di Emerick De Narda
Fino ad ora, l’Aim, il segmento di Borsa italiana dedicato alle piccole e medie imprese, è stato poco considerato dai trader. Con l’introduzione dei Piani Individuali di Risparmio (Pir) le cose stanno però cambiando. Da quando è stato introdotto, il 1° marzo 2012, l’Aim ha attratto in maggiore misura l’investitore cassettista, che magari punta su una società in sede di ipo e ha un orizzonte temporale di medio/lungo periodo (5/10 anni). D’altronde, la scarsa liquidità presente su questo segmento non ha mai favorito l’operatività dei trader più attivi, che hanno sempre temuto di non poter rivendere, in breve tempo, le azioni acquistate per la mancanza capillare di compratori sui book.
«Da quando sono stati introdotti i Pir, nel gennaio 2017», spiega Anna Lambiase, amministratore delegato di IR Top Consulting «abbiamo però assistito a un raddoppio dei volumi sull’Aim, passati da una media giornaliera di 35 mila a più di 67 mila euro, mettendo a segno una crescita molto superiore rispetto all’Mta nello stesso arco temporale (+93% rispetto a +32%)». In termini assoluti, la distanza del controvalore scambiato tra Aim e Mta rimane ancora siderale, ma è un segnale da non sottovalutare per il futuro. Secondo la relazione tecnica che ha accompagnato il ddl Bilancio 2017, il governo stima una diffusione dei Pir estremamente importante nei prossimi cinque anni, grazie soprattutto ai vantaggi fiscali che questi piani consentono. Nello specifico, è utile ricordare che le persone fisiche che mantengono per almeno cinque anni l’investimento in un Pir non dovranno pagare le imposte sul capital gain e sui rendimenti (12,5% sulle cedole e utili relativi a titoli di Stato e 26% su azioni e obbligazioni). Nel corso di quest’anno, ci si attende che i Pir che verranno accesi saranno circa 120 mila, per un ammontare totale conferito di 1,8 miliardi di euro.
Per il 2018, l’ufficio il dipartimento del ministero dell’Economia prevede che i piani individuali di risparmio arrivino a 180 mila per un conferimento totale di 4,5 miliardi di euro. E via così fino al 2021, quando i Pir dovrebbero arrivare a un numero intorno alle 360 mila unità per un conferimento totale che si dovrebbe aggirare sui 18 miliardi di euro. Questi volumi di risorse ovviamente non andranno sul solo segmento Aim, ma sono compatibili con i requisiti dei Pir anche lo Star e il Mid cap, dove l’aumento si sta già facendo sentire in misura importante. Secondo gli specialisti di Eurizon, le compagnie di media capitalizzazione dall’introduzione dei Pir hanno quasi triplicato le performance delle blue chip.
L’indice Ftse Italia Mid Cap, che raggruppa le 60 principali società a media capitalizzazione dopo le big cap del Ftse Mib, ha messo a segno un rialzo del 20% circa da inizio anno, quasi quattro volte superiore a quello del Ftse Mib, cresciuto dall’inizio del 2017 di non più del 5,2%. L’esempio più lampante del beneficio derivante dall’arrivo dei Pir sul mercato italiano è testimoniato dall’andamento dell’Etf Lyxor Ftse Italia Mid Cap Ucits, l’unico che intrinsecamente era «Pir compliant» prima che i piani di risparmio arrivassero in Italia (gli Isa, individual saving account esistono nel regno Unito dal 1999).
Questo prodotto, nonostante sia in essere da tre anni e abbia avuto andamento altalenante, nell’ultimo trimestre ha visto solo rialzi, registrando una crescita di valore di circa il 17%. L’unico fattore negativo che potrebbe incidere su questi mercati insieme alla liquidità è l’High Frequency Trading. Le cosiddette macchinette infatti, con una liquidità esigua non possono operare alla massima efficienza perché non riescono a celarsi in mezzo ai livelli dei book. Non che un’operatore esperto non riesca a riconoscerle anche sui book delle società a maggiore capitalizzazione, ma di certo in mezzo a tanta liquidità la loro vita è più facile. L’afflusso di ordini è ancora ben lontano per consentire agli Hft di essere presenti su questi mercati, ma ovviamente quando il piatto si arricchirà ci sarà da mettere in conto il possibile arrivo delle macchinette. (riproduzione riservata)
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