Private bank Passato l’effetto scudo, ora per crescere le banche italiane per i Paperoni puntano sulla consulenza nei fondi comuni
È stato un anno buono per i bilanci delle private bank in Italia sull’onda dello scudo fiscale del 2009. Le masse raccolte grazie ai rimpatri dai paradisi fiscali hanno permesso alle banche per i Vip di ottenere da subito un incremento delle commissioni. Non solo. «La forte attenzione al controllo dei costi iniziata tre anni fa ha aiutato le private bank a chiudere in positivo i conti del 2010», dice Marco Mazzoni di Magstat che sta preparando la guida 2010 al private banking italiano che uscirà a luglio.
D’altra parte, però, proprio il venir meno dell’effetto scudo fiscale ha fatto sì che la raccolta netta del 2010 sia stata in diversi casi inferiore a quella del 2009. È quanto emerge dalla prime anticipazioni sui bilanci 2010 che Milano Finanza ha raccolto e pubblicato in queste pagine. Emblematico è il caso di Banca Esperia che ha chiuso il 2010 con un utile netto di 1,37 milioni di euro in crescita del 218% rispetto all’anno precedente. Mentre la raccolta netta è diminuita del 39% a 1,4 miliardi. Ma non tutte le banche hanno avuto una raccolta netta in contrazione rispetto al 2009. «Nel 2010 abbiamo registrato un trend di crescita positivo che ci ha portato ad incrementare le masse di circa il 10% raggiungendo i 4 miliardi», afferma Luca Caramaschi, responsabile Pwm Deutsche Bank Italia la divisione della banca tedesca dedicata ai patrimoni superiori ai 2 milioni di euro, «un risultato ben superiore al tasso di crescita del mercato».
Anche le masse del canale private banking di Deutsche bank sono cresciute nel 2010 toccando gli 8,6 miliardi dagli 8,4 miliardi di fine 2009. Ma dopo lo scudo raccogliere è diventato comunque più difficile complice anche la crisi economica che nel 2010 ancora picchiava duro. «Per incrementare le masse non resta che conquistare private banker dalla concorrenza, oppure aprire l’attività nei mercati emergenti, come l’Asia, ma questa è una strada non così facilmente praticabile», aggiunge Mazzoni. E’ più complesso il confronto tra 2009 e 2010 per i due colossi Intesa Sanpaolo e Unicredit private banking. La prima nel 2010 ha completato il processo di integrazione delle reti private del gruppo. E quindi una parte della crescita delle masse di 5 miliardi di euro è legata a questa operazione. La raccolta netta depurata da questo elemento si è attestata a 3 miliardi di euro e l’utile netto della Banca private guidata da Paolo Molesini è stato di 108,6 milioni di euro. PerUnicredit, invece, il 2010 è stato l’anno della nascita della Banca Unica per cui la private bank è diventata una divisione con 96 miliardi di masse in gestione in Italia e circa 2 miliardi di raccolta sempre nel Belpaese.
Dal canto suo Banca Aletti, la private bank del gruppo Banco popolare, è cresciuta anche grazie all’acquisto dei contratti di gestione patrimoniale individuale della Banca popolare di Puglia e Basilicata. L’operazione, perfezionata a fine 2010 ha previsto il conferimento a Banca Aletti di 240 contratti per un totale di 36,9 milioni.
«Le finalità dell’operazione sono quelle di conseguire un incremento delle masse in gestione e di consolidare la presenza di Banca Aletti sul mercato delle gestioni di portafogli», spiega l’istituto nel bilancio 2010. Che indicava asset under management pari a 14,9 miliardi di cui (0,3 miliardi riconducibili a clientela istituzionale), con una crescita del 2,7% rispetto al 2009.
«L’anno 2010 è stato caratterizzato da una sensibile ripresa del margine di intermediazione. Tale risultato è stato raggiunto pur in presenza di un perdurante difficile contesto di mercato che ha mantenuto molti clienti su posizioni difensive», spiega ancora Banca Aletti. Tra i nuovi progetti messi in cantiere dall’istituto per il 2011 c’è la consulenza ai vip che dopo i test condotti nel 2010 quest’anno sarà estesa a tutta la rete private. Proprio la consulenza sul risparmio gestito è l’ultima tendenza delle private bank. L’advisory a pagamento sui fondi d’altronde permette da una parte di rispondere alla crescente richiesta di investimenti trasparenti da parte dei clienti e dall’altra di assicurare alle banche commissioni periodiche. Dice Arturo Pisapia, responsabile area commerciale privati del gruppo Montepaschi: «Il GruppoMontepaschi ha registrato nel 2010 un marcato trend di crescita negli asset under management relativamente ai modelli di servizio dedicati alla clientela di alto profilo. Nello specifico, l’incremento delle masse, pari al 3%, risulta superiore a quanto rilevabile a livello di sistema pari all’1,8% (da gennaio a settembre 2010-fonte Aipb, ndr)».
In particolare per la clientela vip Mps punta soprattutto sul risparmio gestito multimanager. Anche Unicredit private banking scommette sulla consulenza nei fondi comuni e ha appena lanciato Preferred partners, un network di alleanze con nove asset manager. E Ubi private banking ha, nel corso del 2010, potenziato l’offerta di consulenza nei fondi aumentando le sinergie con Ubi Pramerica sgr. Il rilancio del risparmio gestito è una vera sfida per le private bank. Infatti se in Italia la ricchezza delle famiglie, tradizionalmente legata alle attività reali e in particolare al patrimonio immobiliare continua a crescere e raggiunge il massimo storico di 9.732 miliardi di euro nel 2010, con una crescita media annua 2003-2010 del 2,83%, il peso dei fondi resta basso. Come ha rivelato l’Osservatorio PwC – Università di Parma sulla ricchezza delle famiglie italiane. Che ha rilevato come sia diminuito, nel portafoglio degli italiani, il peso delle attività finanziarie che si attesta a 3.630 miliardi di euro, mentre è cresciuto il peso del patrimonio immobiliare che ha raggiunto i 5.626 miliardi di euro. La ricchezza finanziaria è stata allocata per il 27% in prodotti di risparmio gestito (995 miliardi) e per il restante 73% in risparmio amministrato e circolante, confermando la tendenza degli ultimi anni.
Giacomo Neri, Partner PwC, commenta: «Il risparmio delle famiglie italiane resta un asset fondamentale per il paese, in grado di compensare ampiamente l’indebitamento del settore pubblico. In questo quadro il settore dell’asset management riveste un’importanza strategica». (riproduzione riservata)