di Paola Valentini
Anche ai francesi piacciono i Pir made in Italy. Ad allungare la lista delle società di gestione che propongono fondi comuni legati ai nuovi Piani Individuali di Risparmio esentasse ora è la volta di Amundi. La sgr italiana dell’asset manager parigino si affianca agli altri gruppi (tra cui Anima , Arca, Anthilia, Eurizon, Ersel, Pioneer, Sella Gestioni, Zenit) che a tre mesi dall’introduzione con la legge di bilancio 2017 della normativa sui Pir hanno lanciato fondi a essi dedicati. D’altra parte in Francia esistono da diverso tempo i Plan d’Epargne en Actions (Pea), che rappresentano uno schema rodato dei Pir. Nel dettaglio, Amundi propone due comparti: Amundi Valore Italia Pir, già sottoscrivibile, e Amundi Dividendo Italia, il cui collocamento partirà il 18 aprile. «Amundi mette così a frutto in Italia l’esperienza pluriennale maturata in Francia nella gestione di piani di investimento a fiscalità agevolata», sottolinea Alessandro Varaldo, amministratore delegato e direttore generale di Amundi sgr, che in Italia ha masse per quasi 46 miliardi di euro (in totale Amundi, che fa capo al gruppo francese Crédit Agricole, ha oltre 1.000 miliardi senza considerare le risorse che saranno apportare, una volta conclusa l’integrazione, da Pioneer, comprata a dicembre da Unicredit ).
Amundi Valore Italia Pir è un fondo bilanciato con un budget di rischio predefinito il cui portafoglio di titoli obbligazionari e azionari si focalizza sulle emissioni di imprese italiane anche small e mid cap. Investe circa il 70% del patrimonio in obbligazioni (la restante parte, circa il 30%, in azioni e in misura residuale anche in materie prime), le commissioni di gestione annue sono dell’1,5%, cui si aggiungono commissioni legate al rendimento (pari al 20% della differenza tra la performance maturata dal fondo nell’anno solare e l’indice di liquidità Barclays Euro Tsy-Bills 0-6 mesi più il 2,5%). Il comparto può essere sottoscritto con un versamento unico minimo di 500 euro (o con rate da 50 euro tramite i piani di accumulo).
Amundi Dividendo Italia nasce invece dalla trasformazione di un preesistente fondo azionario a distribuzione dei proventi focalizzato sull’Italia, che dal 18 aprile sarà a tutti gli effetti reso a norma Pir. A collocare i due fondi Pir di Amundi Sgr è il gruppo Crédit Agricole Italia.
«I benefici fiscali concessi ai risparmiatori, vincolati a un investimento di medio-lungo periodo, favoriscono l’investimento della liquidità nell’economia reale e aiutano il cliente a ottimizzare l’orizzonte temporale coerentemente alla natura dell’investimento», aggiunge Varaldo.
Il Pir è un contenitore fiscale che può essere attivato attraverso una molteplicità di prodotti, quindi non soltanto fondi o sicav ma anche gestioni patrimoniali, deposito titoli o polizze Vita sulla base di determinati vincoli. Secondo Varaldo, «il fondo comune, oltre a gestire in maniera ottimale e diversificata gli investimenti, ha l’indubbio vantaggio di applicare in modo efficiente l’agevolazione fiscale prevista per i Pir». Per ottenere l’esenzione della tassazione dei capital gain (e delle imposte di successione) il 70% del Pir deve essere investito in strumenti finanziari (azioni o bond) emessi da società italiane o europee con stabile organizzazione in Italia. Inoltre almeno il 21% (il 30% di quel 70%) del valore complessivo del piano deve essere esposto a strumenti finanziari di imprese diverse da quelle comprese nell’indice Ftse Mib. Rispettata questa composizione, i Pir sono esenti dalla tassazione dei redditi generati per un capitale fino a 30 mila euro nell’anno solare e per un totale massimo di 150 mila euro complessivi, a patto che l’investimento sia mantenuto per almeno cinque anni. È inoltre possibile disinvestire prima dei cinque anni senza penalizzazioni, salvo rinunciare ai vantaggi fiscali. (riproduzione riservata)
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