di Andrea Di Biase
Trovato l’accordo tra Unipol e Premafin sull’aumento di capitale da 400 milioni della holding riservato alla compagnia bolognese e propedeutico all’integrazione con Fondiaria- Sai e Milano Assicurazioni. Il cda di Premafin, riunitosi nel pomeriggio di ieri al termine del consiglio di Unipol, ha ritenuto congrue le condizioni poste dal gruppo bolognese per procedere con la ricapitalizzazione, a partire dal prezzo di emissione delle nuove azioni, che sarà dunque di 0,195 euro per ciascun titolo. Un valore che, pur rappresentandone il limite inferiore, rientra nella forchetta compresa tra 0,195 e 0,305 euro, individuato dal cda di Premafin quale valore congruo ai fine dell’aumento di capitale necessario a dotarsi delle risorse finanziarie per sottoscrivere per la propria quota la ricapitalizzazione da 1,1 miliardi di FonSai. Gli 0,195 euro indicati da Unipol, che equivalgono a una valorizzazione del titolo Fondiaria- Sai di 3,38 euro (contro gli 0,82 di Borsa e i 3,95 della recente valutazione nel bilancio della stessa Premafin), rappresentano anche la base per procedere alla definizione dei concambi per la fusione in FonSai di Milano, Unipol Assicurazioni e della stessa Premafin, al termine della quale la holding quotata Unipol gruppo finanziario (Ugf) punta ad avere una partecipazione almeno pari al 66,7%. Su questo specifico punto, tuttavia, il cda di Premafin non si è sbilanciato, considerato che il progetto di fusione e i relativi concambi dovranno essere approvati anche dai cda di FonSai e Milano. Cda, che pur riunitisi nel tardo pomeriggio di ieri, hanno deciso di riaggiornarsi giovedì (FonSai) e venerdì (Milano) per meglio approfondire gli elementi del piano di integrazione approvati ieri dal cda di Unipol. Poiché il via libera dei consigli delle due compagnie è stato posto dai bolognesi quale condizione sospensiva del piano di ricapitalizzazione di Premafin, il cda della holding, non avendo certezze sull’esito dei cda di Fon- Sai e Milano, si è dunque tenuta aperta, nel caso Unipol dovesse fare un passo indietro, la possibilità di riservare l’aumento da 400 milioni ad altri investitori a un prezzo di emissione da stabilirsi nell’intervallo compreso tra 0,195 e 0,305 euro. Si potrebbe dunque pensare che i Ligresti abbiano lasciato una porta aperta anche a Sator e Palladio, la cui offerta concorrente a Unipol (anche se non esaminabile per via dell’esclusiva concessa ai bolognesi) scade il 30 aprile. Più difficile farlo dopo aver letto la dura nota con cui il fondo guidato da Matteo Arpe e la società di investimento di Roberto Meneguzzo hanno criticato l’operazione Unipol. Nota che è fortemente critica anche nei confronti della famiglia Ligresti. Quest’ultima, assieme alle banche creditrici di Premafin, secondo Sator e Palladio, sarebbe il reale beneficiario dell’operazione di salvataggio della holding. Un’operazione, scrivono Arpe e Meneguzzo, «finalizzata a garantire a chi ha controllato e gestito FonSai inaccettabili privilegi in spregio agli interessi degli azionisti di minoranza», nonché «elaborata allo scopo di evitare il fallimento di Premafin e per consentire ai creditori di quest’ultima di mantenere il valore del proprio credito per poi soddisfarsi sul patrimonio di FonSai». I due investitori, che assieme detengono l’8% del capitale della compagnia presieduta da Jonella Ligresti, si sono ufficialmente rivolti al cda della compagnia e al collegio sindacale (presentando denuncia ai sensi dell’articolo 2408 del codice civile), chiedendo ai consiglieri di agire nel solo interesse della compagnia e non di quello dell’azionista di maggioranza e ai sindaci di verificare se l’operato degli amministratori (anche in relazione agli atti già deliberati) vada in questa direzione. Ma se le critiche mosse da Sator e Palladio al piano di riassetto del debito di Premafin, che ieri è stato asseverato ai sensi dell’articolo 67 della legge fallimentare dal professionista incaricato, erano da tempo note, ciò che più a sorpreso, vista anche l’azione diplomatica messa in campo finora per convincere la famiglia della superiorità della propria offerta rispetto a quella di Unipol, è l’accusa ai Ligresti e ai loro collaboratori in Premafin e FonSai di essere stati i principali responsabili del dissesto della holding e della compagnia. Se Arpe e Meneguzzo lanciano messaggi di guerra a Premafin e ai Ligresti, da Bologna, dopo che nel pomeriggio di ieri sembrava che Unipol avesse posto una sorta di ultimatum sulle condizioni dell’aumento della holding, arrivano invece segnali distensivi. «La soglia del 66,7% del maxi polo assicurativo che dovrebbe nascere dalla fusione di Unipol col gruppo Fonsai permetterà di realizzare le sinergie industriali previste del progetto di integrazione », ha affermato un portavoce della compagnia bolognese, auspicando un accordo positivo che consenta di portare avanti il progetto. Da Bologna hanno voluto sottolineare anche l’approccio pragmatico adotatto in merito ai concambi. «Le nostre risultanze indicavano valori anche più alti, intorno al 70%, ma tenuto conto del fatto che la situazione richiede certezze e non consente di attendere oltre, riteniamo che una partecipazione per i due terzi del capitale ordinario della nuova entità oggetto di fusione costituisca una soglia comunque compatibile con gli obiettivi e i benefici derivanti dalle sinergie industriali che sono attesi dagli azionisti di Unipol, ma allo stesso tempo rispettosa degli azionisti di minoranza di Milano Assicurazioni e di Fondiaria Sai, che beneficeranno delle medesime sinergie prospettate». Nei prossimi giorni i cda di Fon- Sai e Milano Assicurazioni e i rispettivi collegi sindacali, oltre ad approvare i concambi per la fusione, dovranno inoltre rispondere ha una nuova richiesta di informazioni da parte della Consob. In particolare l’autorità di vigilanza sui mercati ha chiesto chiarimenti, da rendere noti entro le 20 di giovedì, sulla remunerazione dell’ex ad di FonSai, Fausto Marchionni, che per l’esercizio appena concluso ha percepito oltre 11 milioni di euro, e dell’attuale ad della compagnia, Emanuele Erbetta, per il ruolo ricoperto nella controllata Milano Assicurazioni (nel 2011 Erbetta ha percepito complessivamente 2,2 milioni). Tra le richieste di informazioni inviate al collegio sindacale di Fondiaria-Sai e a quello di Milano una riguarderebbe in particolare le iniziative assunte dopo la denuncia del fondo Amber dello scorso ottobre. (riproduzione riservata)