di Mirko Molteni 

 

Finora il private banking non aveva mai beneficiato in Italia di un nucleo permanente di esperti dediti a studiare dati e dinamiche del settore. Tanto che gli operatori finanziari si sono spesso accostati alla materia mancando di precisi parametri di riferimento, sia riguardo alle tipologie d’investimento sia riguardo al definire un ammontare minimo degli stessi. Ora arriva però un Osservatorio private banking, presentato ieri nella sede di Aifi a Milano, il cui comitato scientifico è guidato da due docenti dell’università Liuc di Castellanza, Anna Gervasoni e Francesco Bollazzi, e sponsorizzato da Banca Generali, Hsbc e Kairos.

Come spiega Gervasoni, il primo scoglio sarà la raccolta di informazioni e la definizione di linee d’indagine: «Esiste una messe di dati sul settore ancora tutta da aggregare e analizzare per capirne le tendenze. Informazioni ottenibili da banche e associazioni di categoria, che talvolta però non è facile ottenere perché alcuni istituti sono un po’ restii. Già una piccola ricerca-pilota nell’area di Varese ha dimostrato che è difficile estorcere dati agli operatori. Nei prossimi 15 giorni definiremo in che modo indirizzare il nostro primo studio, che riguarderà la situazione del private nell’ultimo anno. I risultati verranno poi pubblicati entro la fine del 2015».

L’iniziativa piace a Hsbc, il cui direttore Roberto Citarella spera che il mercato italiano tragga beneficio da un confronto corretto col contesto straniero: «In Italia abbiamo un profilo di rischio particolare, data la preferenza per i titoli di Stato e per il mattone, sebbene i rendimenti si siano fatti più bassi. Ma la ricchezza privata resta importantissima, a differenza di altri paesi, perciò bisogna approfondire le conoscenze del private perché questo potenziale di investimento sia sfruttato al meglio». Anche Piermario Motta, a.d. di Banca Generali, rimarca che l’osservatorio può migliorare il profilo della consulenza agli investitori: «Abbiamo nel nostro paese un ampio segmento di popolazione, anche di età avanzata, che dispone di molti fondi, fino a 9 miliardi di euro in asset vari, e che nel contempo ha un retroterra imprenditoriale e vuole conoscere tutte le opzioni per investire al meglio i propri soldi».

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