“Si trattava di sacrificare Geronzi e salvare Bolloré. Nagel non poteva andare contro lo schieramento che si era formato dopo che si era rotto il rapporto di fiducia col presidente. E Nagel ha protetto Bolloré. Non dimentichiamo che era Bolloré nel mirino, gli intimavano di chiedere scusa e di mettersi da parte perché non aveva firmato il bilancio (sul quale, tra l’altro, leggo dai giornali, ha avuto qualche dubbio anche l’Isvap, l’organismo di controllo sulle assicurazioni). Geronzi a quel punto ha capito che era meglio uscire con eleganza. Cosa che ha fatto. E gli hanno pure detto grazie’’.
Così Tarak Ben Ammar in un’intervista a L’Espresso sui ruoli nella vicenda della presidenza Generali dell’a.d. di Mediobanca, Alberto Nagel e del finanziare francese Vincent Bolloré.
Cesare Geronzi è quindi stato “come il capro espiatorio biblico. Sacrificato per il superiore interesse delle Generali” indica Ben Ammar che dice di non avere mai considerato l’ex presidente di Capitalia un banchiere di sistema.
Alla domanda su chi sarà il giudice di ultima istanza della finanza italiana dopo gli ultimi avvenimenti, Ben Ammar dice: ‘’Io credo sia finita l’epoca dei giudici di ultima istanza. Il mondo è cambiato dall’epoca di Cuccia. Adesso il mercato è globale. In Mediobanca c’è un equilibrio molto sano. Non ci sono guerre. Certo non tutti la pensiamo alla stessa maniera, ma è come nei divorzi. Magari non ci si ama più ma ci sono i figli e si intrattiene una relazione comunque civile nel loro interesse. Pur con diverse sensibilità, l’interesse di tutti è quello di creare ricchezza’’. L’uomo di affari tunisino ha ribadito di non essere mai stato il rappresentante di Silvio Berlusconi in Mediobanca: ‘’che ci si creda o no – indica – in sette anni non ho mai parlato con lui di quello che si decide in Mediobanca o in Telecom’’.
Fonte: Radiocor