GIOVANNI PONS

IL salvataggio del gruppo Ligresti si sta improvvisamente trasformando in una vicenda giudiziaria, con la Procura di Milano che ha preso in mano la situazione dopo che per almeno dieci anni le autorità preposte, Isvap e Consob, non sono riuscite a far emergere alcunchè. C’è voluta la denuncia del fondo Amber per far venire alla luce le scandalose operazioni con parti correlate con cui la famiglia per anni ha foraggiato sé stessa e società limitrofe. Forse sarà un caso, ma Ligresti sta cadendo a circa un anno di distanza dall’uscita di scena di Cesare Geronzi, con cui aveva uno stretto legame, e a quattro mesi circa dalle dimissioni di Berlusconi da premier, altro suo grande sponsor. Ma i nodi sono venuti al pettine anche perché il nuovo management ha portato alla luce perdite che si trascinavano da tempo, per oltre un miliardo nell’ultimo esercizio. Ora molti si domandano come mai debba sempre intervenire la magistratura per risolvere le situazioni scabrose della finanza italiana. Il paragone con il San Raffaele, uscito dai corridoi della procura, è stato fatto per la complessità della vicenda, superiore nel caso Ligresti. L’indebitamento delle società del gruppo è di 2,5 miliardi contro 1,5 del San Raffaele, non c’è una procedura che passi dal Tribunale e soprattutto non c’è ancora un compratore certo poichè la proposta Unipol è subordinata a una serie di eventi