Roberta Paolini
Milano. I maligni dicono che quella di oggi sarà l’ultima assemblea di Save in cui Finint reciterà il ruolo di socio di maggioranza. E mentre nell’azionariato del concessionario dell’aeroporto di Venezia è in corso un riassetto, i cui nuovi eventuali equilibri si paleseranno in autunno, il presidente di Save Enrico Marchi prepara le sue contromosse insieme agli attuali soci di Morgan Stanley. La banca americana è anch’essa nel patto di Agorà (scatola che sta sopra a Marco Polo Holding che controlla il 40,12% dello scalo veneziano). Con Morgan Stanley gli accordi vanno in scadenza nell’agosto 2017, con una finestra put nel 2015, ma al momento la banca non intende recedere dalla sua posizione. «Non sono preoccupato per il fatto che Generali intenda uscire dal patto di Agorà – afferma Marchi – questa è un’impostazione che la compagnia ha nei confronti di tutti i patti. Generali ha comunicato che intende concentrarsi nel business assicurativo e quindi alla scadenza del patto, essendo loro venditori, noi saremo interessati ad acquisire il loro pacchetto insieme ad altri investitori ». Generali sembra intenzionata a prendere e a vendere al miglior offerente le sue azioni Save, pari al 13,64% del capitale. Quindi, a meno che Finint e Morgan Stanley non siano disposte a mettere sul piatto un premio, è probabile che il Leone insisterà per avere i titoli. E per i legami esistenti con Finint, gli argomenti per convincere la finanziaria di Conegliano a farseli consegnare non mancheranno. La società di Marchi e De Vido ha, infatti, un altro fronte aperto con Generali (della quale è pure azionista attraverso la partecipazione in Ferak). A inizio 2014 va in rimborso il bond convertibile (50 milioni di euro) sottoscritto sempre dal Leone, che la compagnia con buona probabilità non intende convertire. Finanziaria Internazionale deve entro ottobre preparare il suo piano di contrattacco, per evitare che Save, uno degli asset sui quali tira da tempo aria di M&A, finisca sotto il controllo di altri competitor. A settembre, inoltre, la Provincia di Venezia venderà un ulteriore 4% del suo 9,56%. Nei giorni scorsi la presidente Francesca Zaccariotto ha più volte affermato che si augura che le azioni della Provincia rimangano nel territorio. Da ora ad allora Finint può comprare azioni Save senza limiti. Il problema è, se mai, chi potrebbe aiutare finanziariamente Marchi, visto che gli “amici” di un tempo non ci sono più o hanno altri problemi. Vincenzo Consoli, ad di Veneto Banca e sostenitore in passato delle imprese di Marchi, in una recente intervista ha affermato che nel caso in cui Finint chiedesse aiuto per acquistare azioni Save la richiesta andrebbe valutata e sottoposta all’ok del cda. Aggiungendo icastico: «Se avessimo voluto partecipare ai destini di Save avremmo già comprato azioni». Finint chiuderà, a quanto risulta, il bilancio 2012 in utile. Posto che la dimensione dell’utile non è nota, nel 2011 la finanziaria aveva debiti per 384 milioni di euro e partecipazioni, come Generali e Mps, caricate a valori molto distanti dalle attuali quotazioni di mercato. Marchi, alla questione finanziatori, risponde serafico: «Abbiamo un ottimo rapporto con Morgan Stanley che resterà dentro ad Agorà, e non credo di avere difficoltà a trovare investitori disposti ad entrare in un veicolo che ha la maggioranza di un aeroporto come quello di Venezia». La partita sarà dura. Marchi si gioca il suo ruolo di leadership nell’azionariato contro avversari temibili, come l’attivissimo e liquido fondo Amber, che dello scalo veneziano detiene il 15%. Ma a guardare con interesse Save ci sarebbe anche Sintonia, la holding dei Benetton che controlla Gemina e quindi Aeroporti di Roma. A sinistra, i principali azionisti del gruppo Save A destra, l’andamento del titolo azionario nell’ultimo anno
Riproduzione riservata