Importi depositati sui conti di deposito mai così alti nonostante i rendimenti siano più bassi rispetto al passato. Tanto più che ora la fine delle politiche monetarie espansive potrebbe far rialzare i tassi applicati a questi strumenti di parcheggio della liquidità. Dall’Osservatorio aggiornato a fine marzo di Confrontaconti.it (gruppo Mutuionline ) emerge che la popolarità tra le famiglie italiane dei conti di deposito è al top: il 33,1% dei conti ha un importo superiore ai 50 mila euro, il valore più alto della serie storica che parte dal 2010. Il 25,7% del campione rilevato ha una somma tra 20 e 50 mila euro. Ed è boom in particolare per i depositi a scadenza. D’altra parte vincolare un conto deposito è un modo efficace per ottenere un rendimento, altrimenti se si vuole conservare la disponibilità delle somme i guadagni diventano veramente bassi.
La fiducia riacquistata nelle banche fa sì allora che aumenti la percentuale di depositi vincolati, ora al 76% contro il 53,8% del secondo semestre 2017 e il 45,7% del primo semestre dello scorso anno, quando il valore aveva raggiunto il minimo dal 2010. La stessa fiducia porta ad allungare la durata dell’investimento. Il 16,9% dei depositi è per una durata maggiore di 36 mesi, una quota ai massimi di sempre e più del doppio rispetto allo scorso semestre, quando la stessa durata era il 6,1%. Comunque una buona fetta di conti deposito, il 42,5%, ha una durata dai sette ai 12 mesi e il 10,3% dai 13 ai 24 mesi. Intanto la clientela di riferimento è sempre più matura. I conti deposito sono il prodotto ideale per un risparmiatore che non vuole rischiare e cerca un investimento che non intacchi il capitale. Il 46,8% dei titolari di conti è over 55 (era il 44,2% lo scorso semestre), il 33,5% ha dai 41 ai 55 anni. Solo il 17,6% è di un’età compresa tra 26 e 40 anni.

Sul fronte dei tassi, come accennato, si registra un calo. Scende sotto l’1% l’interesse con vincolo 12 mesi rilevato a marzo, il dato più basso di tutta la serie storica. Il tasso lordo è leggermente sopra l’1% e comunque ancora una volta il valore è il più basso mai registrato. Nonostante ciò, le avverse condizioni dei mercati stanno riportando l’attenzione delle famiglie verso questi strumenti di gestione della liquidità in vista anche di un secondo semestre dell’anno che potrebbe riservare una volatilità ancora più accentuata rispetto a quella vista in questa prima parte del 2018 per via del progressivo disimpegno delle banche centrali dalle politiche monetarie espansive. E se negli Usa il rendimento del T-Bond è salito a un passo dal 3%, ai massimi dal 2014, nell’Ue si attendono le mosse della Bce dato che l’istituto di Francoforte intende effettuare gli acquisti netti di attività, al ritmo mensile di 30 miliardi di euro, fino al prossimo settembre.
Su questo fronte i riflettori sono puntati sulla conferenza stampa post meeting della Bce nella quale il presidente della Bce, Mario Draghi, potrebbe fornire ulteriori delucidazioni in merito ai passi che intende compiere. Secondo alcuni analisti la recente debolezza degli indicatori sull’attività dell’Eurozona potrebbe spingere la Bce a prendersi più tempo per valutare lo stato di salute dell’economia. Ieri la Germania ha pubblicato l’Ifo di aprile, indice che misura le aspettative sull’economia della Germania, che si è rivelato in calo rispetto al mese precedente.
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