di Luciano Mondellini
Il disastro tanto annunciato si è verificato. E forse in maniera ancora più violenta di quanto ci si attendesse. Se infatti in Cina il mese di febbraio (quello più cruento sul fronte del coronavirus nel Paese asiatici) si era chiuso con un calo dell’80% delle immatricolazioni di nuove vetture, in Italia quello di marzo è andato ancora peggio, registrando un crollo dell’85,4% a 28 mila veicoli. Un livello paragonabile ai primi anni 60, un vero e proprio tracollo rispetto allo stesso mese di un anno fa, quando erano state immatricolate 194 mila unità. Mentre nel primo trimestre del 2020, le immatricolazioni in Italia sono scese del 35,5% a 347 mila unità dalle 538 mila dei primi tre mesi del 2019.
Il bollettino di guerra, che in termini economici ha richiamato da vicino quello letto dalla Protezione Civile ogni sera sulle persone contagiate, non ha risparmiato nessuno. Fca, da sempre leader di mercato in Italia, ha fatto registrare una flessione del 90,3% a 4.649 vetture, portando il dato trimestrale a un calo del 35%. Ma anche tutte le altre case non hanno potuto evitare lo tsunami che si è abbattuto sul settore, registrando il record in senso negativo dai primi anni del boom economico. Era d’altronde impensabile che con i primi casi di Covid-19 emersi in Lombardia già a febbraio e con le limitazioni alla circolazione imposte dal governo su scala nazionale in marzo, la gente potesse pensare al varo dell’acquisto di una nuova auto.
Aprile, se possibile, potrebbe essere ancora più pesante visto che le restrizioni nazionali sono in vigore dall’inizio del mese e bisognerà capire quando saranno rimosse. E l’impatto sul 2020 potrebbe essere devastante su un settore chiave dell’economia italiana, che oltre alle case automobilistiche e ai suoi addetti conta migliaia di rivenditori sparsi sul territorio nazionale.
Da un’inchiesta condotta dal Centro Studi Promotor emerge un quadro assolutamente allarmante. La quasi totalità dei concessionari denuncia una caduta verticale nell’acquisizione degli ordini e si attende un mercato in forte calo nei prossimi mesi, mentre l’indicatore di fiducia dei concessionari, determinato dal Centro Studi Promotor, crolla da 25,10 di febbraio a 4,30 di marzo.
Per fare una previsione sul possibile andamento dell’intero 2020 occorre prevedere quando finirà l’emergenza, operazione che, in questo momento, appare assolutamente azzardata. È lecito comunque ritenere che il calo del mercato dell’auto nel 2020 sarà comunque veramente severo. Per questo, come ha affermato con assoluta chiarezza Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto, i concessionari hanno assoluto bisogno di un’immediata iniezione di liquidità per evitare il dissesto di moltissime aziende. (riproduzione riservata)
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