Anche l’Antitrust entra in campo sulla maxi-fusione tra Unipol, Premafin, Fondiaria-Sai e Milano Assicurazioni. Così, in un momento in cui la Procura sta indagando sulle società della galassia Ligresti e le distanze tra le parti sui concambi di fusione non sembrano ridursi, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, nell’avviare l’attesa istruttoria sul progetto di integrazione tra Unipol e il gruppo Premafin, ha altresì stabilito di sospendere l’operazione. Una decisione già presa in passato solo in due casi Stream-Telepiù e Atlantia-Ristop e adottata, come spiega il testo del provvedimento, «al fine di evitare che i prossimi passaggi dell’operazione possano comportare effetti sul capitale delle società coinvolte difficilmente reversibili». Basti pensare all’effetto che potrebbe avere sulla valorizzazione delle società coinvolte nell’operazione, e dunque sui concambi, una eventuale decisione dell’Antitrust riguardante la cessione di agenzie. Del resto, nel testo del provvedimento si legge: «Le analisi portano a ritenere che vi siano diversi mercati nei quali la realizzazione dell’operazione di concentrazione determina il rischio di costituzione o rafforzamento di una posizione dominante e, quindi, possibili effetti restrittivi della concorrenza unilaterali e/o coordinati». E, ancora: «La concentrazione tra il gruppo Unipol e il gruppo Premafin determinerà potenziali effetti restrittivi in considerazione del fatto che l’entità post merger sarà il principale gruppo assicurativo italiano nei rami danni». 
L’Authority presieduta da Giovanni Pitruzzella, anche alla luce dei complessi rapporti che le legano alle società coinvolte, ha, inoltre, stabilito che la valutazione dell’operazione «richiede di avviare la presente istruttoria anche nei confronti di Mediobanca e Generali». Piazzetta Cuccia, che a sua volta custodisce il 13,24% del Leone, è esposta al gruppo Fonsai con un subordinato da oltre 1 miliardo, senza contare che è regista dell’operazione Unipol, che pure ha finanziato per 300-400 milioni. Per l’Antitrust, «i legami (finanziari, azionari e personali) che l’operazione in esame determina tra Mediobanca e il gruppo Unipol/Premafin, da un lato, e, dall’altro, i legami che Mediobanca ha con Generali rendono necessario valutare gli effetti della concentrazione anche in termini di rischio di disincentivo a competere da parte del gruppo Generali rispetto all’entità post concentrazione». Soffermandosi su Piazzetta Cuccia, l’Antitrust sottolinea che «gli incarichi conferiti da Unipol e Fonsai evidenziano la centralità di Mediobanca nell’operazione». Senza contare che il gruppo bolognese «detiene una partecipazione azionaria in Mediobanca sebbene inferiore all’1% e anche questa confluirà verosimilmente nell’entità post merger». 
A questo punto, le parti coinvolte nella fusione, se vogliono, hanno 10 giorni per essere sentite dall’Antitrust, che a sua volta dovrà concludere il provvedimento entro 45 giorni, fatto salvo il termine di 30 giorni previsto per il rilascio del parere dell’Isvap, trattandosi di matrimonio nel settore assicurativo. La decisione dell’Antitrust, cui nei giorni scorsi si erano rivolti per segnalare presunti effetti anticoncorrenziali dell’operazione anche i «rivali» di Unipol, Sator e Palladio (che hanno presentato un piano alternativo), è giunta ieri come una doccia fredda. Al punto che la compagnia bolognese, ieri sera, quando F&M è andato in stampa, stava ancora meditando sul da farsi. Sempre ieri sera tardi si è concluso per Fonsai un cda clou in cui dovrebbe essere stata presa in considerazione la possibilità di sostituire il presidente Jonella Ligresti. A complicare il quadro anche le banche finanziatrici di Premafin, che potrebbero valutare l’escussione del pegno sul 36% di Fonsai.