Continua la battaglia per il controllo di Fondiaria-Sai. E mentre Unipol detta le condizioni perché l’operazione di riassetto vada a buon fine, il tandem Palladio-Sator si appella al collegio sindacale. La compagnia bolognese, nell’ambito dell’aumento di capitale riservato da un massimo di 400 milioni che si appresta a sottoscrivere per Premafin, non è disposta ad accettare un prezzo per azione oltre i 0,195 euro. Non solo: la società guidata dall’ad Carlo Cimbri prevede di arrivare al 66,7% del nuovo gruppo nascente dalla maxi-fusione. Lo ha messo nero su bianco ieri, in una nota, la compagnia di Bologna, dopo avere riunito il cda di gruppo (Ugf) e quello di Unipol Assicurazioni, che è la società non quotata destinata a convolare a nozze con Premafin, Fonsai e Milano Assicurazioni. La famiglia Ligresti, che ha in portafoglio il 70% di Premafin, proprio ieri ha riunito un cda (fiume), al termine del quale ha annunciato che, a proposito del prezzo di emissione delle nuove azioni, «ha ritenuto di individuare, nell’intervallo tra 0,195 e 0,305 euro per ogni nuova azione ordinaria, un valore congruo, da un punto di vista finanziario, ai fini dell’aumento di capitale». Una forchetta che individua come valore inferiore il prezzo di Premafin imposto da Unipol, che consentirebbe a Via Stalingrado di entrare nella holding con oltre l’80% del capitale (i Ligresti si diluirebbero all’11%) e che valuta implicitamente Fonsai a 3,38 per azione. Una cifra che differisce non poco dagli 0,828 euro di Borsa (ieri la compagnia ha perso quasi il 6%) ma che non è poi così diversa dai 3,95 euro a cui Premafin ha recentemente svalutato la quota nella società assicurativa. Più delicata, invece, la questione dei concambi di fusione. La compagnia guidata da Cimbri, infatti, punta a spuntare una valorizzazione di Fonsai inferiore ai 3,38 per azione impliciti nel prezzo dell’aumento di Premafin. In ogni caso, anche sui concambi si dovrà trovare la quadra a stretto giro. A riguardo, i cda di Fonsai e Milano Assicurazioni convocati per ieri, a causa del cda-fiume di Premafin, sono slittati a giovedì, giorno in cui le due società dovrebbero individuare un intervallo entro cui stabilire poi i valori precisi legati alla maxi-fusione. A complicare il quadro sono, poi, i diversi attori di questa vicenda finanziaria. A cominciare dalla Procura, che, dopo la relazione dei sindaci su denuncia dei soci di Amber, ha messo nel mirino la gestione del gruppo Fonsai degli ultimi anni. Ieri, poi, Consob, chiamata a esentare Unipol dal lancio dell’Opa su Fonsai, in vista delle assemblee della compagnia e della Milano di settimana prossima, ha richiesto alle due società integrazioni informative da fornire al mercato entro giovedì. Le integrazioni riguarderebbero la retribuzione passata e presente del top management e chiarimenti su singole poste di bilancio. È sempre di ieri, poi, la notizia che Arepo Pr (Sator, il private equity di Matteo Arpe) e Palladio Finanziaria – che per il riassetto del gruppo hanno presentato un’offerta concorrente rispetto a Unipol – in qualità di azionisti di Fonsai con l’8% circa in totale, hanno trasmesso «un’articolata comunicazione al cda e al collegio sindacale, anche ai sensi dell’art 2408, secondo comma del codice civile, in relazione all’accordo» che prevede la maxi-fusione con Bologna. Il comma citato stabilisce che «il collegio sindacale deve indagare senza ritardo sui fatti denunziati e presentare le sue conclusioni ed eventuali proposte all’assemblea».