Stefano Gatti, professore della Bocconi, guarda con scetticismo all’idea di dotare i titoli dei Paesi in difficoltà di una garanzia
Il professor Stefano Gatti, professore della Bocconi presso il dipartimento di Finanza, accoglie con una buona dose di scetticismo la proposta lanciata dalla tedesca Allianz per trovare una soluzione definitiva alla crisi del debito in Europa.
Professore che cosa non la convince nell’idea di Achleitner?
Il problema è tutto nel premio che gli emittenti dovrebbero pagare all’assicurazione europea. Temo che se fosse calcolato in base al rischio reale sarebbe molto alto. Di conseguenza i Paesi in crisi non ne avrebbero nessun benificio in termini di costi del finanziamento. L’assicurazione europea, per parte sua, sarebbe esposta a rischi enormi, che potrebbero facilmente decretarne il fallimento.
La copertura garantita da un’assicurazione con il rating più alto non basterebbe a scoraggiare la speculazione?
Attualmente è sufficiente che quattro o cinque fra le maggiori banche di investimento si mettano d’accordo per mettere in ginocchio la maggior parte dei Paesi. Come stanno però a dimostrare le difficoltà di Grecia, Irlanda e Portogallo il vero rischio è un altro. Le crisi sono strettamente collegate fra di loro e questo elemento stravolge il calcolo del rischio. Nella tradizionale attività assicurativa, come quello delle auto per esempio, le compagnie sanno che un numero limitato di auto avrà un incidente, mentre nel caso dei governativi il rischio di credito non è indipendente. Detto in altre parole le probabilità di contagio sono molto alte.
Il modello di business delle assicurazioni entrerebbe dunque in crisi?
Esattamente, i premi raccolti non sarebbero sufficienti a coprire le uscite. Per non parlare di un eventuale utile. L’unica speranza a cui dovrebbe aggraparsi l’assicurazione sarebbe quella che la situazione rimanesse tranquilla. D’altra parte l’esperienza negli Stati Uniti dei monoline insurers – perché è di questo che stiamo parlando – non lascia dubbi in proposito.
A quali società fa riferimento?
Il caso più eclatante è stato quello del colosso Aig, ma anche compagnie meno conosciute come Ambac e Mbia sono rimaste vittime dei subprime. Quando il settore dei muti ad alto rischio è andato in crisi esse non sono riuscite a far fronte ai loro impegni.
Quella di Achleitner ha dunque tutta l’aria di essere una proposta interessata…
Beh, le assicurazioni hanno grandi quantità di governativi in portafoglio, per non parlare dei fondi di Pimco.
C’è anche chi sostiene che già esiste un sistema di copertura assicurativa contro il rischio dei governativi, il mercato dei Cds.
Il mercato dei Cds ha però il difetto di essere molto poco trasparente. È un mercato over the counter, il che rappresenta un problema di non poco conto.
Quale potrebbe essere allora la soluzione per la crisi del debito sovrano?
La soluzione passa inevitabilmente per una ripresa economica dei Paesi in difficoltà. Solo così sarà possibile riprendere il controllo delle finanze pubbliche e la fiducia tornerà automaticamente fra gli investitori.
Ci sono elementi che lascino supporre questo scenario?
Per ora stiamo assistendo a una forte ripresa della Germania ma non dei Paesi alle prese con la crisi del debito. Questa, fra l’altro, sta creando non piccoli poblemi di politica monetaria. Non per questo, però, sono necessariamente pessimista.
Per molti osservatori potrebbe essere la Spagna la prossima vittima della speculazione.
Credo che la tenuta o meno della Spagna rappresenti uno snodo cruciale della crisi. Se Madrid dovesse aver bisogno di aiuto potrebbe esser messo a durissima prova il meccanismo di salvataggio così come è stato pensato. È infine da escludersi che i fondi europei possano essere in grado di salvare l’Italia.