deficit delle partite correnti al 26% e il debito pubblico al 162%. I pagamenti per interessi
sottraggono quasi metà delle entrate dello Stato, penalizzando i conti pubblici.
Il Libano può provare ad affrontare la questione della sua crisi finanziaria in vari modi. Per gli investitori, il raggiungimento di un accordo con il FMI sarebbe la soluzione preferibile.
Un’altra opzione sarebbe quella di ridurre la spesa pubblica e aumentare le imposte in modo da rimettere in sesto i conti pubblici.
La terza opzione potrebbe essere una battaglia legale fra governo e creditori, come nel caso dell’Argentina.
Quale che sia l’opzione scelta dal Libano, le condizioni economiche rimarranno presumibilmente difficili in un orizzonte temporale da uno a due anni. La carenza di dollari è destinata a continuare, in mancanza di accordo con il FMI e/o di assistenza dei donatori internazionali.
Nel corso del prossimo periodo, l’instabilità politica ed economica, la crisi finanziaria, i
rischi geopolitici e l’impatto della pandemia da coronavirus colpiranno duramente il settore privato. Le banche che risentono del default sovrano potrebbero ridurre la leva finanziaria per il settore privato. Le difficoltà di pagamento dovrebbero continuare, mentre i margini di profitto si comprimeranno e l’andamento della liquidità peggiorerà.