Per le pensioni anticipate il Governo sta valutando tre possibili soluzioni. Lo afferma il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini, che in un’intervista al Messaggero divide la platea in tre categorie: le persone che hanno preferenza ad andare in
pensione prima, quelle che hanno necessita’ di andare in pensione anticipatamente, in quanto hanno perso il lavoro, e i lavoratori che l’azienda vuole mandare a casa prima per ristrutturare.
Per Nannicini “la prima categoria puo’ andare in pensione ma con una penalizzazione leggermente più forte. Alla seconda categoria la penalizzazione gliela paga in gran parte lo Stato, mentre per la terza sono le aziende a coprire i costi dell’anticipo”. Il sottosegretario
sottolinea che si potrebbe cosi’ “provare a creare un mercato di anticipi pensionistici, che oggi non c’è, coinvolgendo Governo, Inps, banche e assicurazioni”.
Nannicini precisa che per il momento “è solo una delle ipotesi allo studio, ma potrebbe far quadrare il cerchio tra flessibilità e sostenibilita’ della finanza pubblica”. Nannicini aggiunge che sulla flessibilità in uscita “non è facile far quadrare i conti pubblici,
stiamo ragionando su come farlo. Il problema è che un intervento di questo tipo ha costi di cassa di circa 5-7 miliardi: lo Stato infatti deve anticipare la pensione a chi va prima, poi recupera una parte di questi soldi con una penalizzazione, ma per la finanza pubblica c’è un costo di cassa per i primi 10-15 anni molto elevato”.
Infine, per quanto riguarda un possibile intervento sulle pensioni minime, Nannicini aggiunge che “da qui alla fine della legislatura, entro il 2018, il Governo interverrà per sostenere le pensioni più basse. E’ ancora presto però per indicare la formulazione tecnica”.