Nei prossimi mesi Pechino procederà all’innalzamento al 51% della quota di capitale che potrà essere detenuta dagli investitori esteri in società di brokeraggio, gestione fondi e trust
Per l’apertura del mercato dei capitali e del settore finanziario cinese ora c’è un calendario, seppure di massima. Lo ha indicato ieri, dal palco del Bo’ao Forum, la Davos d’Oriente, il nuovo governatore della Banca del Popolo Cinese, Yi Gang, all’indomani delle rassicurazioni date agli investitori stranieri dal presidente Xi Jinping. Entro giugno verrà meno il tetto per gli stranieri alla titolarità di fondi comuni, broker, trust, assicurazioni, banche. Mosse già enunciate in passato, l’ultima volta a novembre, ma adesso Pechino vuole davvero concretizzarle. La volontà è accelerare il processo d’apertura, anche come segnale distensivo verso gli Usa.
La retorica protezionistica del presidente Donald Trump e gli annunci di dazi sui prodotti agricoli statunitensi da una parte, sull’alluminio, l’acciaio e la tecnologia made in China dall’altra, hanno spinto le prime due economie mondiali sull’orlo di una guerra commerciale. Convinzione comune è che tale eventualità sarebbe una catastrofe da cui sia Washington che Pechino hanno da perdere. I cinesi lo ripetono da settimane, pur dicendo di non volersi tirare indietro se dovesse davvero scoppiare una guerra dei dazi. Lo stesso Trump venerdì 6 ha dovuto ammettere che anche per le aziende Usa ci sarebbero conseguenze negative in caso di scontro con la Repubblica popolare.
L’ultima mano tesa è arrivata proprio dal governatore della Banca del Popolo Cinese: Yi ha di nuovo escluso l’intenzione di svalutare lo yuan per contrastare l’aumento delle tariffe. Mentre le aperture sulla finanza vanno nella direzione più volte indicata dagli investitori stranieri nel chiedere reciprocità al Dragone. Nei prossimi mesi Pechino procederà quindi all’innalzamento al 51% della quota di capitale che potrà essere detenuta dagli investitori stranieri in società di brokeraggio, gestione fondi e trust. Tetto che nei prossimi tre anni sarà gradualmente abolito. Sempre nei prossimi mesi, la Cina permetterà agli investitori stranieri qualificati di creare compagnie di assicurazione e allenterà i limiti sulla proprietà straniera delle banche commerciali. La filosofia alla radice degli interventi, ha sottolineato Yi, è improntata alla gradualità: «Sono molto cauto e non voglio usare l’espressione big bang».
Intanto le borse di Shanghai e Shenzhen hanno risposto bene alla notizia che da maggio quadruplicheranno le quote d’investimento concesse alla connessione tra le due piazze della Cina continentale e quella di Hong Kong. Il link, raddoppiato lo scorso anno, favorirà l’accesso degli investitori stranieri nei due listini. Dall’ex colonia britannica a Shanghai la quota salirà a 52 miliardi di yuan, circa 8,3 miliardi di dollari, mentre nel percorso inverso l’ammontare sarà portato a 42 miliardi di yuan. Stesse cifre su Shenzhen. E nel frattempo all’orizzonte arriva il rilancio della connessione tra Shanghai e Londra, progetto che pareva essersi arenato. (riproduzione riservata)
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