Secondo il Pm gli investitori esteri avrebbero sostenuto il titolo della holding a favore di Sinergia. Ligresti indagato per aggiotaggio
di Andrea Di Biase Entra nel vivo l’inchiesta condotta dalla procura di Milano sul dissesto del gruppo Ligresti. Dopo il deposito dell’istanza di fallimento per Sinergia e Im.Co, il pm Luigi Orsi ha chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari, Roberto Rinaldi, un provvedimento di sequestro preventivo per il pacchetto del 20% di Premafin riconducibile ai due trust off-shore emersi in seguito alle indagini della Consob: The Heritage Trust, con sede a Bahamas, ed Evergreen Security Trust, con sede a Panama. Il provvedimento disposto dal gip è stato eseguito dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Milano. Secondo la tesi della procura, che si basa sugli accertamenti Consob, i due soggetti off-shore avrebbero operato sul mercato, nell’interesse di Salvatore Ligresti, per sostenere il prezzo del titolo Premafin e impedire così che il valore delle azioni date in pegno alle banche da Sinergia e Im.Co si deteriorasse, obbligando così le due società a integrare le garanzie concesse a fronte dei finanziamenti ottenuti. Per questa ragione Salvatore Ligresti, che dall’estate del 2011 era indagato per ostacolo all’autorità di vigilanza per non aver voluto chiarire alla Consob l’origine dei due trust, è ora indagato anche per aggiotaggio assieme a Giancarlo De Filippo, che oltre a essere sole trustee di The Heritage Trust, in base alle indagini sarebbe anche asset manager di Evergreen. Secondo la procura, De Filippo non avrebbe agito in autonomia rispetto a Ligresti. Lo proverebbe anche il fatto che, come spiegato dallo stesso De Filippo, a operare sul titolo Premafin sarebbe stato Niccolò Lucchini, altro professionista vicino a Ligresti (vedere MF-Milano Finanza del 14 dicembre scorso), che sarebbe stato presentato al trustee dallo stesso ingegnere di Paternò. Il sequestro del 20% riferibile ai due trust, motivato dal gip con l’esigenza di evitare la reiterazione del reato, non dovrebbe avere impatti sull’operazione di integrazione tra Unipol e FonSai. La quota non è infatti determinante nell’assemblea di Premafin del 17 maggio prossimo chiamata ad approvare l’aumento di capitale da 400 milioni riservato alla compagnia bolognese. Su richiesta della Consob, intanto, sia Unipol sia Premafin hanno ribadito l’esistenza, quale allegato dell’accordo di investimento del 29 gennaio scorso, della manleva concessa dai bolognesi nei confronti degli amministratori e sindaci di Premafin, FonSai e Milano Assicurazioni in carica negli cinque anni (2007-2011). La Consob ha tuttavia chiesto alle due società di dare nuova evidenza all’accordo sulla manleva essendo considerabile alla stregua di un patto parasociale rilevante ai sensi del testo unico della finanza (Tuf). (riproduzione riservata)