Sempre più giovani i manager che gestiscono le assicurazioni italiane. Da Marco Sesana, numero uno di Generali Italia a Phil Willcock, numero uno di Aviva e Patrick Cohen, 43 anni,che ha di recente preso le redini di Axa in Italia
di Anna Messia
Il primo a rompere le consolidate tradizioni delle compagnie di assicurazione italiane, per decenni abituate ad affidare il comando a capi azienda di lungo corso, era stato Mario Greco. Nel 2000, il manager poco più che quarantenne, prese le redini di Ras in Italia, scelto dai tedeschi di Allianz . Da allora i giovani manager si sono fatti spazio sempre di più tra le polizze italiane e oggi c’è un gruppetto di quarantenni che si trovano a gestire una fetta consistente del mercato assicurativo della Penisola. A partire dalla compagnia leader di mercato, visto che, a maggio scorso il group ceo di Generali , Philippe Donnet, ha lasciato il comando dell’Italia a Marco Sesana, 44 anni che, dopo essere stato nominato amministratore delegato di Generali Italia, lo scorso gennaio, è diventato anche country manager del gruppo, arrivando così a coordinare anche Alleanza e Genertel e tutte le partecipate del Leone nella Penisola. Una promozione che è stata il frutto dei risultati raggiunti, Sesana, entrato nel 2013 in Generali Italia come chief operating officer, aveva infatti già guidato con successo l’articolata integrazione delle compagnie assicurative italiane del Leone, chiusa con il passaggio di quattro brand (Ina Assitalia, Lloyd Italico, Toro e Augusta) sotto quello di Generali . E quando a inizio 2016 Donnet è salito a capo del gruppo (per prendere proprio il posso di Greco, andato nel frattempo in Zurich), il passaggio di Sesana al vertice di Generali Italia è apparsa la scelta più naturale. Lui, tra l’altro, non è l’unico amministratore delegato, poco più che quarantenne, che guida una compagnia Generali in Italia. Da ottobre 2014, a capo di Europ Assistance, c’è infatti Bruno Scaroni, che di anni ne ha 40 e nel gruppo Generali era entrato appena trentottenne e subito con un ruolo di peso, come responsabile della distribuzione di Generali .
Anche nell’ultima staffetta ai vertici di compagnie italiane controllate da gruppo stranieri a scendere in campo sono stati giovani manager. Ad aprile dello scorso anno gli inglesi di Aviva hanno chiamato Phil Willcock, classe 1971, per crescere e rafforzare la propria presenza in Italia e per mettere a frutto l’esperienza già ventennale raggiunta dal manager all’interno di Aviva, sia in Gran Bretagna sia in Indonesia, dove si era occupato di creare joint venture. Il suo arrivo in Itala è coinciso con la crescita dei risultati raggiunti in Italia dal gruppo leader in Gran Bretagna: un aumento del risultato operativo 2016 a 250 milioni (+9,9%), e pure del dividendo pagato alla capogruppo, salito ai 90 milioni dai 62 milioni del 2015. Insomma, affidare il timone alle nuove leve sembra essere produttivo dal punto di vista dei risultati. Una scommessa che hanno fatto anche nel colosso francese Axa a novembre scorso, affidando la gestione delle compagnie in Italia a Patrick Cohen, 43 anni, che aveva già ricoperto ruoli di vertice in Zurich e in Ge Capital. Nonostante la giovane età Cohen ha già lavorato a lungo pure nel mercato italiano, per una decina di anni. In particolare in McKinsey Italia dove aveva seguito proprio progetti di consulenza strategica per il settore assicurativo.
Il passaggio nella blasonata società di consulenza sembra essere del resto un elemento comune a buona parte dei manager che gestiscono oggi le assicurazioni in Italia. Primo tra tutti proprio Mario Greco. Ma pure Sesana prima di entrare in Generali era stato in McKinsey per sviluppare progetti assicurativi, e proprio lì si era occupato per la prima volta di Alleanza, la compagnia del Leone. Il passaggio nella società di consulenza fa parte anche del curriculum di Andrea Battista, classe 1969, che negli ultimi due anni e mezzo ha guidato lo sviluppo di Eurovita in Italia, la società controllata dal fondo di private equity Jc Flowers, che con lui al timone ha oggi di fatto raddoppiato il giro d’affari dai poco meno di 600 milioni di premi del 2014. E Battista è un po’ un enfat prodige del settore visto che, prima di Eurovita, ad appena 39 anni, era già stato pure amministratore delegato di Aviva in Italia.
I venti di innovazione tecnologica e di digitalizzazione che stanno cambiando radicalmente il modo di fare business anche tra le assicurazioni hanno però in generale abbassato un po’ in tutto il settore l’età media degli amministratori delegati. In numero uno di Allianz Italia, Klaus Peter Roehler, classe 1964, è arrivato per esempio al timone della compagnia a gennaio 2014, ancora prima compiere 50 anni. E classe 1965 è anche il management del gruppo Unipol , sia il group ceo Carlo Cimbri, sia il direttore generale di Unipol Sai Matteo Laterza. Mentre Yuri Narozniak , direttore generale di Groupama in Italia da settembre 2016, deve ancora compiere 50 anni. E l’amministratore delegato di Amissima (compagnia controllata dal fondo Apollo), Alessandro Santoliquido, anche lui ex McKinsey, ha da poco compiuto 53 anni. Mentre Camillo Candia, numero uno in Italia di Zurich, è classe 1961.
Pure nella torinese Reale Mutua c’è stato di recente un ricambio generazione con la nomina, ad aprile 2015 di Luca Filippone, 51 anni, a direttore generale della compagnia e il passaggio di consegne da parte di Luigi Lana. Del resto il settore assicurativo è alle prese una trasformazione profonda, che comporta importanti investimenti in digitalizzazione. Avere qualche anno di meno, quando si ha a che fare con l’internet delle cose, con lo sviluppo dell’ultima app o c’è la necessità di interpretare le ultime tendenze dei millennials, anche nel mondo delle polizze può forse essere di aiuto. (riproduzione riservata)
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