Dopo aver messo un freno ai dividendi a fine marzo, l’Ivass di Fabrizio Saccomanni mette nel mirino le remunerazioni delle compagnie di assicurazione. La disciplina dei compensi dei manager e dirigenti delle polizze è piuttosto recente. Risale al giugno del 2011, quando l’istituto di controllo (allora Isvap) definì alcune norme affinché le imprese adottassero politiche di remunerazione in linea con una prudente gestione dei rischi e le strategie di lungo termine, evitando premi eccessivi basati sui risultati di breve.
Il fatto però è che nella prima applicazione di quelle norme l’Ivass ha riscontrato «difficoltà di allineamento con la normativa». Tanto da diffondere una delibera, messa a punto la scorsa settimana, con precisazioni e chiarimenti in vista delle prossime assemblee. Il documento specifica che i destinatari delle politiche di remunerazione non devono essere solo i dirigenti ma chiunque possa incidere sensibilmente sul rischio dell’impresa. Inoltre Saccomanni chiarisce che la componente variabile del compenso non dovrà essere troppo elevata. Mentre nel determinare i parametri di misurazione dei risultati «si dovranno scegliere indicatori che incorporino in modo adeguato i rischi», anche prospettici. Il riferimento al solo indice Solvency I o «ai meri indicatori di bilancio non risulta coerente» con la normativa, e quindi non sarà considerato adeguato, così come anche il solo Roe non terrebbe adeguatamente conto del rischio d’impresa. Non manca un passaggio sulle buonuscite. In caso di conclusione anticipata del rapporto, si dovrebbero prevedere limiti di importo e individuare casi in cui il compenso non andrebbe erogato (per esempio, risultati negativi). Chissà se in seguito a queste indicazioni qualche compagnia dovrà risistemare i compensi già approvati le scorse settimane e ora in attesa dell’ok in assemblea. Tra i piani già diffusi c’è quello di Generali, che ha pagato all’ex ad Giovanni Perissinotto una buonuscita di 9 milioni lordi e un patto di non concorrenza di 1,3 milioni, mentre a Greco è stato riconosciuto un compenso fisso di 1,3 milioni lordi l’anno più un incentivo variabile di breve termine a fronte del raggiungimento di obiettivi assegnati (pari al 100% della remunerazione fissa) e uno di lungo termine fino al 200% della remunerazione fissa. (riproduzione riservata)