di Anna Messia
Il quadro potrebbe essere più chiaro la prossima settimana quando il governo dovrà presentare la lista dei candidati del Tesoro per i consigli di amministrazione di Eni e Enel, in vista delle assemblee convocate per maggio.
La data è fissata per il 13 aprile e anche per le Poste Italiane, che hanno già convocato l’assemblea per il 29 aprile (slittata un po’ rispetto a una prima convocazione del 14 aprile), potrebbe essere l’occasione giusta per conoscere l’assetto di vertice del gruppo per i prossimi tre anni. Una decisione attentamente seguita dalla piazza finanziaria, non solo perché le Poste Italiane hanno avviato il piano di privatizzazione che entro l’anno dovrebbe portare sul mercato il 40% del capitale del gruppo, oggi detenuto al 100% dal ministero dell’Economia, con un incasso atteso di oltre a 4 miliardi. Subito dopo il rinnovo del consiglio di amministrazione di Poste Italiane, guidato da Massimo Sarmi da 12 anni, a catena arriveranno a scadenza altre partecipate di peso. A partire da Poste Vita, che al timone ha Maria Bianca Farina. In un decennio è diventata la prima compagnia italiana (con 13 miliardi di premi) e rappresenta un pilastro fondamentale dell’intero gruppo: dei 26,2 miliardi di ricavi totali raggiunti dalle Poste Italiane nel 2013 (rispetto ai 24 miliardi del 2012), più di 16 miliardi sono arrivati proprio dai servizi assicurativi.
E, se si guarda al risultato operativo, degli 1,4 miliardi raggiunti l’anno scorso, 411 milioni sono arrivati proprio dalle polizze. Si tratta quindi di una pedina cruciale all’interno del gruppo, la cui gestione è legata a filo doppio al numero uno dello Poste. Cosa succederà nei prossimi giorni? Finora l’unica indicazione ufficiale arrivate dal premier Renzi su chi guiderà le aziende pubbliche in scadenza è che, prima dei nomi, il governo vorrà decidere la missione industriale dei singoli gruppi. Appare però plausibile che, se l’esecutivo deciderà di dare un segnale di cambiamento alle Poste rispetto al passato, anche Poste Vita sarà coinvolta dal vento di novità. Anche perché tra i nomi di possibili candidati a prendere il posto di Sarmi, oltre a Luigi Gubitosi, direttore generale Rai e di Francesco Caio (ex ad di Avio e Mr Agenda digitale) è circolato quello di Monica Mondardini, che prima di prendere la guida di Cir e delgruppo editoriale L’Espresso è stata manager del gruppo Generali. Il settore assicurativo, quindi, lo conosce da vicino e sicuramente ha mantenuto più di qualche legame nell’ambiente. Tra i cda in scadenza nel gruppo spuntano poi, oltre a Posteshop, la società che vende libri e oggetti vari negli uffici postali (guidata da Vincenzo Pompa,) anche quello di Mistral Air (ad Riccardo Sciolti) e della Banca del Mezzogiorno, che ha come presidente lo stesso Sarmi e Pietro D’Anzi (ex Barclays) amministratore delegato. Mentre la scelta che riguarda il nuovo consiglio Mistral Air è legata in qualche maniera ai progetti di sinergie di Poste con Alitalia (di cui il gruppo detiene circa il 18%), nel caso della Banca del Sud, lanciata dall’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, il governo Renzi dovrà ridefinirne gli obiettivo. Proprio di recente Sarmi ha deciso di ricapitalizzare l’istituto con un’iniezione di 232 milioni, con l’obiettivo di sostenerne lo sviluppo. Traguardi che, questo punto, devono però essere condivisi dal governo Renzi. (riproduzione riservata)