Crisi economica, stili di vita non corretti, spesa sanitaria di lungo periodo in crescita e riduzione dei servizi, a causa della spending review, aggrediscono la salute degli italiana che, tuttavia, continua a resistere. Nel 2013, infatti, gli italiani hanno guadagnato aspettativa di vita, soprattutto grazie alla ridotta mortalità per malattie del sistema circolatorio e per i tumori, trend che si deve sia agli investimenti fatti negli anni passati nelle politiche di prevenzione, sia agli avanzamenti diagnostici e terapeutici.
E’ quanto emerge dalla undicesima edizione del Rapporto Osservasalute (2013), l’analisi sullo stato di salute della popolazione e sulla qualità dell’assistenza sanitaria nelle Regioni italiane, presentata a Roma e pubblicata dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle regioni italiane, coordinato da Walter Ricciardi, direttore del Dipartimento di Sanità pubblica dell’Università Cattolica – Policlinico Gemelli di Roma.
Secondo il Rapporto la crescita delle aspettative di vita è dovuta soprattutto alla ridotta mortalità per malattie del sistema circolatorio e per i tumori, trend che si deve sia agli investimenti fatti negli anni passati nelle politiche di prevenzione, sia agli avanzamenti diagnostici e terapeutici.
Nonostante le abitudini generali, si intravedono segnali di miglioramento anche negli stili di vita, almeno sul fronte dei consumi di alcolici e nel vizio del fumo, ma non per le abitudini alimentari, come dimostra il sensibile aumento dei casi di obesità anche tra i bambini. Su questa situazione già precaria, grava il difficile quadro economico in cui versa il Paese. La spending review, infatti, rischia di far saltare il Servizio Sanitario Nazionale, determinando difficoltà nel breve e nel lungo termine, sia a causa di una riduzione dei servizi di salute offerti alla popolazione, specie a quella meno garantita e con minori disponibilità per curarsi ricorrendo al privato e pagando di tasca propria, sia a causa di un aumento della spesa sanitaria sul lungo periodo, determinato dall’effetto boomerang della riduzione degli investimenti in politiche di prevenzione e diagnosi precoce. I risparmi obbligati di oggi, dunque, concludono i ricercatori, rischiano di moltiplicare la spesa nel giro dei prossimi anni.