Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Risarcimenti maggiori rispetto al passato per le vittime di incidenti stradali e malasanità con invalidità compresa fra il 10 e il 100%: è in vigore dal 5 marzo la tabella unica nazionale (Tun) introdotta dal dpr 13/1/2025, n. 12 sulle macrolesioni. Soltanto nelle invalidità medie, infatti, i parametri della Tun risultano più avari rispetto alle tabelle del tribunale di Milano, che dal 2011 sono state indicate dalla Cassazione civile come il riferimento più adeguato per liquidare il danno non patrimoniale e utilizzate in tutta Italia, pur nello storico dualismo con quelle del tribunale di Roma. Ma per il resto garantiscono per il danno biologico, cioè la lesione alla salute, risarcimenti superiori rispetto agli standard ambrosiani per le invalidità più basse e più alte, rispettivamente fra il 10 e il 36% e fra l’82 e il 100%, vale a dire negli intervalli in cui si collocano ben il 93% dei macrolesi del ramo rc auto e il 75% dei danneggiati nella responsabilità sanitaria. È quanto emerge dalla relazione illustrativa del provvedimento.
Aprire un account (apparentemente) gratuito su una piattaforma Internet è una decisione commerciale: significa cedere dati personali per ottenere i servizi collegati al profilo. I dati personali hanno, infatti, un valore economico e possono anche essere barattati con beni e servizi digitali. Lo confermano all’unisono le autorità dell’Unione europea e il legislatore italiano, il Consiglio di Stato e la Corte di giustizia Ue (Cgue). Nei provvedimenti degli organi esecutivi, legislativi e giudiziari la questione dell’utilizzo dei dati personali nel mercato digitale è affrontata con pragmatismo, prendendo atto della prassi consolidata e senza cadere in trappole ideologiche. D’altra parte, è la Commissione europea a mettere nero su bianco che “i dati personali, le preferenze dei consumatori e altri contenuti generati dagli utenti hanno un valore economico de facto e vengono venduti a terzi” (“Orientamenti per l’attuazione/applicazione della direttiva 2005/29/CE relativa alle pratiche commerciali sleali” del 25 maggio 2016 e del 29 dicembre 2021).
La conformità e il mantenimento dell’efficienza degli impianti elettrici, idrici e del gas. Oppure il rispetto delle norme sugli scarichi. E ancora, la corretta gestione dei rifiuti e le misure antincendio. Si tratta delle voci più a rischio per le imprese, riguardanti tematiche legate, in generale, alla tutela dell’ambiente e alla sicurezza nei luoghi di lavoro, relativamente alle quali sono possibili più controlli da parte delle autorità preposte. Potenzialmente, solo in questo ambito, ammontano a 67 i controlli che una piccola attività imprenditoriale può subire durante l’anno solare da parte di ben 13 diversi enti che hanno specifiche competenze in materia di controllo in tali settori. Mentre estendendo l’analisi anche ad altre aree (fisco, amministrazione, contrattualistica) si arriva a 129 possibili verifiche.
Comprare casa rappresenta un traguardo importante per molti giovani, ma spesso si scontra con ostacoli difficili da superare. La precarietà lavorativa, il costo elevato degli immobili e la difficoltà di accumulare risparmi rendono l’acquisto della prima casa una sfida complessa. Senza il supporto economico della famiglia per molti è difficile compiere questo passo, e chi ci riesce deve spesso ricorrere a un mutuo. In questo scenario, le agevolazioni statali e le misure di sostegno possono giocare un ruolo importante, anche se i requisiti sono stringenti. I giovani e l’acquisto della casa. Secondo un’indagine commissionata dal comparatore online Facile.it all’istituto mUp Research (svolta con la somministrazione di 3.652 interviste a un campione rappresentativo della popolazione italiana nell’intervallo di età considerate), il 62% dei giovani di età compresa tra i 29 e i 39 anni non è ancora riuscito a comprare la prima casa. Tra chi c’è riuscito, quasi uno su 3 ha dovuto fare ricorso all’aiuto economico della famiglia. Inoltre, sono più di un milione i giovani che vorrebbero uscire di casa, ma non possono perché non hanno le capacità economiche per farlo.
La videosorveglianza è uno strumento ambivalente: è un efficace sistema di documentazione di fatti e raccolta di prove, utile sia a soggetti pubblici sia a soggetti privati, ed è anche un invasivo mezzo di raccolta dei dati, perché registra episodi della vita delle persone. Non a caso la videosorveglianza è argomento delicato sotto il profilo della privacy e della tutela della riservatezza. Le immagini delle persone riprese costituiscono, infatti, “dati personali” e la raccolta e uso delle stesse può comportare rischi elevati. Occorre, dunque, un quadro regolatorio, sulle modalità e finalità dei trattamenti, sui tempi di conservazione, sui diritti degli interessati. Non è detto, però, che tutti questi argomenti trovino una esatta disciplina nella normativa primaria e cioè nel Regolamento Ue sulla privacy n. 2016/679 (Gdpr). A colmare le lacune possono sopperire gli orientamenti e le ingiunzioni del Garante per la protezione dei dati personali e le sentenze dei tribunali.