Rinnovamento nella continuità. E’ questa la linea adottata da Mediobanca per il board di Generali che va verso il rinnovamento. Il primo azionista (13,04%) della compagnia assicurativa di Trieste in vista dell’assemblea dei soci del prossimo 30 aprile (in seconda convocazione il 3 in terza il 7 maggio). Piazzetta Cuccia ha individuato la lista dei 13 candidati per il consiglio del Leone confermando in toto la gran parte dei membri uscenti.
Dopo un 2018 record, il settore del private equity sta proseguendo il 2019 con un buon ritmo, visto che nei primi tre mesi ci sono stati 38 nuovi investimenti, 16 nel solo mese di marzo. Nello stesso periodo dello scorso anno, che si è rivelato molto soddisfacente, le operazioni erano state 33, a conferma della vivacità del settore. È quanto risulta dall’Osservatorio Pem di Liuc-Università Cattaneo, che elabora anche un indice trimestrale, il Private Equity Monitor-Pem, salito a quota 317, un valore mai registrato in questo periodo. Il Pem è calcolato rapportando il numero di operazioni nel corso del trimestre di riferimento al numero di investimenti realizzati nel primo trimestre 2003, utilizzato come base.
Dopo tre anni di discussioni è pronto il mandato unico per gli agenti del gruppo Generali in Italia e ha già ricevuto il voto favore del gruppo Ga-Gi, riuniti nei giorni scorsi nel congresso straordinario di Bologna. Da riunificare ci sono i contratti di cinque gruppi agenti dopo che nel 2014 è nata Generali Italia che ha messo assieme sette marchi. Generali Italia è ormai un’unica realtà, guidata da country manager Marco Sesana, con premi per oltre 23 miliardi di euro ma rimangono ancora alcune differenze da omologare, a partire appunto dal mandato per gli agenti. Il nuovo accordo è stato accolto con acclamazione dal gruppo agenti Generali (Ga-Gi) guidato da Vincenzo Cirasola, che ha ricevuto il via libera alla firma e ora bisognerà verificare anche l’accoglienza degli altri gruppi agenti Generali.
Pronti i nuovi modelli per richiedere il reddito e la pensione di cittadinanza. L’Inps ha infatti pubblicato sul proprio sito Internet www.inps.it il modulo aggiornato per la presentazione della domanda di Rdc e Pdc e i nuovi modelli Com Ridotto ed Esteso che recepiscono le modifiche introdotte in sede di conversione del Decreto Legge 28 gennaio 2019, n. 4 (L. 26 del 2019, pubblicata in G.U. n. 75 del 29.3.2019).
- Infortuni sul lavoro tagliati i risarcimenti e i fondi per la sicurezza
Le vittime di incidenti e i parenti di quanti muoiono ogni anno sul lavoro (1.133 nel 2018, in aumento sull’anno precedente, e 121 nei primi due mesi del 2019), rischiano di avere minori risarcimenti. La sentenza è del 27 marzo scorso, la numero 8580. E dice che «la legge finanziaria del 2019», nel cambiare i criteri di calcolo di quanto dovuto alle vittime, produce «inevitabili ripercussioni sulla integralità del risarcimento del danno alla persona, principio costantemente ribadito dalla giurisprudenza di legittimità». In poche parole, mentre finora i lavoratori infortunati o i parenti di quelli deceduti potevano pretendere dal datore di lavoro (se responsabile) il ristoro di tutti i danni non coperti dall’Inail, ora la legge sembrerebbe non consentirlo più. L’Istituto nazionale di assicurazione oggi rimborsa il danno biologico permanente e quello patrimoniale, ma non altre voci come il danno morale e quello temporaneo alla salute. Sono queste le principali voci a rischio. La legge consentirà inoltre all’Inail di rivalersi sui responsabili del danno in misura maggiore di prima: infatti potrà riscuotere somme “a qualsiasi titolo e indistintamente”, anche se entro l’entità del danno. In questa triangolazione, alla fine chi rischia di rimetterci è proprio la vittima, che, secondo il consigliere della Corte di Cassazione, Marco Rossetti, «è di fatto espropriata di una parte del suo credito risarcitorio che non sarà pagato da alcuno». La norma della legge di bilancio, molto contorta, sembra infatti stabilire che il risarcimento potrà essere al massimo quello «complessivamente calcolato per i pregiudizi oggetto di indennizzo», ossia, sembra di capire, solo quello a carico dell’Inail.
- Poste affida la rete a Novelli: consulenza su misura
Doppio debutto, ieri, per Poste Italiane al decimo Salone del Risparmio (2-4 aprile). Per la società, che non ha partecipato alle edizioni precedenti e manda così il segnale di un maggior peso nei prodotti finanziari. E per Andrea Novelli, che dal 1° aprile è a capo del mercato privati di Poste. L’ex ceo di Simest, dal 2017 nel gruppo guidato da Matteo Del Fante, era responsabile del BancoPosta: lo sostituisce Laura Furlan. «Siamo qui perché Poste è tra i grandi gestori del Paese — ha detto Novelli —. Gestiamo più di 510 miliardi che ci affidano 35 milioni di italiani. Col piano industriale abbiamo espresso la volontà di non chiudere uffici postali (12.800, ndr.), per mantenere vicinanza alle persone: entro il 2022 più del 50% dei nostri clienti avrà un consulente dedicato. Lanceremo anche un modello nuovo di consulenza erudita, per chi ha patrimoni importanti». Un salto di target, con espansione al private banking. Un allargamento del perimetro com’è avvenuto per pagamenti e mutui, per il gruppo di Cdp e Tesoro che ha il 10% di Anima, 3 milioni di contatti al giorno (metà nei canali digitali) e 8 mila consulenti finanziari («Nessun incentivo a vendere un prodotto piuttosto che un altro»). Secondo Google Data, nei primi due mesi di quest’anno rispetto al gennaio-febbraio 2018 è aumentata del 250% la ricerca su Google «Dove investire oggi».
- Ecco la lista per il Leone
Mediobanca ha presentato la lista per il consiglio Generali. In linea con le indicazioni del board uscente, la lista è di continuità con la conferma di tutti i nomi tranne Ornella Barra, per accresciuti impegni. Al suo posto Antonella Mei-Pochtler, advisor di Boston consulting.
- «Pir, norme sui fondi da rivedere»
«Credo che sia opportuno rimettere mano rapidamente alla disciplina dei Pir»: Tommaso Corcos, presidente di Assogestioni, ha rilanciato al governo la richiesta di tornare al passato per i piani di risparmio esentasse individuali, oggi di fatto bloccati — dopo una partenza da record nel 2017 — dalle nuove norme che impongono una quota di investimenti «illiquidi», non adatti a questi prodotti che sono fondi aperti e quindi vendibili da chi li acquista in qualsiasi momento. L’appello è stato fatto dal palco del MiCo, durante l’apertura della decima edizione del Salone del Risparmio, insignita della medaglia del Presidente della Repubblica, davanti ad una sala gremita di operatori, venuti per ascoltare le oltre cento conferenze che hanno come tema la sostenibilità degli investimenti. Un’industria che vale 2.100 miliardi, più del Pil, e che nonostante le frenate dell’economia, ha tenuto. Le commissioni alla clientela stanno scendendo, ha detto Corcos, sfidando il settore ad una maggior efficienza, che si può inseguire tagliando i costi oppure con operazioni di fusione e acquisizione. «Ci aspettiamo una crescita nel prossimo biennio tra l’1% e il 2%», ha detto ancora. Magari fosse lo stesso per l’azienda Italia intera.
- Azimut vuole restare indipendente: «Per le nozze guardiamo all’estero»
«Vogliamo rimanere indipendenti per almeno due secoli e stiamo lavorando per rendere questo obiettivo perseguibile». Pietro Giuliani ama ricorrere alle iperboli, e non si sottrae neppure in questa particolare fase in cui il nome della Azimut che ha fondato e che presiede appare con frequenza maggiore del solito al centro delle voci legate a un possibile riassetto dell’industria del risparmio italiana. «Il nostro progetto – spiega in un colloquio con il Sole 24 Ore – non prevede la cessione di Azimut, e neppure la creazione di una di quelle finte joint venture che di fatto sono vendite mascherate».
Il riferimento va all’operazione con cui la scorsa settimana BlackRock ha arrotondato la quota salendo al 6,45% del capitale e che Giuliani definisce «tattica e non strategica». Il fondo Usa, fa notare infatti il manager, «è azionista da sempre, ora è sovrappesato ma in passato la loro partecipazione è anche arrivata al 10%», ricordando anche che con un dividend yield attorno al 10% Azimut attira le attenzioni anche per motivazioni legate al solo investimento, tanto che il titolo ha registrato la migliore performance del Ftse Mib da inizio anno.
- Assiteca. Ricavi in crescita del 4% nel semestre
Assiteca chiude il semestre con ricavi in crescita del 4% a 39 milioni. Anche l’Ebitda vede un aumento dell’8%, arrivando a toccare gli 8,5 milioni dai 7,9 milioni precedenti. Positivo il risultato netto del gruppo, che si incrementa del 14% a 4,77 milioni.
- Un solo cambio nella lista Mediobanca per Generali