VITTORIA PULEDDA
L’ASSEMBLEA/DONNET E MINALI DEBUTTANO ALLA GUIDA DELLA COMPAGNIA E PROMETTONO ALTI DIVIDENDI E LA RIPRESA DEL TITOLO IN BORSA
DAL NOSTRO INVIATO
TRIESTE.
La prima assemblea Generali del dopo-Greco fila via senza scosse. Il presidente Gabriele Galateri saluta subito il nuovo vertice, “l’accoppiata di leader vincenti”: il neo-amministratore delegato Philippe Donnet e il direttore generale Alberto Minali. Di Mario Greco dice che è uomo d’onore, che rispetterà l’accordo di riservatezza raggiunto prima della sua partenza per la Zurich. Ma, soprattutto, l’assemblea segna la netta vittoria della lista Mediobanca per il rinnovo del cda delle Generali. Nel nuovo consiglio, allargato a 13 componenti, la lista di maggioranza è stata votata dal 67,4% del capitale presente (quasi il 47% del capitale sociale complessivo) e nomina 11 rappresentanti. Alla lista Assogestioni, con il 32,15% dei sì, vanno due consiglieri. A conti fatti, grosso modo il 5% (di tutto il capitale sociale) degli investitori esteri – su quasi il 20% presente in assemblea – ha preferito la lista Mediobanca. I candidati presentati da Piazzetta Cuccia avevano ricevuto il 66,6% del gradimento anche nella precedente elezione del cda, nel 2013, mentre alla lista Assogestioni era andato il 30% del capitale presente.
Dunque, il cda del Leone di Trieste resta solidamente agganciato alla lista Mediobanca, in accordo con i grandi soci italiani (da Del Vecchio, fermo al 3,17%, a Caltagirone, salito al 3%, a De Agostini, sceso invece all’1,7%). A qualche intervento polemico, Galateri ha tagliato corto: «Basta con questa vecchia storia dell’influenza di Mediobanca, in fatto di governance abbiamo adottato le migliori pratiche internazionali ». E in apertura dei lavori aveva salutato il «bel parterre internazionale» presente (l’1% in meno di un anno fa).
Sintonia tra azionisti e management invece sulla delusione per l’andamento di Borsa: «Non siamo contenti della performance del titolo – ha detto Minali perché il mercato non valorizza Generali e abbiamo sottoperformato rispetto agli altri assicuratori e all’indice». Per il futuro, il direttore generale si è impegnato a realizzare una politica generosa di distribuzione degli utili: «Confidiamo di poter distribuire un ammontare significativo di dividendi nei prossimi anni», ha detto Minali. Poco prima, l’ad Donnet aveva promesso «una giusta remunerazione del capitale » e aveva disegnato un gruppo «più semplice, veloce e connesso ». Nonostante una strategia solida, ha aggiunto, lo scenario è complesso e lo sta diventando sempre di più, ma gli sviluppi del Leone di Trieste non passeranno per acquisizioni, ha chiarito Donnet. Sospesa anche la vendita di immobili in Europa per un miliardo di euro. Allo stesso modo, l’ad ha escluso un incremento della quota in Atlante (in cui Generali ha messo 150 milioni). Il fondo è nato – tra l’altro per partecipare agli aumenti di capitale difficili, a partire dalla Popolare di Vicenza (che è costata 40 milioni di svalutazioni a Generali). Trieste non parteciperà all’aumento di capitale in corso, mentre Minali ha aggiunto che il gruppo tutelerà in tutte le sedi i propri interessi (l’astensione all’azione di responsabilità verso i vecchi amministratori è stato un fatto tecnico, non una scelta di merito).
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