di Francesca Ninfole
L’assemblea di Intesa Sanpaolo ha approvato ieri il bilancio 2016, chiuso con utili per 3,1 miliardi di euro, e la distribuzione di dividendi per 3 miliardi. Il consigliere delegato Carlo Messina ha inoltre confermato l’impegno ad aumentare il dividendo per l’esercizio 2017 a 3,4 miliardi, in modo da completare la distribuzione ai soci di 10 miliardi in quattro anni, ovvero «il doppio di quanto chiesto nell’aumento di capitale del 2011».
La politica sui dividendi resterà uno dei punti di maggior rilievo nel nuovo piano della banca, che sarà presentato «tra febbraio e marzo 2018», ovvero nel periodo «più coerente con lo sviluppo del budget delle strutture 2018 e con l’introduzione dei nuovi principi contabili», ha detto Messina. Il piano sarà «a tre o quattro anni». Il banchiere ha aggiunto che il flusso di dividendi sarà legato alla gestione operativa, mentre «non si prevedono operazioni straordinarie nel 2017». Per il momento la crescita della banca sarà «su base endogena, quindi non c’è possibilità di guardare a dossier di crescita esogena». Messina ha ribadito così lo stop all’acquisto di Generali : un’operazione che è stata studiata negli scorsi mesi, ma è stata poi abbandonata a fine febbraio. In ogni caso Intesa Sanpaolo «punta a sviluppare l’attività assicurativa», ha chiarito Messina. «Siamo già leader nel settore Vita e vogliamo diventarlo anche nel Danni».
Sarà mantenuto il focus sul wealth management, mentre la divisione Capital Light «potrebbe essere societarizzata» e lavorerà «come un private equity», con l’obiettivo di recuperare il massimo possibile da npl e asset non strategici.
Quanto all’attività di credito, «prevediamo per il 2017 di erogare 50 miliardi», ha detto il ceo di Intesa , precisando che finora sono stati concessi 12,5 miliardi. Sul fronte dei prestiti dubbi Messina ha spiegato che la banca «sta continuando la dismissione degli npl a costo zero», mentre «gli altri hanno dovuto sopportare perdite mostruose per dismettere le sofferenze». Messina non ha fatto nomi, ma la frase è sembrata un riferimento a Unicredit . «Intesa è una banca che i soldi ai soci li restituisce, e non li chiede», ha aggiunto il top manager, che ha anche rimarcato gli investimenti della banca nelle fabbriche prodotto (Unicredit ha invece ceduto Pioneer ad Amundi, optando per un accordo di distribuzione con la società francese).
Le due maggiori banche italiane sono accomunate dalla partecipazione alla vicenda Alitalia (si veda articolo a pagina 4) e ai salvataggi degli istituti in crisi attraverso Atlante, il Fondo di risoluzione e quello volontario. Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa , ha precisato ieri in assemblea che la banca ha erogato 685 milioni ad Atlante 1 ed ha impegni in Atlante 2 per 155 milioni (non ancora versati). «Sarebbe stato preferibile se le risorse di Atlante fossero state dedicate in una quota maggiore all’acquisto di crediti deteriorati», ha detto Gros-Pietro. I vertici di Intesa , come quelli di Unicredit , hanno ribadito che gli istituti non spenderanno altro denaro per i salvataggi.
All’assemblea di ieri era presente il 59,5% del capitale: per il 36% si è trattato di investitori istituzionali internazionali e per il restante 23,5% di operatori italiani. Dal libro soci è emerso che la Compagnia di San Paolo ha ridotto la quota dal 9,34% al 9,2%. Invariate le quote di Cariplo (4,84%) e di Generali (3,41%): il gruppo assicurativo ha comunque definito non strategica la partecipazione nella banca (si veda articolo a pagina 2). (riproduzione riservata)
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