di Luisa Leone
Il polo delle garanzie pubbliche sarà Sace. Il dado è stato tratto con il decreto Liquidità, in via di conversione alla Camera, ma è solo il primo passo di un piano che, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, prevede il ritorno anche della società assicurativa al ministero dell’Economia. Sembra per la verità che il ministro Roberto Gualtieri avrebbe voluto che il passaggio avvenisse subito, già con il decreto per il credito alle imprese, ma poi si è preferito optare per un ritorno di sostanza ma non di forma. Peraltro la definizione di valori ed eventuali compensazioni per Cassa Depositi e Prestiti, che ha acquistato Sace proprio dallo Stato nel 2012, avrebbe richiesto del tempo che il governo non aveva a disposizione. L’idea però non è stata abbandonata e potrebbe anzi prendere forma rapidamente nell’ambito di una più complessiva riorganizzazione dei ruoli e delle funzioni delle partecipate del ministero. In particolare, nel mirino è il ruolo di Cdp, che dovrebbe presto essere rafforzata da una maxi-ricapitalizzazione di oltre 40 miliardi. Questo perché, come anticipato nelle settimane scorse da MF-Milano Finanza, la spa del Tesoro dovrebbe trasformarsi nel braccio armato del governo a difesa delle aziende nazionali in difficoltà, in funzione anche antiscalata. Un possibile ampliamento quindi delle attività nel turnaround, oggi svolte principalmente tramite il fondo QuattroR, di cui Cdp detiene il 40%.
In questo quadro, secondo indiscrezioni, è possibile che si definisca meglio anche il percorso di ritorno al ministero di Sace, che invece dovrà assorbire il ruolo di gestore delle garanzie pubbliche. D’altronde la strada sembra segnata. In passato si era pensato infatti di affidare direttamente a Cdp tutte le operazioni di garanzia fornite a vario titolo dallo Stato, dalle gacs per le banche a quelle per la cessione dei crediti della pubblica amministrazione, sul modello della Germania che si appoggia a Kfw. Invece la decisione di lanciare Sace nella nuova attività di rilascio delle garanzie per la liquidità, come previsto dall’ultimo decreto del governo, segna la scelta di una direzione diversa.
Potrebbe allora forse non essere un caso che il decreto che avrebbe dovuto sdoganare l’intervento sulle garanzie per la liquidità prestate tramite Cdp, con uno stanziamento da 500 milioni, previsto dal decreto Cura Italia, non sia ancora stato emanato. Di certo il Mef ha salutato invece con entusiasmo la piena operatività di Garanzia Italia, resa nota da Sace con un apposito comunicato. E ha fatto un po’ sensazione anche leggere la nota con cui l’Unione Europea ha dato l’ok allo schema di garanzie pensato dall’Italia, dove si legge che le stesse saranno fornite dalla «state-owned» Sace. (riproduzione riservata)
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