Banca Generali si è affidata al fuoriclasse Massimo Figna, fondatore a Londra nel 2005 dell’hedge fund Tenax Financial Funds. Bg. La sicav della banca del Leone composta da 29 fondi (di cui 26 gestiti da case terze) si è infatti arricchita di un nuovo comparto, il Tenax Global Financial Equity Long Short, che Figna gestisce da fine 2014 con una strategia simile a quella adottata per l’hedge cavallo di battaglia della boutique Tenax: azioni finanziarie a livello mondiale con posizioni sia lunghe sia corte (short), una volatilità annualizzata pari alla metà di quella azionaria e un focus su azioni con alti dividend yield.
Il portafoglio del comparto di Bg sicav ha mediamente 30-40 titoli e un basso uso di titoli obbligazionari. Il gestore infatti, nonostante in Italia non sia un nome noto come altri suoi colleghi che nella capitale inglese hanno fondato il proprio hedge fund, ha dalla sua rendimenti di tutto rispetto. Un dato su tutti. Nel terribile 2008, l’anno più nero per i mercati finanziari scossi dal fallimento di Lehman, quando gli indici azionari globali avevano perso oltre il 40%, l’hedge Tenax Financials Fund ha tenuto la rotta mettendo a segno una performance del 2%. Un dato che letto attraverso la lente di chi in quell’anno era sui mercati rappresenta un risultato brillante. Figna, ex Banca Imi ed Ubs per la sua esperienza (in Ubs dal 1999 al 2004, è stato responsabile della ricerca per le assicurazioni italiane e tedesche e per le società di asset management europee), è uno specialista di azioni di banche e assicurazioni e ha creato la boutique di gestione Tenax Capital nel 2004. «Siamo una boutique specializzata in investimenti nelle azioni del settore finanziario a livello globale: banche, assicurazioni, asset manager, società immobiliari», spiega Figna da Londra, «siamo stock pickers». La filosofia di gestione di Tenax Capital è ottenere rendimenti azionari con una volatilità simile all’obbligazionario e una protezione del capitale in fasi di discesa dei mercati azionari. «Il nostro hedge fund, che ha un’esposizione esclusiva sia lunga che corta alle azioni finanziarie con un utilizzo limitato di investimenti obbligazionari, ha sapientemente anticipato la grande correzione del 2008 e ha battuto l’indice globale degli hedge fund su 10 anni», prosegue Figna.
Dal lancio nel febbraio 2005 il fondo ha messo a segno un 35% di ritorno netto cumulato rispetto al -11% dell’indice S&P Global Financials e al 10% dell’indice degli hedge fund Hfrx Global. Il rendimento annualizzato su 10 anni al netto delle commissioni è stato del 3,5%, con una volatilità annualizzata simile a quella di un obbligazionario (5%). Nel giugno 2011 Figna ha lanciato la versione Ucits di questo fondo, il Tenax Financial Ucits Fund, dando così la possibilità di accedere alle strategie dell’hedge anche ai risparmiatori retail. Nel 2012 Figna, anticipando quella che poi è diventata una tendenza con il varo dei mini-bond, ha rivolto lo sguardo anche al mercato del credito lanciando il Tenax Credit Opportunities, fondo che punta a finanziare le società europee, in un momento in cui le banche continuano a tenere stretti i cordoni della borsa. «Questo è dovuto al fatto che con i tassi ai minimi è complicato per le banche fare soldi con l’attività di finanziamento», spiega Figna, «per la maggior parte delle banche i nuovi prestiti sono a tassi più bassi dei precedenti, così più prestano più diluiscono la profittabilità. L’unico modo per correre ai ripari è aumentare i ricavi da fee e commissioni come ad esempio quelle legate al risparmio gestito», spiega, sottolineando che proprio questa capacità di compensare il calo dei margini tradizionali determinerà da qui in avanti una forte differenziazione tra banche, sia in termini di tasso di crescita sia di composizione degli utili. Una divaricazione che creerà vincenti e perdenti. Ciò si rifletterà anche nella capacità di erogare i dividendi, che in un ambiente di tassi ai minimi sono diventati la stella polare degli investimenti e guideranno sempre di più la performance dei titoli non solo quelli delle banche. «Oggi si guarda al valore del dividend yield, ma da qui in avanti il mercato inizierà a focalizzarsi su chi sarà in grado di far crescere di più il dividendo, quindi diventerà importante il tema del dividend growth», prosegue Figna. E le banche, grazie alla rivoluzione apportata dall’Unione bancaria, in vigore dal novembre 2014, sono in una posizione di maggiore forza rispetto al passato. «L’importanza dell’Unione bancaria è pari a quella della creazione dell’euro, se a ciò si aggiungono i risultati dell’asset quality review e degli stress test sulle banche europee, si può affermare che i bilanci sono puliti», spiega Figna. Vanno guardati in questo contesto i dividendi del settore finanziario e in particolare quelli delle banche. «Le banche avranno una crescita dei dividendi relativamente superiore rispetto ad altri settori per i motivi che ho elencato». E già qualche segnale si vede. «I dividendi della banche stanno crescendo per la prima volta da tre anni», avverte Figna, «anche se, occorre essere selettivi perché ci saranno banche che resteranno zombie non avendo le capacità di adattarsi al nuovo ordine». (riproduzione riservata)