di Francesco Ninfole
Alcune delle maggiori banche popolari (Banco, Bpm , Creval e Popolare di Vicenza) sono chiamate sabato 11 aprile alla prova dell’assemblea annuale di bilancio, che quest’anno assume un particolare rilievo. I soci si esprimeranno non solo sui risultati degli istituti, ma anche sulla riforma che rivoluzionerà il settore nei prossimi mesi.
Ormai la trasformazione in società per azioni delle dieci maggiori popolari (cui si aggiungerà Volksbank-Marostica), un passaggio per anni discusso, diventerà a breve realtà. Banca d’Italia ha già avviato la consultazione-lampo sulle disposizioni attuative, che si chiuderà il 24 aprile. Pochi giorni dopo la normativa entrerà in vigore e partiranno i 18 mesi entro i quali gli istituti dovranno trasformarsi in società per azioni.
Saranno mesi caldi, nei quali le popolari cercheranno la strategia giusta per aggregarsi e rafforzarsi, evitando così di diventare facili prede come spa. Per ora, in assenza di trattative ufficiali, vanno avanti i colloqui informali tra i banchieri. Il risiko vero e proprio potrebbe partire secondo Citi «in estate o nel secondo semestre dell’anno, mentre la prima operazione potrebbe essere annunciata nei prossimi mesi, non nelle prossime settimane». Non è semplice trovare la quadra perché sono tante le variabili da considerare: gli analisti di Citi indicano la compatibilità strategica e geografica, la struttura del bilancio, la qualità dell’attivo e dei prestiti, il potenziale impatto sul capitale, la valutazione, il potenziale di sinergie e (non da ultimo) la governance.
Le popolari hanno un modello di attività simile, basato sul credito alle imprese. I banchieri dovranno scegliere innanzitutto se puntare sull’espansione del raggio d’azione in aree in cui si è scoperti oppure, al contrario, in zone e settori già occupati ma nei quali è possibile aumentare l’efficienza attraverso sinergie. Le popolari coinvolte operano quasi tutte nel Nord Italia (unica eccezione è la Popolare di Bari), ma ciò non toglie che ci siano margini per sinergie di costo e ricavi. Bper, operando nell’Emilia-Romagna, ha minori sovrapposizioni con le altre popolari, che sono principalmente in Lombardia e Veneto. Ma anche banche come la Popolare di Milano , con una forte concentrazione in Lombardia, possono trovare un partner con presenza in altre città della regione (innanzitutto Sondrio).
Tuttavia, molto più che in passato, quando l’opportunità di fusioni e acquisizioni era legata soprattutto alla distribuzione degli sportelli, oggi i banchieri sono obbligati a considerazioni di altro tipo, legate anche al capitale e alla liquidità. «Data la maggiore attenzione dei regolatori, del management e del mercato sulla qualità e la dinamica dei bilanci delle banche, crediamo che in caso di fusione le considerazioni sulla raccolta, la qualità dell’attivo, i prestiti e la composizione dei bilanci potranno svolgere un ruolo significativo», osservato Citi (in un report intitolato Speed dating prima della stagione dei matrimoni?). Per esempio potrebbero avere rilievo i tassi di copertura sui crediti deteriorati e le sofferenze, ma anche l’ammontare complessivo di prestiti dubbi e l’evoluzione di incagli e prestiti nel tempo. Per esempio, tra le grandi popolari, Ubi è quella con le coperture più basse, ma anche con le minori sofferenze (nella tabella i valori banca per banca). Anche il capitale avrà un ruolo rilevante: le banche con un maggiore eccesso di capitale rispetto ai requisiti Bce sono quelle destinate a giocare la partita delle fusioni da protagonisti (si veda tabella). Quanto alle valutazioni, i prezzi sono risaliti a partire dalle prime indiscrezioni sulla riforma, ma il settore è ancora a sconto rispetto alla media delle banche europee. Alla fine però le considerazioni economiche dovranno superare anche il passaggio più delicato, che come sempre sarà quello della governance degli istituti che emergeranno dalle operazioni. Mai come adesso, però, lo stimolo è ad aggregarsi, considerando i rischi di scalata che correranno tra 18 mesi le banche più piccole. Le strategie delle popolari si intrecceranno con quelle di altre banche non cooperative, in primis Mps (non inclusa nel report di Citi, che è advisor dell’istituto senese).
Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha sottolineato che nei prossimi mesi sarà necessario «essere molto attenti nel valutare eventuali operazioni di aggregazione. E bisognerà essere molto attenti anche nella fase di definizione delle modalità attraverso cui gli aumenti di capitale andranno effettuati, laddove non ci saranno aggregazioni». Considerando lo scenario del settore, Citi ha confermato il giudizio buy per Ubi (il cui titolo finora è salito meno delle altre popolari perché la banca è giudicata dal mercato come potenziale acquirente) e Bper (considerata partner attraente). Bpm e Banco hanno ricevuto un rating neutral, mentre un altro buy è stato dato a Mediobanca , che, pur non essendo una popolare, potrà beneficiare della stagione di fusioni e acquisizioni grazie alla sua attività di banca d’affari. Possibili rialzi delle valutazioni delle banche in borsa dei titoli, secondo gli analisti, saranno legate a un aumento della redditività, alla ripresa economica in Italia, a un eventuale incremento dei prestiti e a un miglioramento dello scenario sui crediti deteriorati, quest’ultimo potenzialmente legato anche a sviluppi su veicoli per lo smobilizzo dei prestiti dubbi (la cosiddetta bad bank) o a misure per accelerarne i tempi di recupero. (riproduzione riservata)