Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Mediobanca, Caltagirone e Assogestioni alzano il velo sulle liste per il consiglio delle Generali. Venerdì 28 marzo Piazzetta Cuccia ha depositato la propria rosa di maggioranza a 12 nomi, in vista dell’assemblea del 24 aprile del Leone che rinnoverà gli organi (si veda articolo a pagina 21). La merchant bank che ha il 13,1% del capitale di Generali ripropone il ticket di vertice composto da Philippe Donnet (ceo) e da Andrea Sironi (presidente) e conferma nove su 10 consiglieri in carica, eletti nel 2022 con la lista del board uscente. In ordine ci sono: Sironi, Clemente Rebecchini, Donnet, Luisa Torchia, Lorenzo Pellicioli, Clara Furse, Antonella Mei-Pochtler, Patricia Estany Puig, Umberto Malesci, Alessia Falsarone, Elena Vasco e Giorgio Valerio.
Almeno un quarto del rendimento delle attività finanziarie (azioni, obbligazioni societarie, fondi e conti di deposito) se ne va in imposte. Dal 2011 in Italia la tassazione delle rendite finanziarie è stata alzata al 26% (prima era al 12,5%) e quella dei fondi pensione al 20% (dall’11%). Fanno eccezione titoli di Stato e buoni postali, rimasti con aliquota fiscale del 12,5%. Il governo Monti, nel pieno della crisi dello spread, aveva introdotto 14 anni fa anche un’imposta di bollo che oggi ha un’aliquota dello 0,2% all’anno e colpisce tutti gli strumenti di investimento tranne i fondi pensione e le gestioni separate delle polizze vita di ramo I
Ruolo fondamentale nella Savings and Investments Union (Siu) è assunto dal risparmio previdenziale che, avendo un orizzonte temporale a lungo termine, è portatore di un capitale paziente atto a finanziare lo sviluppo economico produttivo. Va poi sottolineato come i sistemi previdenziali europei devono calmierare gli effetti dell’inverno demografico: secondo i dati Eurostat nel 2023, l’aspettativa di vita alla nascita nell’Ue era di 81,4 anni, in aumento di 0,8 anni rispetto al 2022. Dopo essere diminuita nel 2020 e nel 2021 a causa della pandemia di Covid-19, l’aspettativa di vita ha raggiunto valori superiori rispetto al 2019.
Sono ormai numerose le prese di posizione nel mondo dell’economia sugli effetti positivi di una maggiore allocazione del risparmio privato negli investimenti produttivi, anche di società non quotate, alla ricerca di un cambio di passo nell’economia italiana ed europea. La presidenza americana di Donald Trump sta imponendo all’Europa una revisione al suo interno e reazioni rapide a colpi di semplificazione. Si riaccende quindi il faro sul ricco risparmio privato che non riesce ad arrivare alle imprese: la grande potenzialità che rimane immobilizzata, inespressa. Che occorra sbloccare questo potenziale lo hanno detto molto bene l’ex presidente Bce Mario Draghi e Paolo Gualtieri, professore alla Cattolica di Milano, parlando dell’enorme ricchezza generata nel Dopoguerra come risparmio privato e della cancellazione della tassazione sul capital gain come leva per smuoverne i flussi verso le imprese. Quello che da più parti si propone, è di ragionare in modo pragmatico, considerando i cambiamenti in atto nel sistema economico finanziario nazionale e internazionale. E tra questi va inserito anche l’assottigliamento del risparmio, che è progressivo.
Da anni rastrellano con metodo e pazienza certosina titoli di Generali e Mediobanca, il cuore del sistema finanziario italiano. E da anni Francesco Gaetano Caltagirone e lo scomparso Leonardo Del Vecchio, con la scatola lussemburghese di famiglia, la Delfin, oggi gestita dal fido Francesco Milleri, rimproverano ad Alberto Nagel, la guida di Mediobanca, e in particolare a Philippe Donnet, l’ad di Generali, un certo qual immobilismo. Mediobanca, hanno sempre detto, vive di rendita sul 13% di Generali, non ha ambizioni di vera grande banca d’affari a livello europeo. Mentre Generali dorme sugli allori: non ha mai fatto la grande acquisizione di stampo europeo, è troppo piccola rispetto ai grandi competitor del Nord Europa e non è presente sui mercati dinamici come quello Usa. Esplicativo della loro contrarietà alla gestione dei simboli della finanza tricolore lo slogan «Risvegliare il Leone» con cui avevano provato l’assalto alla compagnia triestina tre anni fa con un loro piano alternativo alla gestione del capo-azienda francese. L’assalto naufragò, ma ora ci riprovano.
Ha citato il «whatever it takes» di Mario Draghi il presidente Carlo Cimbri, per spiegare che gli obiettivi del piano 2025-2027 di Unipol, che prevedono dividendi cumulati in crescita a 2,2 miliardi (+72% sul precedente triennio) e utili di gruppo per 3,4 miliardi, saranno raggiunti a prescindere dal contributo delle banche partecipate. E se dovesse arrivare un’offerta «commovente per rilevare la Popolare di Sondrio (dopo quella annunciata da Bper, ndr) valuteremo», ha aggiunto Cimbri commentando le voci di mercato che parlano dell’olandese Ing che avrebbe dato mandato a un advisor di studiare una possibile operazione.
Il 2024 sarebbe dovuto essere l’anno delle catastrofali. Ma dopo reiterati rinvii, l’appuntamento è slittato al 2025, che si candida a pieno titolo come l’anno in cui le polizze anti-calamità dovrebbero diventare obbligatorie, sancendo il primo esempio di partenariato pubblico-privato nel settore. L’entrata in vigore dell’obbligo è attualmente fissata a lunedì 31 marzo per le grandi imprese e per le medie al 30 settembre, mentre le pmi avranno tempo fino a fine anno per allinearsi. Tempistiche a parte, le compagnie si dicono pronte alla sfida, con imprese che si sono già adattate senza attendere il rinvio. L’esempio delle catastrofali potrebbe inoltre essere un banco di prova per l’estensione di questo strumento anche ad altri ambiti. Mezzi attraverso i quali l’Italia potrebbe finalmente recuperare quel protection gap ancora con il resto d’Europa. Di questi e di altri temi si è discusso in occasione della 23ª edizione degli MF Insurance Awards che si è svolta a Milano lo scorso 27 marzo all’Istituto dei Ciechi, nell’ambito di una chiarity dinner a favore di Wamba Onlus.
Risultati da primato, ma i problemi restano. Il 2024 è stato l’anno della svolta per il settore assicurativo in Italia. Rispetto al 2023, la raccolta premi è cresciuta significativamente tanto nei rami vita (+19,9%) quanto nei danni (+7,9%). Tuttavia, come sottolineato durante gli MF Insurance Awards dal neo-presidente dell’Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici, Giovanni Liverani, «l’Italia è ancora indietro in termini di protezione rispetto ai vicini europei». Guardando i numeri nel dettaglio, l’Ania stima che nel 2024 il settore assicurativo abbia fornito prestazioni verso i propri assicurati e sostenuto spese di gestione assicurativa del comparto danni per quasi 40 miliardi, gestendo oltre 18 milioni di sinistri. Nel settore Vita, a fronte di oltre 37 milioni di polizze attive, ha gestito soluzioni di risparmio previdenziale e di investimento per oltre 860 miliardi, ancora su livelli inferiori rispetto ad altre economie. Come sottolinea lo stesso Liverani, il risultato in termini di raccolta premi è stato «positivo, che va nella direzione auspicata di avvicinare il nostro Paese, in termini di protezione assicurativa, alle altre economie più avanzate in Europa. L’Italia è già tra i leader in varie dimensioni socioeconomiche ma in termini di protezione e previdenza privata è decisamente sotto assicurata rispetto ai nostri peers europei e, quindi, potenzialmente più fragile». Nel mercato tricolore, ricorda il presidente dell’Ania, «l’incidenza dei premi sul pil nel settore delle assicurazioni danni (escluso il settore auto) si attesta a meno della metà rispetto agli altri principali paesi europei».
La moda è un pilastro del made in Italy. Come si caratterizza il fondo pensione di settore? Con l’introduzione, dal 2023, della polizza long term care da parte di Sanimoda, il sistema si è strutturato in ottica di welfare integrato. MF-Milano Finanza ne ha parlato con Fabio Cappuccio, direttore generale di Previmoda.
- Le sfaccettature di Italiana Open Multiasset