La presentazione di Uber della propria offerta al pubblico iniziale ha subito scatenato grande eccitazione. Al deposito dell’istanza presso la Securities and Exchange Commission americana, avvenuta l’11 aprile scorso, dovrebbe quindi seguire il debutto sulla Borsa di New York a maggio.
La cifra esatta del valore flottante dell’azienda sarà rivelata solo al momento della quotazione. Potenzialmente, potremmo assistere alla più grande Ipo nel settore tecnologico dai tempi del gigante cinese del tech Alibaba. Si parla di circa 10 miliardi di dollari, ma tutto potrebbe essere ridimensionato, per colpa delle assicurazioni.
“La nostra attività dipende in larga misura dalla copertura assicurativa per i conducenti e da altri tipi di assicurazione per i rischi aggiuntivi legati alla nostra attività”, ha commentato in una nota la società di ridesharing.
Al netto dei problemi che hanno caratterizzato la società negli ultimi anni, a partire dal coinvolgimento in diversi casi di molestie e discriminazioni nei confronti di utenti e della sanzione da 20 milioni di dollari del 2017 a seguito della transazione con la Federal Trade Commission che la accusava di aver ingannato i propri autisti sui salari, il tipo di attività sviluppata porta Uber a tenere conto di diverse responsabilità. Alcune hanno a che fare con il settore dei trasporti, altre che sono in relazione con il servizio innovativo che offre. Pensiamo solamente agli incidenti stradali, agli infortuni. Come visto non mancano le aggressioni ai passeggeri e come tutte le aziende, anche Uber è esposta al cyber risk. Vi sono poi i rischi legati al brand, i rischi reputazionali legati alla pubblicità negativa di un servizio percepito come inefficiente e c’è poi il tema di come vengono trattati gli autotrasportatori indipendenti. Insomma, i rischi abbondano, e se non può sorprendere la forte spesa assicurativa di Uber, va ricordato che il futuro della stessa azienda è strettamente legato al mondo assicurativo.
“Se gli assicuratori dovessero cambiare i termini del contratto in maniera non favorevole per noi o per i nostri driver, o se dovessimo essere tenuti ad acquistare una nuova copertura legata ad altri aspetti della nostra attività, o se non dovessimo rispettare le norme che disciplinano la copertura assicurativa, tutto il nostro business ne subirebbe un danno”, spiega Uber. A fine 2018 Uber aveva accantonato riserve assicurative per circa 3 miliardi di dollari, secondo la documentazione preparata per la IPO. Un incremento notevole rispetto ai 2 miliardi del 2017.
Per alcune coperture, Uber e i suoi driver si rivolgono agli assicuratori tradizionali. Per l’attività di ridesharing si tratta di polizze liability per danni a terzi, danni fisici, oltre all’assicurazione motor per veicoli commerciali. Copertura, quest’ultima, fornita da Allstate in diverse aree degli Stati Uniti. Uber ha inoltre stretto partnership con la stessa Allstate, Farmers, James River Insurance, Progressive e altre compagnie per una copertura destinata a integrare le polizze auto dei propri driver che non contemplano l’uso commerciale dei veicoli. Altri assicuratori come Geico, Slice, State Farm, American Family, Liberty Mutual, Mapfre, Mercury, Erie, Travelers e MetLife hanno sottoscritto polizze con i driver di Uber.
Gli assicuratori tradizionali non coprono comunque tutte le necessità assicurative della società di ridesharing. Uber ha infatti anche una società captive che si occupa di coprire alcuni rischi liability, come ad esempio la responsabilità generale e la workers’ compensation. La società si chiama Aleka Insurance Inc., è gestita da Aon, e ha sede alle Hawai. Essendo fortemente dipendente dalle assicurazioni, Uber, a differenza di Amazon, ha più volte detto di non aver alcuna intenzione di entrare nel mondo delle polizze, preferendo continuare a lavorare con compagnie tradizionali e società di brokeraggio. “Siamo un’azienda tecnologica nel settore della logistica e vogliamo continuare a fare quello che stiamo facendo e quello delle assicurazioni è un settore difficile”, ha dichiarato Curtis Scott, responsabile assicurativo globale di Uber, alla Conferenza di Insuretech Connect (ITC) dello scorso ottobre.