di Andrea Montanari
Una soluzione già applicata a una compagnia assicurativa per togliere dalle pesti una società editoriale. Per risanare e rilanciare Rcs Mediagroup si pensa al ricorso al modello Premafin-FonSai.
In altre parole si tratta di trovare un soggetto (finanziario o preferibilmente industriale) italiano (ma anche straniero come la tedesca Axel Springer che però al momento nega qualsiasi trattativa), che si faccia carico di sottoscrivere la quota di maggioranza relativa dell’aumento complessivo da 600 milioni e prenda in mano la gestione della casa editrice di via Rizzoli. È questo di fatto il senso della lunga riunione (4 ore) del patto di sindacato svoltarsi ieri pomeriggio e durante la quale l’ad del gruppo Pietro Scott Jovane ha illustrato il business plan 2013-2015. Una rivoluzione, rispetto alla storia dell’ultimo trentennio dell’azienda, voluta a gran voce dai due principali azionisti del patto di sindacato che controlla il 58% diRcs: Mediobanca e Fiat.
Piazzetta Cuccia, che oggi riunisce il cda proprio sul tema della ricapitalizzazione della partecipata, e la casa automobilistica di Torino, che questa mattina chiama a raccolta i soci, sono pronte a fare un passo indietro e rivedere in prospettiva i pesi, i lacci e lacciuoli del sindacato di blocco per dare esecuzione a un progetto da presentare a investitori anche d’oltreconfine. Del resto di interesse, si dice dalla parte di via Rizzoli, ce n’è: sia sul mercato domestico sia in giro per l’Europa. Solo che i tempi sono stretti: domenica prossima si riunisce il consiglio di Rcs che dovrà dare mandato all’assemblea (al momento fissata tra metà e fine maggio) per il primo step della ricapitalizzazione: l’aumento da 400 milioni da realizzare entro giugno, massimo luglio.
All’operazione parteciperà la gran parte del patto (oltre a Mediobanca, Fiat, ancheIntesa, primo creditore con oltre 300 milioni, Pirelli e forse Generali). Mentre si potrebbero chiamare fuori i Pesenti, che hanno la presidenza del patto con Giampiero Pesenti, il quale ieri ha smentito lo scioglimento anticipato dello stesso. Fuori dalle sacre mura del sindacato tutto è incerto: i Benetton (5,1%) non saranno della partita, così come, forse, la famiglia Rotelli (16,55%). L’unico interessato è Diego Della Valle (8,695%). Poi ci sono le banche creditrici (Intesa Sanpaolo, Ubi, Unicredit,Mediobanca e Bnl) che per evitare lo spettro del ricorso al concordato in bianco hanno dato l’ok di massima a sottoscrivere l’inoptato e a garantire il materasso del consorzio. Salvo poi, proprio come accaduto con Unipol-FonSai, rivendere sul mercato la partecipazione. Senza dimenticare infine che un fondo quale Investindustrial di Andrea Bonomi è pronto a recitare una parte. (riproduzione riservata)