di Paola Valentini
I fondi comuni tornano a spingere la raccolta complessiva del risparmio gestito, che a marzo è stata pari a 11,4 miliardi in crescita rispetto ai 9 miliardi di febbraio per un totale di 26,6 miliardi nel trimestre. Nel dettaglio, in base ai dati della mappa mensile di Assogestioni, gli aperti hanno messo a segno flussi netti per 7,1 miliardi (a fronte dei 4,5 miliardi di febbraio portando il totale da inizio anno a 12,9 miliardi), tutti peraltro relativi ai prodotti di diritto estero (7,6 miliardi, pari a 14,3 miliardi da gennaio) dato che i comparti di diritto italiano hanno perso 517 milioni (-1,4 miliardi nel trimestre).
Completano il quadro le gestioni di portafoglio che hanno attirato in marzo 4,3 miliardi, in linea con i mesi precedenti (4,5 miliardi a febbraio) e pari a 13,7 miliardi nei primi tre mesi. Una raccolta ottenuta grazie alle gestioni di portafoglio istituzionali (mandati assicurativi e previdenziali) che hanno registrato flussi per 4,25 miliardi (13,8 miliardi da inizio anno), mentre le gestioni retail sono risultate positive per appena 62 milioni (-128 milioni in tre mesi).
Grazie all’effetto combinato delle sottoscrizioni e delle performance, il patrimonio gestito tocca un nuovo massimo storico a 1.854 miliardi.
Tornando agli aperti, negli ultimi mesi del 2015 e nell’avvio di quest’anno gli strumenti avevano rallentato il ritmo di raccolta a seguito delle difficoltà dei Paesi asiatici che hanno influito sulle performance dei mercati finanziari. Ma da metà febbraio, con l’inversione di tendenza nei mercati finanziari, i flussi sono tornati a premiare i fondi i quali, in una fase di tassi ai minimi come l’attuale, hanno sempre meno strumenti che possono far loro concorrenza. Le scelte dei sottoscrittori di fondi si rivelano comunque sempre molto prudenti, come risulta dai flussi sulle singole categorie degli aperti. A partire dagli azionari, la cui raccolta si è fermata a 747 milioni, a fronte dei 604 milioni di febbraio, pari a 1,6 miliardi nei tre mesi. Evidentemente i risparmiatori non si fidano a tornare in borsa, nemmeno tramite la delega ai gestori specializzati. E la forte volatilità di borsa di questo inizio 2016 ha spaventato chi lo scorso anno aveva iniziato ad affacciarsi all’equity. Al contrario gli investitori restano sempre molto affezionati al mondo delle obbligazioni, cui ora accedono proprio tramite i money manager visto che con l’alternativa del fai-da-te oggi restano poche possibilità di spuntare rendimenti generosi. Tanto che a marzo i comparti obbligazionari sono tornati in territorio positivo, con un saldo di 2,1 miliardi, dopo il rosso di febbraio (-549), ma la loro raccolta nei tre mesi resta in rosso (-240 milioni). La cautela dei sottoscrittori è testimoniata anche dalla ripresa dei bilanciati, che hanno rivisto l’attivo archiviando marzo con flussi per 454 milioni dai -53 milioni di febbraio (663 milioni nel trimestre). Dal canto loro tengono la rotta i flessibili che hanno chiuso il mese con 1,48 miliardi rispetto a 1 miliardo di febbraio, a quota 663 milioni nel trimestre. Ma a dominare i flussi si confermano anche a marzo i fondi monetari, seppur in rallentamento rispetto al mese precedente: 2,4 miliardi dai 3,3 miliardi di febbraio per un totale 2016 di 7,5 miliardi. Un ammontare parcheggiato sugli strumenti di liquidità in attesa di essere dirottato verso comparti potenzialmente più redditizi visto che con i tassi rasoterra questi strumenti hanno difficoltà a produrre rendimenti in grado di compensare le loro commissioni di gestione.
Quanto alle singole società di gestione, primo per raccolta nel mese è stato il gruppo Generali con 2,7 miliardi, seguito da Eurizon Capital con 2,2 miliardi che, sommati ai 382 milioni di Banca Fideuram, portano il totale di Intesa Sanpaolo a 2,59 miliardi. Terzo Pioneer (Unicredit ) che con 890 milioni supera di un soffio il gruppo Ubi (885 milioni). Tra i big esteri, bene Jp Morgan Asset Management con una raccolta netta di 509 milioni, mentre restano in rosso Franklin Templeton (-383 milioni) e M&G (-118 milioni). Raccolta positiva sul fronte dei gruppi quotati: Anima 500 milioni, Poste italiane 484 milioni, Azimut 466 milioni Mediolanum 264 milioni. (riproduzione riservata)
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