Secondo il sondaggio realizzato da Goldman Sachs Asset Management tra 300 chief investment officer e chief financial officer dei più importanti gruppi assicurativi mondiali nel 2018 la maggioranza degli intervistati cerca soluzioni per ridurre il rischio dei portafogli
di Anna Messia
Temono l’inflazione come non avveniva da anni, utilizzano sempre più Big Data e Intelligenza Artificiale e sono fortemente attratti dagli investimenti Esg (quelli ambientali, sociali e di governo societario), mentre guardano con interesse alle criptovalute, anche se a prevalere è ancora la diffidenza e c’è chi considera bitcoin & C un rischio potenziale per i mercati. Sono gli assicuratori mondiali intervistati dal colosso del risparmio gestito Goldman Sachs Asset Management, che ha pubblicato la consueta indagine annuale, giunta alla settima edizione, frutto di un sondaggio tra 300 chief investment officer e chief financial officer dei più importanti gruppi assicurativi mondiali. Le indicazioni emerse sono importanti, considerando che gli intervistati gestiscono complessivamente patrimoni per oltre 10 mila miliardi di dollari e che sembrano oggi un po’ più incerti rispetto al passato. Il titolo dell’indagine di quest’anno è piuttosto emblematico: «Foggier as we climb», perché c’è più nebbia all’orizzonte rispetto al passato, visto che le opportunità di investimento hanno subito un deterioramento rispetto all’anno scorso, segnala la ricerca. In particolare, il 50% degli assicuratori dice di ritenere che le opportunità stiano peggiorando rispetto al 36% rilevato nel 2017. «Il 2018 ha segnato il ritorno della volatilità di mercato per la prima volta in quasi un decennio, circostanza che ha destato preoccupazione e ha portato gli assicuratori a mettere in discussione l’attuale contesto di investimento», ha dichiarato Michael Siegel, global head of insurance asset management di Goldman Sachs Asset Management. «Mentre i bassi rendimenti hanno rappresentato la maggiore preoccupazione nel settore assicurativo per diverso tempo negli ultimi anni, ora il contesto economico mutevole sta portando a concentrarsi maggiormente sulla protezione dei portafogli in caso di recessione». E i numeri parlano piuttosto chiaro. Il sondaggio ha rivelato che per la prima volta dal lancio dell’indagine di Goldman Sachs, avvenuto nel 2011, un numero maggiore di intervistati (il 17% rispetto al 10% dello scorso anno) ha dichiarato di essere alla ricerca di soluzioni finalizzate a ridurre il rischio dei propri portafogli rispetto al numero di intervistati interessati ad aumentarlo (pari al 16%, in evidente calo rispetto al 26% dell’anno scorso). La preoccupazione maggiore è degli assicuratori nordamericani (il 21% dei quali vuole ridurre il rischio), seguiti dai colleghi europei (con un -10% netto tra chi vuole ridurlo ed alzarlo). Per quanto riguarda più in particolare gli Stati Uniti, il timore per la prima volta da diversi anni è per un aumento dell’inflazione e dei tassi d’interesse. L’85% degli assicuratori concorda sul fatto che l’inflazione rappresenti una preoccupazione per i prossimi cinque anni e il 65% ha previsto che il rendimento dei titoli di Stato statunitensi a 10 anni supererà il 3% entro il 2018. Attualmente gli assicuratori sono inoltre meno preoccupati per gli eventi politici e per il potenziale impatto sul settore degli investimenti piuttosto che per un eventuale rallentamento dell’economia cinese. Il timore maggiore per quest’anno è legato invece a un possibile rallentamento o a una recessione negli Usa, seguiti dalla volatilità dei titoli azionari e del debito societario. In ogni caso gli intervistati mantengono un outlook positivo sui mercati azionari. Nonostante l’incertezza economica, il 77% ritiene che quest’anno i rendimenti dell’indice S&P 500 saranno positivi. Per quanto riguarda poi forme alternative di investimento, gli assicuratori mostrano un interesse crescente per classi di attivi più redditizie e meno liquide, come per esempio il private equity o il debito a supporto delle infrastrutture. Il 40% degli assicuratori ha dichiarato poi di tenere in considerazione i fattori Esg quando effettua investimenti, rispetto al 32% del 2017, e il 15% utilizza big data e intelligenza artificiale nei propri portafogli, con un ulteriore 40% che si sta attrezzando per farlo. Per quanto riguarda i bitcoin, infine, il 65% dice che per ora non possono avere un ruolo nei portafogli e il 32% aggiunge che è troppo presto per dirlo. Mentre guardando le possibile ricadute delle criptovalute sui mercati, il 33% le considera un rischio ma per il 39% sono potenziale fonte di innovazione. (riproduzione riservata)
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