La pandemia Covid-19 è approdata relativamente tardi in America Latina. Il primo caso
è stato rilevato in Brasile il 26 febbraio 2020, quando un uomo di 61 anni è risultato positivo dopo un viaggio nel Nord Italia. Da allora, il virus si è propagato attraverso la regione. Al 3 aprile 2020, considerando le sette maggiori economie – Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Messico e Perù – il virus aveva già contagiato 19.563 persone e causato 582 morti.
La maggior parte dei contagi è stata registrata in Brasile (7910), seguito da Cile (3404), Ecuador (3163), Messico (1378), Perù (1414), Argentina (1133) e Colombia (1161). Tuttavia, vale la pena osservare che queste cifre sono probabilmente sottostimate a causa di ritardi e scarsità dei test. Complessivamente, l’arrivo del Covid-19 in America Latina ha ulteriormente aggravato le già modeste prospettive di crescita per il 2020.
Coface, che si attende ora una crescita del PIL della regione in calo a -2,1% quest’anno, da una stima di +1% all’inizio dell’anno, ha realizzato un nuovo Brief che analizza la situazione e i rischi.
Il ritardo nel contagio e la demografia favorevole potrebbero aiutare a livellare la diffusione del COVID-19 nella regione. Secondo le statistiche della Banca Mondiale, la popolazione più a rischio, ovvero di età pari o superiore a 65 anni, rappresenta in media l’8% della popolazione totale dell’America Latina.
Questo valore è decisamente inferiore alle quote osservate in Europa e Asia Centrale (16%) e in Nord America (16%). Per contro, potrebbero imporsi lo scadente sistema sanitario, la prevalenza del sommerso nel mercato del lavoro, elevati tassi di povertà e risorse pubbliche limitate. A titolo di esempio, il numero di posti letto ogni 1000 abitanti è in media 2,2 in
America Latina, quindi notevolmente inferiore.
Inoltre, dalla fine del periodo di prosperità delle materie prime (soprattutto dopo il 2014), il debito pubblico nei paesi latinoamericani è aumentato considerevolmente (favorito dall’abbondanza di liquidità globale). Ciò significa che i rispettivi governi hanno margini di manovra limitati per attuare pacchetti fiscali espansivi.
Secondo Coface Argentina ed Ecuador sono più a rischio, poiché detengono il debito
estero più elevato a fronte di riserve in valuta molto limitate. In Messico, il COVID-19 ha danneggiato un’economia già agonizzante (il PIL è calato di 0,1% nel 2019), tormentata dalle incertezze legate alle misure controverse del governo in carica. Anche la Colombia, con minore intensità, è destinata a risentire del ribasso dei prezzi del petrolio, che implica una ulteriore pressione sui suoi considerevoli deficit gemelli (di bilancio e delle partite correnti). Infine, in Brasile la crisi ha innescato scintille a livello politico. Il Presidente Bolsonaro si è rifiutato di imporre maggiori restrizioni alla mobilità. Cile e Perù sono piccole economie aperte, che risentono fortemente dal ribasso dei prezzi dei minerali, ma con maggior margine fiscale.