Nel ciclo di seminari organizzati in collaborazione con l’Università Bocconi di Milano, Axa Italia ha voluto approfondire le prospettive delle assicurazioni nelle città del futuro, ad alto tasso di tecnologia.
Tra Internet of Things e sharing economy, big data e oggetti connessi cambieranno non solo le città, ma anche il modo di vivere, lavorare, comunicare dei cittadini e si trasformeranno anche i modelli di business delle compagnie di assicurazioni.
Vivremo in città molto complesse e vulnerabili, le cosiddette “smart city” o città intelligenti. Qualche dato? Nel 2030 il 60% della popolazione mondiale vivrà nei centri urbani e se nel 2015 il numero di oggetti connessi era di 42 miliardi, le stime emerse nel corso del workshop parlano di 155 miliardi di oggetti connessi nel 2025.
Una evoluzione che apre le porte alla crescente integrazione di reti che alimentano un ecosistema socio-economico caratterizzato dalla condivisione e dallo scambio di beni e servizi tra aziende e persone e tra persone e persone, e molto meno dalla logica del possesso. Uno scenario dirompente per le amministrazioni comunali, che offre nuove opportunità e va a trasformare i tradizionali modelli operativi, dall’assicurativo ai trasporti, dall’energia alla sicurezza. La vera sfida, sottolinea Axa, sarà capire come gestire ed estrarre valore da una mole di dati mai vista prima.
Saper sfruttare la straordinaria potenzialità dei Big Data sarà quindi la sfida. Un tema che, secondo una rilevazione di Gartner, interessa il 76% delle aziende intervistate che hanno dichiarato di aver già investito o di voler investire nei prossimi due anni (un valore in crescita rispetto al biennio precedente) in questo ambito. Un dato che risulta ancora più consistente quando si analizza il settore retail, servizi e assicurazioni, dove l’80% delle imprese ha già investito in tecnologie utili al processamento dei Big Data (o intende farlo entro due anni).
Il concetto di “smart city” è quanto mai attuale. Milano Smart City, è ad esempio il progetto avviato dal sindaco Pisapia che prevede una stretta collaborazione tra amministrazione comunale e Camera di Commercio nel campo della ricerca e dell’innovazione sociale, del business e della finanza.
Ma questo è solo un primo passo della città più hi-tech in Italia che ha avviato un percorso di consultazione che ha messo in rete le istituzioni, i privati, le università e le associazioni, attraverso la creazione di sei gruppi di lavoro tematici corrispondenti ai sei pilastri delle Smart Cities (classificazione dell’Università di Vienna): Smart Economy, Smart Living, Smart Environment, Smart Mobility, Smart People, Smart Governance.
Parlare di Smart City vuol dire pensare al modo di sfruttare le nuove tecnologie per migliorare la vita di tutti i giorni. In questo passaggio, le assicurazioni possono ricoprire un ruolo molto importante, come ha sottolineato l’amministratore delegato di Axa Italia, Frederic de Courtois: “Nelle città esiste un accumulo di ricchezza sempre più importante e in merito alle nuove tecnologie sorgono nuovi rischi specifici. È chiaro che gli assicuratori saranno parte integrante delle nuove città”, in quanto saranno sempre chiamati in causa o come esperti del rischio o per sottoscrivere il rischio stesso.
Una figura professionale che si farà largo nella governance delle Smart City è quella del Chief Resilience Officer, “che non è lontano dal concetto di Chief Risk Officer delle compagnie assicurative, in quanto si tratta della figura chiamata a gestire i rischi sul lungo termine” e che dovrà necessariamente interloquire con gli assicuratori.
Infine, nelle città del futuro, tra big data e problemi di privacy e sicurezza, secondo de Courtois sarà necessaria una governance più inclusiva: “il sindaco non ce la farà a gestire tutto questo da solo e dovrà includere la società civile e gli esperti dei vari settori e ora siamo solo agli inizi di questo lungo processo”.