di Lucio Sironi
Accoglienza particolare quella riservata ieri dagli investitori al titolo Mediolanum, che ha chiuso le contrattazioni in calo del 4,5% a 7,755 euro. Eppure i numeri comunicati dalla società e relativi alla raccolta del primo trimestre 2015, chiuso con un utile netto di 137 milioni di euro, in cresciuta del 70% rispetto a un anno fa, non sono affatto disprezzabili.
Il totale delle masse gestite e amministrate, si legge in una nota, è salito a 69,744 miliardi (+18% su base annua e +8% rispetto al saldo di inizio anno) e la raccolta netta totale a 1,147 miliardi, di cui i fondi comuni per 1,261 miliardi. Il common equity tier 1 ratio è risultato pari al 18,5%. BancaMediolanum ha registrato una raccolta netta positiva per 1,041 miliardi complessivi (+21%). La raccolta in fondi (che include quella realizzata attraverso le polizze unit linked) si è attestata a 1,192 miliardi, in ascesa del 53%, gli impieghi alla clientela retail a 5,605 miliardi (+18%). L’incidenza dei crediti deteriorati netti sul totale crediti è limitato allo 0,7%. Il numero di promotori finanziari è di 4.384, il totale dei clienti a 1.091.247 e i conti correnti e di deposito a circa 785.900. Quanto alla partecipata (al 50%) Banca Esperia, ha registrato un utile netto di 4,8 milioni, sostanzialmente invariato rispetto al periodo corrispondente del 2014, le masse amministrate a 17,958 miliardi (+20% su base annua e +13% rispetto a inizio anno).
Infine, con riferimento ai mercati esteri, l’utile netto è ammontato a 0,7 milioni, le masse gestite e amministrate a 3,824 miliardi (+32% rispetto a 12 mesi fa e 10% da inizio anno).
Se l’andamento societario è quello descritto, la reazione di borsa si può spiegare solo all’interno di una seduta di borsa di segno nettamente negativo per tutte le borse, soprattutto europee, dove sono scattati i realizzi in particolare sui titoli che negli ultimi tempi hanno guadagnato di più, tra i quali di certo figurano quelli del risparmio gestito. Ieri in effetti sul listino oltre aMediolanum hanno sofferto anche Azimut, scesa del 4% a 26,05 euro, Banca Generali (-2,8% a 29,37%), Anima (-2,3% a 7,68 euro) e Fineco (-1,3% a 6,6 euro). Per parte sua il presidente e ad Massimo Doris ha spiegato che due sono stati i fattori che hanno spinto l’utile: l’incremento delle masse amministrate e delle commissioni e le ottime commissioni di performance, spinte verso l’alto anche dall’andamento favorevole dei mercati. Per i mesi a venire Doris mette in conto ancora un buon andamento delle borse perché «considerando i bassi tassi delle obbligazioni e dei titoli di stato, che anzi alle volte hanno rendimenti negativi, l’investitore non ha alternative: deve comprare azioni. In più i dati macroeconomici confermano che il pil tenderà a crescere». Quanto alla raccolta di aprile: «Aspettiamo gli ultimi giorni, comunque il trend è molto buono». (riproduzione riservata)