di Paola Valentini
Nonostante il previsto aumento della tassazione delle rendite finanziarie dal 20 al 26% che non dà proprio una mano ai gestori, prosegue a gonfie vele la raccolta dei prodotti del risparmio gestito, con i fondi che registrano un nuovo record di raccolta. A marzo, secondo i dati di Assogestioni, l’industria ha registrato flussi netti per oltre 18,8 miliardi di euro, di cui 14,45 relativi ai fondi aperti.
Positive anche le gestioni di portafoglio (4,3 miliardi) grazie al contributo delle gestioni istituzionali (3,8 miliardi), mentre registrano una raccolta più debole le gestioni per il retail (515 milioni nel mese ma 2 miliardi da gennaio).
Nel primo trimestre, quindi, la raccolta netta totale si attesta a 29,1 miliardi e per i fondi aperti è pari a 24,7 miliardi. In soli tre mesi è entrata nelle casse dei gestori una massa di risparmi molto vicina alla metà di quella registrata in tutto il 2013 (65 miliardi in totale), mentre per i fondi aperti il risultato del trimestre supera già la metà del saldo dello scorso anno (48,7 miliardi). Un risultato ottenuto grazie alle performance positive messe a segno dai fondi in una fase in cui le alternative dei titoli di Stato e dei conti di deposito rendono sempre meno, per non parlare delle obbligazioni bancarie. Senza trascurare il fatto che oggi l’asset management è tornato a essere un’attività strategica per le banche che puntano così a compensare i minori margini derivanti dall’attività tradizionale di prestito che è ancora in rallentamento.
Fatto sta che il combinato effetto della raccolta e delle performance spingono a fine marzo le masse complessive a un nuovo massimo storico (1.391 miliardi). Il 55% di queste masse è rappresentato da gestioni di portafoglio, tra le quali spiccano i mandati istituzionali (656 miliardi). Tra le gestioni collettive dominano i fondi aperti con 591 miliardi. Quanto al passaporto dei fondi, i comparti di diritto italiano raccolgono 2,6 miliardi, quelli di diritto estero 11,8 miliardi.
A livello di asset class le macrocategorie più gettonate sono gli obbligazionari (7,9 miliardi) che registrano a marzo un exploit dopo che negli ultimi mesi la raccolta di questi prodotti era rallentata per i timori di un rialzo dei tassi di interesse. Si conferma sempre forte la raccolta dei flessibili (4,6 miliardi). Per i bilanciati il mese si chiude invece con flussi positivi per poco più di un miliardo, in aumento rispetto ai 205 milioni di febbraio. Al contrario non riesce a decollare la raccolta dei fondi azionari, che a marzo si ferma a 984 milioni, un valore in linea rispetto a quello dei due mesi precedenti. Evidentemente i sottoscrittori preferiscono entrare in borsa dando carta bianca al gestore tramite i fondi flessibili, che sono liberi di spaziare tra bond e azioni, o con un approccio più graduale che è proprio dei bilanciati. Intanto tornano in positivo anche gli hedge con 97 milioni.
Sul fronte delle singole società, spicca su tutti il gruppo Generali che ha raccolto oltre 7,7 miliardi di cui 7,6 miliardi nei fondi aperti. Segue Intesa Sanpaolo (2,7 miliardi), di cui 2,3 miliardi relativi a Eurizon e 412 milioni a Banca Fideuram. Terzo posto per Pioneer (Unicredit) con una raccolta di 1,4 miliardi, incalzata dalla neo quotata Anima (1,1 miliardi) e dalle Poste (1 miliardo). Tra gli altri asset manager di Piazza Affari, Azimut ha ottenuto flussi netti per 230 milioni, mentre il gruppo Mediolanum 293 milioni. Quanto ai big esteri, da rilevare il rosso di Franklin Templeton (-580 milioni) che resta comunque il maggior operatore estero nei fondi aperti sul mercato italiano con patrimonio di 27 miliardi. Prosegue la crescita di Invesco che nel mese ha ottenuto 594 milioni arrivando a un patrimonio di 11 miliardi, grazie alla scelta della società di puntare ormai da tempo sui prodotti bilanciati. Sempre tra le case internazionali, hanno superato l’asticella dei 500 milioni di raccolta netta nel mese anche Ubs (543 milioni) e Schroders (514 milioni). Deutsche Asset and Wealth Management ha avuto flussi netti di 370 milioni, Morgan Stanley 339 milioni e Jp Morgan asset management 275 milioni. (riproduzione riservata)