Un terzo ha un importo superiore a 50 mila euro, il valore più alto della serie storica di Confrontaconti che parte dal 2010. Ed è boom per i vincoli ora al 76%, con quelli a 36 mesi al 16,9% del totale, ai massimi. Le scadenze si allungano per avere rendimenti più alti. Focus sui movimenti dei tassi Usa e della zona euro
di Paola Valentini
Importi depositati sui conti di deposito mai così alti, nonostante i rendimenti siano più bassi rispetto al passato, ma ora la fine delle politiche monetarie espansive potrebbe far rialzare i tassi anche di questi strumenti di parcheggio.
Dall’Osservatorio aggiornato a fine marzo 2018 di Confrontaconti.it (gruppo Mutuionline ) emerge che la popolarità presso le famiglie italiane dei conti di deposito è ai massimi: il 33,1% dei conti ha un importo superiore ai 50 mila euro, il valore più alto della serie storica che parte dal 2010. Si abbassano dunque tutti gli altri intervalli, e comunque il 25,7% del campione rilevato ha una somma tra i 20 mila e i 50 mila euro.
Ed è boom per i depositi a scadenza. D’altra parte vincolare un conto deposito è la maniera migliore per ottenere un rendimento, perché altrimenti con la disponibilità delle somme i guadagni diventano veramente bassi. La fiducia riacquistata nelle banche fa sì allora che aumenti la percentuale di depositi vincolati, ora al 76% contro il 53,8% del secondo semestre 2017 e il 45,7% del primo semestre dello scorso anno, quando il valore aveva raggiunto il minimo dal 2010.
La stessa fiducia porta ad allungare la durata dell’investimento. Il 16,9% dei depositi è per una durata maggiore di 36 mesi, una quota ai massimi di sempre e più del doppio rispetto allo scorso semestre quando la stessa durata era il 6,1%. Comunque una grande percentuale di conti deposito, il 42,5%, ha una durata dai 7 ai 12 mesi e il 10,3% dai 13 ai 24 mesi.
Intanto il target è sempre più maturo. I conti deposito sono il prodotto ideale per un risparmiatore che non vuole rischiare niente e vuole un investimento che non intacchi il capitale. Il 46,8% dei titolari di conti è over 55 (era il 44,2% lo scorso semestre), il 33,5% ha dai 41 ai 55 anni. Solo il 17,6% ha tra i 26 e i 40 anni.
Sul fronte dei tassi, come si accennava, si registra un calo. Scende sotto l’1% il tasso di interesse con vincolo 12 mesi rilevato a marzo scorso, il dato più basso di tutta la serie storica. Il tasso lordo è leggermente sopra l’1% e comunque ancora una volta il valore più basso mai registrato.
Nonostante ciò, le avverse condizioni dei mercati stanno riportando l’attenzione delle famiglie verso questi strumenti di gestione della liquidità in vista anche di un secondo semestre dell’anno che potrebbe riservare una volatilità ancora più accentuata rispetto a quella vista in questa prima parte del 2018 per via del progressivo disimpegno delle banche centrali dalle politiche monetarie espansive. E se negli Usa il rendimento del T-Bond è salito a un passo dal 3%, ai massimi dal 2014, nell’Ue si attendono le mosse della Bce dato che l’istituto di Francoforte intende effettuare gli acquisti netti di attività, al ritmo mensile di 30 miliardi di euro, fino a fine settembre 2018.
E su questo fronte i riflettori sono puntati sulla conferenza stampa post meeting della Bce di giovedì prossimo nella quale il presidente della Bce, Mario Draghi, potrebbe fornire ulteriori delucidazioni in merito ai prossimi passi che intende realizzare. Secondo alcuni analisti la recente debolezza degli indicatori sull’attività dell’Eurozona potrebbe spingere la Bce a prendersi più tempo per valutare lo stato di salute dell’economia.
Oggi la Germania ha publicato l’Ifo di aprile. L’indice che misura le aspettative sull’economia della Germania è sceso a 102,1 punti dai 103,3 del mese precedente. Un numero inferiore al consensus degli economisti posto a 102,8.
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