Censis e Forum ANIA-Consumatori presentano una ricerca sul welfare pugliese

Nella crisi economica e occupazionale hanno tenuto le reti sociali, per il futuro è a rischio la sostenibilità del sistema di protezione sociale

Troppo pochi giovani, chi pagherà il welfare del futuro?
I minori rappresentavano il 36,4% della popolazione pugliese nel 1951 e si sono ridotti al 17% nel 2016. I giovani (18-34 anni) sono passati nello stesso periodo dal 27,4% al 19,8%, mentre gli anziani (over 65) sono aumentati dal 7,7% al 20,9%: chi pagherà il welfare pugliese del futuro? Solo nel periodo 2001-2016 i minori sono diminuiti di quasi 131.000 unità, i giovani di oltre 224.000, mentre gli anziani aumentavano di 213.000 persone. È una pericolosa emorragia di energie vitali che minaccia la sostenibilità del welfare della regione. Tanto più che, secondo le proiezioni demografiche, nel 2031 la Puglia perderà altri 116.000 minori (-16,8%) e gli anziani saranno 241.000 in più (+28,3%). Il trend è inequivocabile: la Puglia continuerà a perdere giovani in misura maggiore rispetto al resto del Paese. È quanto emerge dalla ricerca del Censis «Il futuro prossimo del nuovo welfare pugliese» presentata oggi a Bari. L’iniziativa è stata realizzata nell’ambito del programma «Gli scenari del welfare» del Forum ANIA-Consumatori, fondazione che ha sviluppato insieme al Censis e alle associazioni dei consumatori numerosi studi e analisi sullo stato sociale del nostro Paese e sulle sue prospettive future.

 

I costi delle nuove solitudini.
Le persone che vivono sole in Puglia sono il 25,9% del totale delle famiglie, con un boom del +71,8% dal 2001. I single (le persone sole non vedove) sono molto aumentati in Puglia nel periodo 2001-2015: rappresentavano il 6,6% del totale, ora sono il 13,8%: 218.000 persone. In un welfare in cui le famiglie sono la piattaforma centrale, il boom delle persone sole è una ulteriore minaccia. Indicatore di solitudine è la quota di persone pugliesi che non hanno o non vedono mai amici: sono oltre 300.000. La solitudine è molto diffusa tra gli anziani: 160.000 anziani pugliesi non hanno o non incontrano mai amici. La solitudine erode le comunità e anche le relazioni di welfare.

 

Nella crisi occupazionale contano le reti sociali.
Con una disoccupazione al 19,4% in Puglia nel 2016 (+7,7 punti percentuali rispetto alla media italiana) e il 47,1% delle famiglie con gravi difficoltà ad arrivare a fine mese (+9,9% rispetto alla media nazionale), il welfare e le reti sociali sono decisive per la tenuta delle comunità. Dalle famiglie pugliesi giungono spiragli di miglioramento: nel 2016 ci sono meno famiglie che fronteggiano la propria situazione economica con grande difficoltà (-0,9%) o con difficoltà (-1,9%). Rispetto al 2008, il primo anno della grande crisi, nel 2016 aumentano molto le famiglie che definiscono la propria situazione economica rispetto all’anno precedente migliorata (+1,1%) o invariata (+20,9%), mentre si riducono quelle con situazione un po’ peggiorata (-14,1%) o molto peggiorata (-7,8%). Se economia e occupazione non decollano, le reti sociali sono decisive. E sono decisive le pensioni, che in Puglia sono pari a circa il 23% del Pil regionale (quota inferiore solo al dato della Calabria).

 

Meno soldi per la sanità, ma il futuro è nella prevenzione.
Rispetto alla fase pre-crisi, la spesa sanitaria pubblica in Puglia è rimasta stabile, quella privata delle famiglie è crollata e il totale della spesa per la salute pubblica e privata è diminuito complessivamente dell’1,5%. I tagli ai bilanci pubblici e le difficoltà dei budget familiari riducono le risorse per la sanità e la salute. La Puglia è al nono posto tra le regioni italiane per importo della spesa sanitaria pubblica pro-capite: 1.859,8 euro annui. È alto il rischio che la minore spesa per la sanità impatti sulla qualità di diagnosi e cure. Ad oggi nei ricoveri è ancora alta la quota di degenti soddisfatti per l’assistenza medica (l’83,9%) e infermieristica (l’86,5%), anche se le persone molto soddisfatte sia per l’assistenza medica (il 18,5% in Puglia, il 39,3% in Italia), che per l’assistenza infermieristica (rispettivamente, il 20,3% e il 40,2%) sono in Puglia meno che nel resto d’Italia. Per il futuro, è la prevenzione il canale primario per la buona sanità sostenibile. La Puglia ha raggiunto un grande risultato riducendo del 22,5% il numero di fumatori tra il 2010 e il 2016: è essenziale replicare questa performance anche su attività fisica, buona alimentazione e consumo di alcol.