Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

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Polizze catastrofali con limiti di indennizzo variabili in funzione della somma assicurata. Fino a 1 milione di euro l’indennizzo è pari alla somma assicurata, ma si abbassa fino al 70% per la fascia di copertura assicurativa da 1 a 30 milioni. Per i beni assicurati per importi superiori a 30 milioni di euro (ovvero per le grandi imprese con fatturato maggiore di 150 milioni di euro o con numero di dipendenti pari o superiore a 500) la determinazione dei limiti di indennizzo o dei massimali è invece rimessa alla libera negoziazione delle parti. Il caso dei terreni è particolare: la copertura deve essere prestata nella forma a primo rischio assoluto, fino a concorrenza del massimale o limite di indennizzo pattuiti in misura proporzionale alla superficie del terreno assicurato. Sono queste le disposizioni impartite dal ministero dell’economia e delle finanze con il decreto n. 18 del 30 gennaio 2025 pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 48 del 27 febbraio 2025.
Gli incidenti informatici non solo aumentano (+27,4%, con 295 attacchi ogni mese, a livello globale), ma si moltiplicano anche i danni (il 79% ha effetti gravi o gravissimi, era il 50% nel 2020 e sono scomparsi dal campione gli episodi a basso impatto). Ma iniziano ad arrivare cenni di una inversione di tendenza, per esempio, in quei settori (come quello della finanza), che stanno adottando una disciplina rigorosa. L’Italia non fa eccezione all’andamento al rialzo: il 10,1% degli attacchi ha interessato il nostro Paese, in lieve decrescita rispetto all’anno precedente (11,2%). Inoltre, nel 2024 gli incidenti sono aumentati ma con una rilevanza di poco inferiore ai due anni precedenti. Infatti, tra il 2020 e il 2024, sono stati rilevati, in Italia, 973 incidenti noti di particolare gravità di cui 357 (il 39% circa del totale) solo lo scorso anno. Tuttavia, è superiore alla media globale la quota di incidenti ad alto impatto (53% vs 50%). Stesso trend per gli incidenti di gravità “media” (38% vs 22% a livello globale). Sotto la media (9% vs 29%) la percentuale di incidenti di gravità “critica” e trascurabili quelli a basso impatto (meno dell’1%).
Continua a crescere il mercato italiano della cybersecurity che ha raggiunto il valore di 2,48 miliardi di euro. Nel 2024 gli investimenti delle imprese hanno registrato, infatti, un ulteriore incremento del 15% rispetto ai 12 mesi precedenti, dopo il +16% del 2023 e il +18% del 2022. La spesa cresce lievemente più della media nelle imprese con addetti tra i 250 e i mille (+16%). E, infatti, il tema della sicurezza informatica fa da spartiacque tra imprese più o meno mature. Malgrado gli investimenti stiano aumentando, la cybersicurezza è percepita da molto come un’attività onerosa.
Polizze di tutela legale senza ostacoli in condominio e con premi a carico di tutti (anche chi ha detto no a eventuali spese di lite). L’assemblea può sempre deliberare di attivare una copertura assicurativa per tutelare i condòmini dal rischio di condanna alle spese legali in caso di contenzioso. Una delibera siffatta rientra nelle competenze assembleari e non è in contrasto con la previsione di cui all’art. 1132 c.c., che consente a certe condizioni il dissenso dei condòmini rispetto alle liti. La decisione di attivare una polizza assicurativa risponde infatti all’esigenza di offrire una maggiore tutela ai condòmini e obbliga questi ultimi al pagamento del premio, generalmente da suddividersi in base ai valori millesimali. Ogni comproprietario rimarrà poi sempre libero di dissociarsi in seguito da eventuali liti che riguardino il condominio. Lo ha chiarito la seconda sezione civile della Corte di cassazione con la recente ordinanza n. 4340, pubblicata lo scorso 19 febbraio 2025.
La rivoluzione, soprattutto tecnologica, del settore assicurativo è partita già da molto tempo, ma a dargli ulteriore benzina sono state anche le norme regolamentari Ue in materia di vigilanza, e quelle nazionali che introducono nuovi obblighi collegati alle coperture per gli eventi calamitosi e catastrofali (per 4 milioni di imprese italiane in queste ore è corsa contro il tempo per assicurarsi, entro il 31 marzo, contro le calamità naturali). Negli ultimi anni sono nate diverse start-up assicurative che fanno ampio ricorso alla tecnologia, all’uso sistematico dei dati e all’applicazione dell’intelligenza artificiale (AI): le compagnie assicurative, insomma, non si limitano più ad offrire solo prodotti standardizzati, ma, anche per effetto della “finanziarizzazione” del settore, cercano di sperimentare soluzioni personalizzate per i clienti, attraverso partnership con startup insurtech e formule di assicurazione integrate in altri servizi. È anche per questa evoluzione che oggi, al fianco delle compagnie assicurative, ci sono sempre più spesso dei consulenti legali che, come emerge dall’inchiesta condotta questa settimana da Affari legali, devono avere competenze interdisciplinari.
Non solo cambiamenti climatici e pandemie, ma soprattutto tanta Intelligenza artificiale. Negli ultimi anni il settore assicurativo ha ampliato significativamente i propri ambiti di attività e anche la domanda di servizi legali va ormai ben oltre il tradizionale contenzioso RC. Al professionista che assiste i gruppi assicurativi e riassicurativi è infatti oggi richiesta una copertura interdisciplinare delle varie questioni legali che spaziano trasversalmente dal finanziario, al societario / M&A, al regolatorio fino a ricomprendervi contenziosi più sofisticati / non seriali (come, ad esempio, arbitrati) e il restructuring (crisi di impresa e insolvenza). Per questo il rafforzamento dei dipartimenti legali nel settore assicurativo è una risposta necessaria alle crescenti esigenze di un mercato in rapida evoluzione.
Sono sempre di più i consumatori che scelgono di rendere la propria casa intelligente, attratti dalla possibilità di migliorare la sicurezza, l’efficienza energetica e il comfort quotidiano. Videocamere, termostati connessi, elettrodomestici smart e assistenti vocali non sono più accessori futuristici, ma strumenti sempre più diffusi, spesso in grado di semplificare la gestione domestica e di generare risparmio. Non a caso nel 2024 il mercato della smart home ha continuato a crescere, raggiungendo i 900 milioni di euro, con un incremento dell’11% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, nonostante il mercato in espansione e le nuove funzionalità offerte dall’intelligenza artificiale e dall’internet of things, restano alcune sfide: infatti non tutti i dispositivi vengono connessi alla rete e il calo degli incentivi statali sta frenando alcuni segmenti.
Per prevenire i rischi legati alla sicurezza del lavoro, non basta un Modello organizzativo formale privo di analisi dei rischi: questo deve consistere in prassi operative concrete e verificabili, accompagnate da una formazione adeguata e continua del personale. L’assenza di questi presidi e di una adeguata analisi dei rischi specifici porta alla condanna della società. È il principio affermato dalla Corte di cassazione, Sez. IV, con la sentenza n. 2768/2025.
Triplicata in trent’anni l’aliquota contributiva che le imprese pagano all’Inps per i lavoratori della gestione separata. Dal 10% dell’anno 1996, infatti, è arrivata al 35,03%. Anche la platea degli obbligati si è ampliata, sia nell’ambito dei parasubordinati che dei professionisti (quelli dello sport, ad esempio). A fornire il quadro di aliquote di contribuzione e lavoratori obbligati per l’anno 2025 è la circolare n. 27/2025 dell’Inps.

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Una formula “win-win-win”, quella delle polizze di Ramo III che hanno per sottostante i fondi d’investimento. Nel decennio terminato a fine 2024, da questi prodotti hanno guadagnato le compagnie, i risparmiatori ma anche le banche e i consulenti finanziari che li hanno venduti (che insieme fanno l’84% del totale). Basta guardare i dati resi noti nei giorni scorsi dall’Associazione delle imprese assicurative (Ania Trends, febbraio 2025) per rendersene conto.
Svegliarsi una mattina e scoprire che oggi non possiamo andare a lavorare. È scattata, a sorpresa, la cassa integrazione per tutti. Ma non per colpa della crisi, bensì per qualcosa che forse non avevamo mai sentito prima: un ransomware. Una specie di virus che ha bloccato i sistemi informatici e di conseguenza la produzione industriale. È capitato a febbraio ai 350 dipendenti di Alf Dafrè, che produce mobili e arredi nel trevigiano. Nata nel 1951 come cooperativa di falegnami, è uno dei tanti storici marchi che reggono le sorti del made in Italy. Altri di loro hanno subito nelle scorse settimane la stessa sorte: colpiti da un ransomware, sono stati costretti a ricorrere alla cassa integrazione temporanea. A fine gennaio la Marposs, azienda specializzata in soluzioni per il controllo di qualità e processo nel manifatturiero, con sede a Bentivoglio, Bologna. Nello stesso mese la Eltek di Casale (Alessandria) ha chiuso per sette giorni con cassa integrazione per i suoi 320 dipendenti, per il timore di furto dati sensibili tramite ransomware. Si occupa di ricerca, progettazione e sviluppo di componenti meccatronici. O ancora la Snatt, un’azienda emiliana della logistica per il settore dell’abbigliamento, a novembre: 500 dipendenti in cassa.

Per l’Italia è fondamentale sia lo sviluppo dei fondi di sanità integrativa sia l’autonomia dei medici di base. Vediamo il perché in base ad alcuni dati tratti dal 12° Rapporto sul bilancio del sistema previdenziale italiano presentato dal Centro studi e ricerche Itinerari Previdenziali alla Camera lo scorso gennaio. La spesa sanitaria prevista per il 2024 è pari a 138.776 milioni, in crescita del 5,8% rispetto al 2023 quando era 132,9 miliardi (+2% rispetto al 2022). Per finanziare la spesa assistenziale (assistenza sociale e lotta alla povertà) lo Stato ha trasferito in legge di bilancio all’Inps 164,5 miliardi una spesa che cresce a tassi prossimi al 5% l’anno, oltre il doppio di quella per le pensioni. In totale le due spese sociali valgono 303 miliardi e sono finanziate, in assenza di contributi di scopo, dalla fiscalità generale; per coprire questo enorme importo servono tutte le imposte dirette (Irpef, addizionali, Ires, Irap imposta sostitutiva) e non bastando occorrono anche circa 40 miliardi di imposte indirette.

mercoledì 5 marzo entrerà in vigore il Dpr 12/2025, vale a dire il regolamento relativo alla Tabella unica nazionale (Tun) dei valori pecuniari di liquidazione del danno biologico e di quello morale derivanti da sinistri stradali e da responsabilità sanitaria che abbiano causato lesioni gravi, con postumi invalidanti superiori al 10 per cento. Si tratta di disposizioni a lungo attese, che danno attuazione all’articolo 138 del Codice delle assicurazioni (decreto legislativo 209/2005) e forniscono finalmente coordinate risarcitorie certe e uniformi, occupando lo spazio che – in mancanza di un riferimento nazionale – era stato riempito dalle Tabelle pretorie, elaborate dalla giurisprudenza, a partire dai Tribunali di Milano e di Roma. La Tun non si discosta molto dai valori liquidativi stabiliti dal Tribunale di Milano (si veda Il Sole 24 Ore del 6 gennaio e del 23 febbraio scorsi), elette dalla Cassazione quale parametro “surrogatorio” di riferimento nazionale: si evitano così marcate discontinuità rispetto alla precedente e prevalente prassi risarcitoria. Il Dpr 12/2025 introduce, poi, alcuni elementi di novità relativi ai criteri di (separato) risarcimento del danno morale e quelli di liquidazione del danno da invalidità temporanea, a fronte i quali si pone la necessità di comprendere da quando – e a quali danni – le nuove regole si debbano applicare.
Con il debutto della nuova Tabella unica nazionale (Tun, contenuta nel Dpr 12/2025) si cristallizza il divario tra i risarcimenti dei danni non patrimoniali riconosciuti per il nono e per il decimo punto di invalidità. È qui infatti che corre il confine individuato dal Codice delle assicurazioni (decreto legislativo 209/2005) tra le lesioni di lieve entità (fino a nove punti di invalidità) e quelle più gravi (da dieci a cento punti di invalidità), per cui sono previsti due diversi sistemi per calcolare i risarcimenti.
La nuova Tabella unica nazionale con i valori per i risarcimenti dei danni gravi (che causano invalidità sopra il 10%) ha un ambito di applicazione oggettiva limitato. Infatti, il Dpr 12/2025, che regola la Tun in attuazione dell’articolo 138 del Codice delle assicurazioni (decreto legislativo 209/2005), fa riferimento espresso ed esclusivo ai sinistri della circolazione stradale e sanitaria. Per tutte le menomazioni gravi derivanti da altre fenomenologie di danno si dovrebbero ancora applicare le tabelle elaborate dalla giurisprudenza. È un’impostazione che può apparire ingiusta, perché, nei fatti, potrebbe condurre un ufficio giudiziario a liquidare un danno fisico di grave entità causato, ad esempio, da insidia stradale o da rovina di edificio in modo diverso da un danno da Rc auto.
Era il 27 marzo del 1992 quando l’Italia, primo Paese in Europa, si dotava di una legge che metteva al bando l’amianto. Sono trascorsi quasi 33 anni da quel giorno e l’amianto resta ancora un pericolo diffuso. Dall’Eternit di Casale Monferrato (proprio la scorsa settimana la pubblica accusa ha rinnovato in appello la richiesta di ergastolo per l’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny) alla Fibronit di Bari, i numeri delle vittime sembrano perimetrare l’immutata gravità: sono oltre 6mila, secondo i dati riportati dalla Camera in base al registro nazionale mesoteliomi, le persone che ogni anno muoiono a causa di malattie asbesto-correlate, come il mesotelioma, il carcinoma polmonare e l’asbestosi (15mila in Europa).
Con il decreto Pa appena varato si amplia il bouquet di interventi di welfare a disposizione di insegnanti e personale scolastico. Con uno stanziamento di 220 milioni di euro in cinque anni, infatti, debutta l’assicurazione sanitaria integrativa per circa un milione di lavoratori della scuola. Sarà la contrattazione collettiva a definire le modalità di fruizione della misura e, soprattutto, l’individuazione del pacchetto di prestazioni e servizi sanitari coperti dall’assicurazione. Secondo le prime stime del ministero dell’Istruzione e del Merito, con risorse a disposizione e platea considerata, è possibile che si riescano ad erogare prestazioni e servizi sanitari per un controvalore di oltre 3 mila euro all’anno per ogni beneficiario.
L’azione di responsabilità nei confronti dei sindaci si prescriverà sempre entro cinque anni dal deposito della relazione. A prevederlo è il Ddl di modifica del regime di responsabilità dei sindaci (A.S. 1155 prima firmataria, Marta Schifone di Fratelli d’Italia) in calendario in Senato l’11 marzo per l’ultimo sì.
A tre anni dall’inizio del conflitto convenzionale, tracciare un primo bilancio di quello cibernetico, che ha coinvolto l’Italia, non è semplice. Restano diversi coni d’ombra, considerato che un numero imprecisato di imprese private che ha subito incursioni hacker – soprattutto il furto di dati con richiesta di riscatto – ha preferito non denunciare per evitare ripercussioni mediatiche. Tuttavia, i dati degli ultimi quattro anni della Polizia Postale, diretta da Ivano Gabrielli, dimostrano l’impatto delle operazioni condotte dai cyber-plotoni legati al Cremlino. Nel 2021 gli attacchi erano solo 5.509, saliti nel 2022, a partire proprio dal 24 febbraio, a 13.592, per poi assestarsi a 12.101 nel 2023 e 12.058 nel 2024. Il Cnaipic, articolazione della Postale diretta da Cristiano Leggeri, ha così individuato una quota di 37.751 incursioni complessive (si veda il grafico), iniziate con l’invasione dell’Ucraina e nella maggior parte dei casi fronteggiate. A queste, vanno aggiunte altre 45 campagne hacker tra gennaio e febbraio di quest’anno, condotte prevalentemente da collettivi filo-russi, come NoName057 (16)KillnetOverFlame e Fog