di Anna Messia
Un dividendo più contenuto e una proporzione tra remunerazione fissa e variabile in linea con il mercato. È quanto chiedeva il vertice di Sace riunito in cda a dicembre, quando era già stato avviato il processo di privatizzazione della società di assicurazione di Cdp, ma al governo c’era Enrico Letta. Perché, faceva notare l’ad Alessandro Castellano, nel corso degli ultimi anni Sace ha pagato all’azionista il 95% dell’utile (7 miliardi dal 2004) contro la media del 50% degli altri operatori del settore. In quello stesso cda è stato approvato un piano per obiettivi di 5 milioni destinato alla remunerazione variabile, di cui 600 mila per i bonus triennali. Per il piano triennale precedente, scaduto nel 2013, l’ad ha incassato un premio di produttività (oltre a quello annuale) di più di 1,5 milioni e il capo della finanza Roberto Taricco circa 650 mila euro. Nel frattempo però il nuovo governo di Matteo Renzi ha deciso di contenere gli stipendi dei manager pubblici e per sapere che cosa ne pensa sui dividendi bisognerà attendere l’assemblea Sace.