La Francia l’anno scorso è risultata la meta preferita dagli investimenti azionari e immobiliari delle Generali. E l’Italia? Soltanto al secondo posto (con l’eccezione Btp)
di Anna Messia
Più volte Philippe Donnet, ceo di Generali , da buon rugbista, si è trovato placcare scenari fantasiosi di una deriva francese del primo gruppo assicurativo italiano. A chi faceva notare la sua vicinanza a Vincent Bolloré o all’amministratore delegato di Unicredit Jean Pierre Mustier, Donnet ha più volte ribadito a chiare lettere che Generali è una compagnia italiana e tale resterà. In occasione dell’assemblea di Trieste, tenutasi giovedì 19, il manager si è trovato anche a smorzare immaginifici attacchi su Generali , cui farebbe da contrappeso un fronte italiano che sta accrescendo il proprio peso nel capitale del Leone con l’ascesa di Caltagirone (arrivato al 4%) e dei Benetton (che hanno superato il 3%). «Non mi risultano mire su Generali ; non chiedete a me, quello che so è che i nostri azionisti sono soddisfatti», ha risposto a chi faceva domande sul tema.
Negli ultimi anni il peso della Francia nel gruppo assicurativo di Trieste è però effettivamente aumentato, superando in alcuni casi quello dell’Italia. Ma non per la forte presenza di top manager francesi o perché alla guida del Leone c’è oggi un esponente doc della scuola assicurativa francese, formatosi all’Ecole Polytechnique e all’Institut des Actuaires di Parigi e passato poi per posti di comando in Axa . Il tabù della nazionalità è ormai decisamente superato nel settore assicurativo, visto che al timone della francese Axa c’è il tedesco Thomas Buberl e al comando di Zurich l’italiano Mario Greco. Piuttosto, il peso della Francia nel Leone è salito in maniera evidente per quanto riguarda gli investimenti, sorpassando l’Italia sia nel mattone sia negli acquisti azionari. Il dato emerge confrontando il bilancio 2017 con quello del 2014, quando alla guida di Generali c’era ancora Greco. Il ballo c’è l’enorme mole di investimenti che vengono movimentati dal Leone. Nel 2017 si è trattato complessivamente di 474,5 miliardi, in crescita del 3,2% rispetto al 2016. Risorse che per la gran parte sono state indirizzate verso strumenti a reddito fisso, che mettono in sicurezza gli investimenti dei clienti del gruppo che acquistano polizze e che a dicembre scorso pesavano per oltre 347 miliardi. Tra questi, i titoli governativi rappresentano più del 57%, con l’Italia che in questo caso ha un ruolo da protagonista: dei 180 miliardi che a fine 2017 il Leone aveva messo in obbligazioni governative i Btp rappresentavano il 35,5% (64,25 miliardi), rispetto al 19,5% della Francia e al 2,7% della Germania. Non a caso tra i sostenitori della necessità di mantenere Generali in mani italiane c’è chi punta il dito sull’ingente volume di titoli di debito pubblico italiano movimentati dalla compagnia.

I rapporti tra i Paesi però si rovesciano se si guarda agli investimenti in strumenti di capitale e nel settore immobiliare realizzati dal Leone. Nel caso del mattone, in particolare, va ricordato che Generali è tra i maggiori dieci investitori al mondo e l’intenzione è crescere e svilupparsi ancora, come dimostra la chiamata di Aldo Mazzocco al vertice di Generali Real Estate. Se l’Italia è ancora la protagonista nel mattone di Generali nel caso di immobili a uso proprio (gli uffici del gruppo) con un peso del 50,7% rispetto al 25,2% della Germania e al 10,8% della Francia, quest’ultima balza invece prima in classifica se si considerano gli investimenti immobiliari della compagnia. Nel 2017, in particolare, la Francia pesava per il 31,5% (con 6,2 miliardi) superando il 27,2% dell’Italia (5,4 miliardi) e il 16,2% della Germania (3,2 miliardi). Solo tre anni fa i rapporti erano rovesciati, con gli investimenti immobiliari diretti in Italia che erano pari al 33% del totale rispetto al 27,4% della Francia e al 15,4% della Germania. Il sorpasso, spiegano da Trieste, è stato determinato dall’andamento molto positivo del mercato immobiliare francese e in particolare alla crescita del valore del mattone a Parigi, città dove il gruppo ha acquistato la maggior parte dei suoi immobili nel Paese. Anche l’andamento positivo del mercato azionario francese è alla base della crescita del peso delle azioni transalpine, che ha ampiamente superato il valore dell’equity italiano. L’esposizione complessiva del gruppo Generali in strumenti di capitale con investimenti diretti era pari l’anno scorso a 10,151 miliardi e la fetta più grande (29,4%) era indirizzata proprio verso il mercato francese, con l’Italia in seconda posizione (17,9%) e la Germania in terza (15,7%). Per la Francia si tratta di un leggero calo rispetto al 30,4% del 2016, quando gli investimenti complessivi diretti in strumenti di capitale erano stati 9,25 milioni, ma se si guarda al 2014 l’accelerazione appare evidente. Allora (con investimenti per 9,8 miliardi) l’Italia pesava per il 27,2% ed era di fatto allineata al 27,5% della Francia. Poi, anche in questo caso per l’andamento positivo dei titoli francesi all’interno degli indici di riferimento del mercato (Eurostoxx 50 e Msci Emu), sottolineano ancora da Generali , il peso della Francia è cresciuto rispetto all’Italia.
Il risultato in ogni caso è che oggi il Paese transalpino richiama la fetta più grande degli investimenti azionari e immobiliari del Leone, ma resta da capire che cosa avverrà in futuro. In ballo ci sono ora importanti investimenti infrastrutturali, come previsto dal nuovo piano di wealth management di Generali e dal fondo di investimenti da 1 miliardo lanciato a marzo. Quanto finirà in Italia? (riproduzione riservata)
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