Come per tutte le imprese italiane, anche per le aziende vitivinicole l’accesso al credito non è facile. Il rallentamento della domanda sul mercato interno, del 2% secondo Nomisma, causato dalla recessione ha gonfiato i magazzini di prodotto finito e inoltre ha costretto i produttori a estendere i termini di pagamento alla clientela, cioè enoteche o grande distribuzione organizzata (Gdo).
Quindi è aumentato per l’industria enologica la necessità di finanziare il capitale circolante. A questo va aggiunta la peculiarità di queste aziende, il cui ciclo produttivo si proietta su diversi anni, e quindi ha bisogno di prestiti su scadenze medio-lunghe, spesso superiori a tre anni, e oggi gli istituti di credito hanno problemi, dati anche gli obblighi verso le autorità di vigilanza, a prestare su periodi superiori a 36 mesi. Tuttavia il problema è in parte compensato dal buon andamento dell’export, in salita di poco meno del 7%. «In effetti il settore vitivinicolo sta dimostrando di saper resistere meglio di tanti altri ai colpi della crisi», sottolinea Carlo Piana, direttore centrale Imprese Corporate di Cariparma Crédit Agricole, che data la sua presenza su un’area a forte vocazione agroalimentare, nonché la sua appartenenza a un gruppo votato al credito all’agroindustria come il Crédit Agricole, ha costantemente il polso del settore. «Nell’industria vinicola il tasso di insolvenza è inferiore sia alla media del settore agricolo che a quella di tutta l’economia», conferma Stefano Rossetti, responsabile Corporate Sales di Unicredit, altro istituto che, grazie alle forti presenze nel Nordest e in Piemonte, è molto attivo sul settore vitivinicolo. «Queste aziende inoltre», aggiunge Rossetti, «presentano tassi di internazionalizzazione piuttosto accentuati. Sono cioè molto votate all’export». Molti produttori grazie alle vendite all’estero riescono a mantenere i margini. A ciò va aggiunto che la Gdo ora si attiene ai termini, 30 giorni, previsti dall’art. 62 della legge 27/2012 sui pagamenti alle imprese alimentari. Tuttavia, la grande distribuzione applica la nuova legge solo alle consegne successive alla sua entrata in vigore. Per il pregresso ricorre a una mutualizzazione dei debiti verso i produttori. Ecco perché diversi produttori stanno facendo ricorso al factoring per liquidare i crediti verso la Gdo. Forse sono state anche queste considerazioni a spingere Cariparma Crédit Agricole a presentare un pacchetto integrato di servizi finanziari, Orizzonte Vino, comprendente crediti su scadenze medio-lunghe di varia durata e importo, ma anche leasing e factoring, unitamente a servizi di consulenza finalizzati allo sviluppo delle vendite all’estero, e che dà luogo anche a frequenti incontri e tavole rotonde tra consulenti specializzati della banca e i produttori. L’ultima si è tenuta a Brescia. «Siamo convinti che la chiave del successo risieda anche nella distribuzione. In questo la banca può creare un ponte tra i produttori di qualità e i 70 Paesi esteri in cui è presente Crédit Agricole», aggiunge Piana. Unicredit risponde mettendo a disposizione, oltre ai normali prodotti creditizi, su scadenze che possono in certi casi arrivare a 30 anni, anche la rete di Unicredit International. «In questo modo riusciamo a far incontrare i produttori italiani con i buyer, anch’essi clienti Unicredit, residenti nei Paesi dove la banca è presente, come Polonia, Bulgaria, Russia e Turchia, ma adesso anche Cina», sottolinea Rossetti. Oltre ad avvalersi di piattaforme B2B online, Unicreditorganizza anche dei meeting in cui clienti e produttori si incontrano a quattr’occhi. L’ultimo è stato ieri, 8 aprile, proprio al Vinitaly. Il nome dell’iniziativa era tutto un programma: East Gate olio e vino. (riproduzione riservata)