Anche Premafin, dopo Fonsai e Milano Assicurazioni, dice no ai rapporti di concambio impliciti all’offerta di Unipol per la fusione a quattro e sollecita un confronto urgente per definire la questione. La richiesta del cda della holding di casa Ligresti è arrivata al termine di una riunione che si è tenuta ieri mattina a sorpresa. Il cda ha preso atto delle deliberazioni dei consigli di Fonsai e Milano Assicurazioni, che hanno avviato un confronto con Unipol per ottenere dei miglioramenti sui concambi e delle risultanze del suo comitato parti correlate, il quale ha ritenuto che «la valutazione relativa implicita nell’offerta» di Unipol «non è convergente con le risultanze degli advisor». Le trattative, andate avanti a ritmi serrati nel weekend, sono proseguite anche ieri, come ha confermato l’ad di Fonsai Emanuele Erbetta. Mentre il presidente della Milano, Angelo Casò, a margine dell’assemblea della compagnia ha dichiarato ottimisticamente che le negoziazioni sul tema sarebbero «agli sgoccioli», visto che le «distanze che si stanno accorciando» e «c’è molta disponibilità da parte di tutti per fare un’operazione che sia corretta».
Oggi si riunirà il cda di Unipol, che farà il punto sul progetto di integrazione. In agenda c’è anche l’assemblea di bilancio di Fonsai, cui potrebbe fare seguito secondo la prassi un cda, anche se non c’è nessuna convocazione formale al riguardo, come ha precisato lo stesso Erbetta. Se anche si dovesse tenere un cda più tardi, ha precisato l’ad, potrebbe essere solo interlocutorio: «Stamattina (ieri, ndr) si è riunito il comitato indipendenti e devono comunque relazionare al cda». Erbetta ha dichiarato che l’operazione porterà un beneficio per i soci di minoranza della Milano «anche sotto il profilo reddituale oltre che industriale». E, dopo aver ammesso che l’inclusione di Premafin nell’integrazione non ha natura industriale, ha assicurato che «l’assoluta priorità sarà garantire un trattamento finanziario alle minoranze che sia appropriato permettendo una valorizzazione della quota a queste spettanti che rifletta il valore economico di Premafin». Il nodo riguarda il debito Premafin che con la fusione si riverserebbe sulla nuova compagnia. Tuttavia c’è già un accordo per la conversione di parte del debito – 225 milioni sui 368 milioni complessivi – in prestito convertendo, la cui trasformazione in azioni avrà un beneficio sul solvency ratio della nuova compagnia, ha ricordato l’ad.