Lo stress sul lavoro è tra le prime preoccupazioni della maggioranza dei lavoratori. È quanto emerge dal sondaggio d’opinione paneuropeo sulla sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro promosso da Eu-Osha. L’indagine, condotta da Ipsos Mori, ha raccolto le opinioni di oltre 35mila cittadini di 36 Paesi europei rispetto alle problematiche attuali sul posto di lavoro, tra cui lo stress legato all’attività lavorativa e l’importanza della sicurezza e della salute sul lavoro per la competitività europea, anche nel contesto di un prolungamento della vita lavorativa. L’80% degli intervistati ritiene che lo stress aumenterà nei prossimi anni e il 52% di queste persone crede che aumenterà in modo marcato. Scorporando i dati italiani entrambe le percentuali si riducono di qualche punto. Sono pari al 75%, infatti, gli italiani intervistati che pensano che lo stress aumenterà, e tra loro il 39% teme un aumento rilevante del livello di stress sul luogo di lavoro.
“I lavoratori sempre più sotto pressione”. “La crisi finanziaria e i cambiamenti che si susseguono nel mondo del lavoro esercitano pressioni sempre maggiori sui lavoratori; non deve stupire, quindi, che lo stress legato all’attività lavorativa sia una delle principali preoccupazioni della gente – spiega la direttrice dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, Christa Sedlatschek – Indipendentemente dall’età, dal genere e dalle dimensioni dell’organizzazione, una grande maggioranza della popolazione è del parere che lo stress legato all’attività lavorativa andrà aumentando. Nonostante ciò, si registrano interessanti variazioni a livello nazionale tra coloro che prevedono un aumento marcato: per esempio, i norvegesi sono i meno preoccupati (16%), mentre i greci sono i più preoccupati (83%). Fare fronte ai rischi psicosociali è uno dei principali aspetti delle attività in cui siamo impegnati per migliorare la vita dei lavoratori in Europa”.
Garantire la sicurezza per aumentare la competitività economica. I risultati dell’indagine realizzata da Ipsos Mori riflettono quelli del sondaggio Esener dell’Eu-Osha sui rischi nuovi ed emergenti sul posto di lavoro, dal quale era emerso che il 79% dei dirigenti ritiene lo stress un aspetto problematico per la propria azienda. Lo stress legato all’attività lavorativa, sottolinea l’Agenzia, è una delle principali sfide con cui l’Europa deve confrontarsi nel campo della salute e della sicurezza, anche perché comporta costi rilevanti in termini di disagio personale e performance economica. Una larga maggioranza degli intervistati ritiene anche che la promozione della salute e della sicurezza sul lavoro sia una soluzione necessaria a mantenere e aumentare la competitività economica: la pensa così, infatti, l’86% degli intervistati (l’87% tra gli italiani), tra cui il 56% ne è fermamente convinto (il 62% tra gli italiani).
L’importanza delle buone prassi per lavorare più a lungo. Nell’Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra generazioni, il sondaggio rivela che l’87% della popolazione del continente è convinta che l’adozione di buone prassi in materia di salute e sicurezza sul lavoro sia importante per aiutare le persone a lavorare più a lungo prima della pensione (tra questi, il 56% è del parere che si tratti di un intervento “molto importante”). Un recente sondaggio di Eurobarometro mostra che molti europei non respingono l’idea dell’invecchiamento attivo, ma che le attuali condizioni di salute e sicurezza sul lavoro potrebbero non permettere loro di continuare a lavorare in un’età più avanzata.
Proseguire oltre l’età pensionabile? D’accordo solo il 21%. Sebbene in Europa l’età pensionabile sia in generale pari a 65 anni, secondo Eurostat nel 2009 l’età media di abbandono del mercato del lavoro è stata di circa 61,5 anni. Rispetto alla possibilità di lavorare anche oltre l’età pensionabile, solo il 21% degli italiani si dice d’accordo, a fronte di una media europea superiore al 30%. In base al sondaggio di Eurobarometro, quattro europei su dieci (42%) sono convinti di potere continuare a svolgere la propria attività lavorativa fino all’età di 65 anni e oltre, mentre il 17% prevede di non essere in grado di proseguire oltre i 59 anni.
Fonte: INAIL