di Carlotta Scozzari
Le rinnovate tensioni sullo spread italiano mettono sotto stress le Assicurazioni Generali (che proprio oggi sabato 28 aprile riunisce i soci in assemblea e che in settimana a visto le uscite dal cda di Alberto Nagel e Francesco Saverio Vinci). I titoli del gruppo triestino, il 24 aprile, hanno rivisto a livello intraday i minimi dal marzo 2009, a quota 9,835 euro, sotto il muro dei 10 euro. Il principale imputato della débâcle dell’azione (che tuttavia il 27 aprile ha chiuso a 10,53 euro, in rialzo del 2,93%) sarebbe lo spread: quanto più si amplia, tanto più si comprime il valore dei titoli di Stato italiani nel portafoglio del gruppo triestino, pari a 46 miliardi di euro. Con un impatto negativo sul margine di solvibilità, che a fine 2011 era al 117% (120% è considerata la soglia di sicurezza) e a inizio marzo al 132%. Secondo un analista del settore assicurazioni, «ora il margine potrebbe essere tornato sotto il 130%, ma essere tuttora sopra il 120%, anche per l’impatto negativo dei corporate bond in portafoglio». La circostanza ha indotto qualche esperto di mercato ad agitare di nuovo lo spettro di un possibile aumento di capitale per le Generali (sempre smentito dall’ad Giovanni Perissinotto). «Se si dovesse aggravare il contesto macroeconomico e dei mercati finanziari – ragiona l’analista – la compagnia rischia di dover attuare una ricapitalizzazione a condizioni peggiori delle attuali».
Non mancano, tuttavia, analisti che escludono l’aumento. È il caso di Morgan Stanley, che in un report di metà aprile conferma underweight (sottopesare) sul titolo, riconoscendo nel contempo la joint venture ceca con Ppf come «asset interessante». A riguardo, va ricordato che nel caso (probabile) in cui nel 2014 il finanziere Petr Kellner esercitasse l’opzione put sul 49% della jv nei confronti di Generali, il gruppo triestino potrebbe dovere sborsare tra i 2,5 e i 3 miliardi, con un impatto negativo tra i 12 e i 17 punti sul margine di solvibilità. Proprio dall’Europa dell’Est potrebbero a breve giungere buone nuove. A fine marzo sembrava che Vtb, di cui il Leone ha l’1%, stesse negoziando l’acquisizione da Generali e Ppf del 38,5% di Ingosstrakh. Stando agli ultimi rumor, invece, le trattative di Vtb si sarebbero ora concentrate soltanto sul 19% di Kellner, che tra l’altro è consigliere del Leone. Se così fosse, Generali resterebbe nella compagnia russa (quarta assicurazione del Paese), ma la situazione dal punto di vista dell’azionariato sarebbe decisamente più tranquilla visto che svanirebbero le tensioni tra l’imprenditore ceco e il magnate dell’alluminio Oleg Deripaska, cui fa capo la quota residuale di oltre il 60% in Ingosstrakh. Secondo gli analisti di Intermonte (neutral su Generali), l’uscita di scena di Kellner potrebbe condurre a due scenari: «Sbloccare la situazione, rilanciando la possibilità di espandere l’operatività assicurativa in Russia», oppure consentire al Leone «di valorizzare la partecipazione cedendo a Vtb la propria quota».