di Anna Messia
L’investimento rafforza la capacità di Poste di offrire risparmio sicuro agli italiani. Così l’amministratore delegato Francesco Caio ha motivato la decisione del gruppo postale di acquistare dal Monte dei Paschi di Siena il 10,3% della società di gestione Anima Holding per 210 milioni di euro.
La chiusura dell’operazione, nell’ambito della quale Poste Italiane è stata assistita dall’advisor Morgan Stanley, è subordinata ad alcune condizioni sospensive; non solo, come prassi, all’ottenimento delle necessarie autorizzazioni di legge, ma anche all’assenso della Banca Popolare di Milano, azionista di Anima Holding con il 16,8%, e alla formalizzazione dell’accordo tra Siena, Poste e Bpm per il subentro di Poste nel patto parasociale. Il valore di acquisto, fissato ieri, corrisponde a un prezzo di 6,8 euro per azione, sostanzialmente in linea con il prezzo medio di mercato registrato dal titolo Anima Holding nell’ultimo mese in borsa.
A questo punto bisognerà però capire quali saranno le sinergie che si dovranno ricavare tra Anima e il gruppo postale. Ieri l’amministratore delegato di Anima, Marco Carreri, si è detto «orgoglioso della fiducia che ci viene data dal gruppo Poste», aggiungendo che l’operazione rappresenta «una grande opportunità per consolidare il ruolo di Anima come campione nazionale del risparmio gestito».
Dal canto suo Caio ha definito l’acquisizione un’operazione di «forte valenza industriale» e la conferma «dell’impegno di Poste nel settore del risparmio gestito, che costituisce, con i servizi postali e logistici e gli strumenti digitali di pagamento e transazioni, uno dei pilastri del piano industriale del gruppo».
Il gruppo Poste Italiane ha però già da tempo una sua società di gestione. È Bancoposta Fondi sgr, dotata di asset per 62 miliardi, pure superiori ai 55 miliardi di Anima (secondo i dati di fine febbraio di Assogestioni). Va detto però che la gran parte di tali asset arriva dalla gestione di patrimoni istituzionali (60,7 miliardi), con Poste Vita che gioca il ruolo più importante, mentre dai fondi comuni arrivano al gruppo poco più di 2 miliardi. Ma le Poste Italiane nella loro gamma di offerta hanno già oggi fondi obbligazionari e azionari, affidati per la gran parte con una delega di gestione a Pioneer Investment Management sgr (gruppo Unicredit), mentre il Fondo Flessibile BancoPosta Step fa capo a Bnp Paribas Investment Partners. L’ingresso nel capitale diAnima si spiega dunque con la necessità di ampliare l’offerta. Ma come si integrerà BancoPosta Fondi sgr con il nuovo contributo che potrà arrivare da Anima? Si vedrà. Ieri da Poste hanno fatto però notare che la società guidata da Carreri ha dimostrato capacità di sviluppare prodotti semplici e di supportare le reti di distribuzioni. Come dire: con la firma di accordi distributivi Anima potrà contribuire ad aumentare il peso dei fondi comuni negli uffici postali, consentendo ai clienti di Poste di avere rendimenti più interessanti rispetto a buoni e libretti postali, sempre meno remunerativi in un mercato con tassi d’interesse vicini a zero. Grazie a questo accordo, insomma, Caio punta a raggiungere con più facilità l’obiettivo indicato nel piano industriale 2015-2019, ossia arrivare a 500 miliardi di risparmio in gestione rispetto ai 430 attuali. Ed è stato anche previsto un meccanismo di aggiustamento: qualora il prezzo medio ponderato delle azioni Anima dovesse risultare inferiore a 5,27 euro fino al 24 luglio,Mps sarà obbligata a retrocedere a Poste 1,53 euro per ciascuna azione. (riproduzione riservata)