Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali

logoitalia oggi7

In Italia quasi 30.000 aziende sono a rischio insolvenza nei prossimi due anni, cioè quelle che non sono in grado di mantener fede ai propri obblighi di debito, causa la carenza di liquidità. Stessa tendenza a livello globale: salgono a cinque gli anni consecutivi di crescita delle insolvenze (2022-2026). Infatti, dopo un aumento del +10% lo scorso anno, è atteso un ulteriore incremento del +6% nel 2025 e del +3% nel 2026. Sono alcune delle stime contenute nell’ultimo report di Allianz Trade, società specializzata nell’assicurazione del credito commerciale.
Troppe norme e obblighi a cui adeguarsi, in materia di sicurezza informatica, possono mettere i bastoni tra le ruote alle imprese. O, almeno, così la pensano gli imprenditori, secondo cui l’aumento degli adempimenti previsti dalle normative, tanto europee quanto nazionali, in materia di cybersicurezza impatta negativamente sulla competitività. In particolare, a incidere maggiormente sono gli investimenti tecnico-organizzativi necessari alla compliance, ossia la conformità rispetto alle norme, e la molteplicità degli oneri burocratici e amministrativi. Altro fattore critico è la mancanza di competenze da parte delle risorse umane, sia internamente sia sul mercato del lavoro. È quanto si rileva dal rapporto “Competitività alla prova della cybersecurity. La sicurezza informatica in Italia e in Europa tra innovazione e regole”, realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) nell’ambito dell’osservatorio sulla sicurezza informatica. Passando ai numeri, la maggior parte delle imprese assegna meno del 3% del budget IT alla cybersecurity; solo una minima parte ne destina più del 15%; mentre il 42% sta ancora valutando un eventuale incremento delle risorse per la sicurezza informatica e solo il 25,4% ha deciso di aumentarle.
Il committente di lavori edilizi che ritiene di essere stato danneggiato per la perdita definitiva del Superbonus ha l’onere di dimostrare l’esistenza del nesso causale tra la condotta dell’impresa asseritamente inadempiente e il danno di cui chiede il risarcimento, con la conseguenza che se ciò non risulti provato, anche solo perché rimasto incerto, la domanda di risarcimento deve essere rigettata. È la conclusione a cui perviene il Tribunale di Pavia, con sentenza n. 340 del 17 marzo 2025, nella quale si spiega che il committente dei lavori “è onerato di provare non solo l’osservanza degli adempimenti e la sussistenza di tutti i requisiti soggettivi e tecnici richiesti dalla normativa per accedere al beneficio fiscale – in tesi – perduto in conseguenza dell’altrui inadempimento, ma anche il nesso di causalità tra l’inadempimento dell’appaltatore e il danno patrimoniale subito, consistente nella impossibilità di ottenere (o conservare) il risparmio di spesa finale, sotto forma di agevolazione fiscale, in quanto ormai definitivamente perduto, totalmente o anche in misura parziale”.
Volontaria senza più sconti per i giovani artigiani e commercianti. Infatti, è scattato quest’anno l’ultimo rincaro dell’aliquota contributiva (0,3%), per i collaboratori fino a 21 anni d’età, che rende uniche le misure per tutti i lavoratori, giovani e meno giovani, al termine di un periodo di progressivo rincaro partito nell’anno 2011 (riforma Fornero): 24% agli artigiani e 24,48% ai commercianti. Pertanto, un artigiano che voglia valorizzare l’intero anno 2025 ai fini della futura pensione, pagando i contributi di propria tasca (appunto volontari), deve spendere tra 371 e 1.109 euro mensili, ossia tra 4.453 e 13.308 euro annui, a seconda del proprio reddito. Se commerciante deve spendere tra 379 e 1.131 euro mensili, ossia tra 4.542 e 13.574 euro annui, sempre in base al reddito. A fare i conti dei contributi volontari è l’Inps con la circolare n. 58/2025.
Le remunerazioni differite degli amministratori possono essere investite in polizze assicurative, senza che ciò produca un costo a conto economico. Spesso ricorre la proposta delle compagnie assicurative di creare dei depositi a copertura delle future passività per la liquidazione della indennità di fine rapporto degli amministratori; i valori accantonati sono investiti in gestioni separate e saranno retrocessi al verificarsi dell’evento coperto. Sul versante fiscale, l’Amministrazione finanziaria ha chiarito che i premi pagati per la costituzione di una polizza a garanzia del Tfm non costituiscono un componente negativo di reddito, bensì un elemento dell’attivo patrimoniale rappresentativo di un investimento finanziario di risorse disponibili (C.M. n. 14/1987). Quindi, anche nel caso in cui il beneficiario della polizza assicurativa sia direttamente l’amministratore e non la società che ha corrisposto i premi (circostanza che non appare consigliabile, pur se legittima), l’impresa, per assicurarsi la deducibilità della quota annua di Tfm, deve provvedere a rilevare in contabilità l’accantonamento specifico e l’alimentazione alla gestione mediante il pagamento dei premi assicurativi
Possibile per l’amministratore rinunciare al Tfm. Il trattamento fiscale di tale decisione è differenziato in relazione alla qualifica o meno di socio dell’amministratore. Sul punto, la risoluzione 124/E/2017 ha precisato che: a) nel caso in cui la rinuncia al Tfm sia operata da un amministratore socio, trova applicazione l’articolo 88 comma 4-bis del Tuir e, pertanto, la rinuncia dà luogo a una “sopravvenienza attiva” per la parte che eccede il relativo valore fiscale. Tuttavia, dal momento che si è in presenza di crediti per il Tfm dovuto a persone fisiche non esercenti un’attività di impresa e che non è, pertanto, ravvisabile alcuna differenza tra il valore fiscale dei crediti rinunciati e il loro valore nominale, la società partecipata non dovrà tassare alcuna sopravvenienza attiva; b) nel caso in cui la rinuncia al Tfm è operata da un amministratore “non socio”, non trova applicazione il comma 4-bis dell’articolo 88 del Tuir. Pertanto, se la società ha dedotto le quote di trattamento di fine mandato accantonate dovrà assoggettare a tassazione la sopravvenienza attiva. In caso contrario, la rinuncia non avrà effetto fiscale. Per i soci-amministratori, poi, la Cassazione (ordinanza n. 1335/2016) ha stabilito che l’importo del credito deve essere tassato in base al principio dell’incasso giuridico. Nel caso in cui gli amministratori-soci abbiano rinunciato alle quote di Tfm accantonate dalla società patrimonializzando la stessa, i crediti rinunciati, che si intendono giuridicamente incassati, dovranno essere assoggettati a tassazione in capo ai soci persone fisiche non imprenditori, con conseguente obbligo di effettuazione della ritenuta alla fonte da parte della società.
L’assicurazione non può negare al medico la copertura sulla responsabilità professionale sul rilievo che il sanitario non l’avrebbe avvisata della causa di risarcimento in arrivo. E ciò benché sia onere dell’assicurato dare subito notizia alla compagnia della possibilità di subire una richiesta di danni. Il fatto che il paziente sia uscito dall’operazione in gravi condizioni non implica di per sé che il chirurgo debba sospettare una futura azione civile nei suoi confronti: l’intervento fallito non indica necessariamente la responsabilità del sanitario, mentre la successiva morte del paziente non può ritenersi nota al professionista solo perché avvenuta in un ospedale che afferisce alla stessa Asl. Così la Corte di cassazione civile, sez. terza, nell’ordinanza n. 6649 del 13/03/2025.
Non solo medici e infermieri. Sebbene i professionisti sanitari siano le vittime preferite di aggressioni e violenze sui luoghi di lavoro, a essere malmenati, prevalentemente da parte di soggetti esterni, sono spesso anche insegnanti, vigili urbani e commessi. Il fenomeno delle molestie e violenze sul lavoro è in crescita, segnala il nuovo numero del periodico Dati Inail, curato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Istituto. Dall’analisi degli infortuni in occasione di lavoro riconosciuti dall’Inail, al netto di quelli occorsi agli studenti o causati da animali, emerge infatti che nel 2023 i casi di aggressioni e minacce sono stati 6.813, il dato più elevato dopo quello registrato nel 2019. Rispetto al 2022 l’incremento è pari all’8,6% e cresce fino al 14,6% per le donne, fermandosi invece al 3,8% per gli uomini. La maggior parte di questi episodi (61%) sono esercitati da persone esterne all’azienda, come nel caso di rapine e di aggressioni ad autisti o a personale sanitario, e in minor misura riconducibili a liti e incomprensioni tra colleghi.

aflogo_mini

 

Alla longevità è dedicato Age-It, uno dei più grandi progetti NextGenerationEU nell’ambito del Pnrr a cui partecipano 27 tra università, centri di ricerca, industrie, enti. Finanziamento complessivo: 114 milioni di euro. Obiettivo: affrontare la prova di una società che invecchia tramite un’alleanza pubblico-privato. Si articola in vari settori disciplinari, dal medico al socio-economico, con attenzione a temi trasversali come il trasferimento tecnologico e il ruolo dell’apprendimento nell’invecchiamento attivo. Nei primi 18 mesi Age-It ha reclutato più di 300 ricercatori che assieme ai 350 ricercatori del team originario, hanno prodotto già oltre 300 lavori. Segno che invecchiamento e longevità, sono tra i temi di maggiore interesse per il futuro.
Il mondo “private” gestisce circa un terzo della ricchezza investibile delle famiglie italiane. Nel target ci sono i nuclei familiari più benestanti, per un totale di 1.257 miliardi di massa gestita alla fine del 2024. Ma il mercato “potenziale”, ovvero quello delle famiglie che dispongono di almeno 500mila euro di patrimonio, sale intorno ai 1.420 miliardi, evidenzia un focus realizzato dall’Aipb con Prometeia. Si tratta di 708mila famiglie una truppa cresciuta di 17mila unità nel 2024 grazie al buon andamento dei mercati finanziari e al contributo dei flussi – con in media 2 milioni di tesoretto.
I dati del nuovo Insurtech Investment Index 2024, elaborato dall’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano in collaborazione con l’Italian Insurtech Association (IIA) – che sarà presentato durante l’evento AI & Insurtech il 27 marzo a Le Village by CA di Milano mostrano un quadro in evoluzione.Gli investimenti in startup insurtech hanno raggiunto 38 milioni di euro nel 2024, con un forte incremento rispetto ai 3,9 milioni dell’anno precedente. La media per ogni operazione è balzata a 3,7 milioni contro appena 0,3 milioni del 2023.
Tra il rallentamento della crescita economica e un’inflazione persistente che ha eroso in maniera importante il potere d’acquisto, gli ultimi anni sono stati particolarmente difficili per le famiglie italiane. Nonostante ciò, la propensione al risparmio resiste, sebbene accantonare una quota del proprio reddito diventi sempre più complesso. A prevalere è la cautela: la liquidità resta la scelta dominante, mentre gli investimenti si concentrano su strumenti percepiti come a basso rischio, con il risultato che spesso si perde l’opportunità di difendere il valore reale del patrimonio accumulato con anni di lavoro. Questo atteggiamento non è solo il riflesso di un contesto instabile, ma anche il sintomo di una cultura finanziaria ancora fragile. Secondo un’indagine del Centro Einaudi, condotta su un campione di 1.336 persone, a risparmiare nel 2024 è stato il 59,4% degli intervistati, una quota in crescita rispetto al 54,7% del 2023 e al 53,5% del 2022. Tuttavia, la quota media di reddito accantonata è scesa dal 12,6% all’11%. Un segnale del fatto che, se da un lato il desiderio di mettere da parte qualcosa per gli imprevisti rimane forte, dall’altro le difficoltà economiche lo rendono sempre più arduo.
Parte dei vettori rientra nella atmosfera terrestre, che non li brucia del tutto. Incidenti tra Polonia e Usa, danni all’ambiente.

corsera

È ormai pronto l’elenco dei candidati espressi dai fondi sotto il cappello di Assogestioni all’assemblea delle Generali del 24 aprile chiamata a rinnovare il consiglio. Quattro i nomi: l’economista Roberto Perotti, già consigliere del Leone nel mandato 2019-22, poi l’esperta di statistica medica Francesca Dominici, Anelise Sacks, ingegnere, ex Analog Devices, e lo storico banchiere di Citi Leopoldo Attolico, ora nel cda di Mfe. La lista — per la quale non risulta convocata a ieri sera un’altra riunione del Comitato dei gestori di Assogestioni — sarà quindi depositata entro il 29 marzo, assieme a quella a 13 membri di Mediobanca (ricandida il presidente Sironi e il ceo Philippe Donnet) e quella a sei del gruppo Caltagirone. Il quorum per la lista dei fondi sarebbe stato raggiunto con il voto di cinque o sei società di gestione del risparmio sulle circa 300 che aderiscono ad Assogestioni: Fideuram, Eurizon, entrambe del mondo Intesa Sanpaolo, che avrebbero portato le loro azioni a fianco di quelle delle sgr di BancoPosta, Mediolanum e Fineco.

Il premio della polizza viene calcolato in proporzione al rischio, alla vulnerabilità dei beni assicurati, alla storia degli eventi climatici nella zona, alle mappe di pericolosità e modelli predittivi. Da un’ indagine de L’Economia, con somme assicurate pari a 2.500.000 euro (2 milioni per fabbricato, 500.000 euro per macchinari, attrezzature,impianti) il costo medio annuo varia da 458 euro (Cagliari) a 898 euro (Milano), ma può arrivare fino a 4.400 euro in zone particolarmente a rischio di alluvioni e terremoti.
Sarebbe possibile andare in pensione con un assegno pari al nostro stipendio attuale? Per i lavoratori dipendenti più giovani, grazie all’aiuto del Tfr, la risposta potrebbe essere affermativa. Per chi invece è più avanti negli anni, oltre al conferimento del Tfr in una forma di previdenza integrativa, potrebbe essere necessario effettuare versamenti aggiuntivi, a seconda dell’età e del profilo di rischio scelto. Nella prima tabella abbiamo simulato il momento della pensione e l’ammontare dell’assegno pensionistico per lavoratori dipendenti 30, 40 e 50 enni con redditi compresi tra i 1.800 e i 2.200 euro netti al mese, ipotizzati costanti in termini reali da oggi al momento della pensione (ogni anno crescono quindi in misura pari all’inflazione). Grazie al requisito di pensione anticipata contributiva, riservato a chi ha iniziato a lavorare dal 1996 in poi, queste tre tipologie di lavoratori potrebbero andare in pensione tra i 65 anni e 3 mesi dei 50 enni e i 67 anni e 2 mesi dei 30enni. Il rapporto tra la pensione netta e il reddito netto sarebbe in tutti e tre i casi intorno al 70%-72% circa. Scegliendo di conferire in un fondo pensione il Tfr che verrà maturato da oggi in poi, queste percentuali potrebbero salire al 77% di un 50 enne che investisse in una linea a basso rischio (80% obbligazionaria governativa europea – 20% azionaria mondiale) e al 105% di un 30enne che investisse in una ad alto rischio (20% obbligazionaria governativa europea – 80% azionaria mondiale).
Puntualmente, ogni tre mesi, la Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione, aggiorna le statistiche sui rendimenti medi degli ultimi 10 anni della previdenza integrativa, per confronto con l’andamento della rivalutazione del Tfr: chi ha fatto meglio, secondo gli ultimi dati? Si tratta di evidenze che vanno lette con attenzione per almeno tre motivi: innanzitutto perché una finestra a dieci anni (dal 31 dicembre 2014 al 31 dicembre 2024) è solamente una delle possibili fotografie dell’andamento dei fondi pensione. Iniziando ad investire in un momento precedente o successivo, le cose possono cambiare, e anche non di poco. In secondo luogo si tratta di una panoramica di tutti gli strumenti di previdenza integrativa, che include soluzioni che hanno reso di meno o di più della media, al netto dei costi di gestione. Infine – ed è forse il motivo più importante – alla prestazione finale andranno applicate due fiscalità ben diverse: tra il 23% e il 43% per il Tfr lasciato in azienda, tra il 15% e il 9% per il Tfr conferito ad un fondo pensione, a seconda del numero di anni di iscrizione alla previdenza integrativa.
La principale novità pensionistica per il 2025 è il cosiddetto «ponte» tra la previdenza integrativa e quella pubblica di base. In sostanza, le risorse accantonate in un fondo pensione potranno essere utili (anche) per andare prima in pensione. Vediamo perché: per i soli lavoratori che hanno iniziato a lavorare dal 1996 in poi, il requisito di pensione anticipata contributiva, che consente di accedere alla pensione a 64 anni di età invece che a 67 (con 20 di contribuzione) prevede delle soglie minime per poterne beneficiare. Se si ha buona carriera, continua e con retribuzioni medio-alte, si potrà andare in pensione prima, a 64 anni; se invece si avrà un percorso lavorativo intermittente e/o con retribuzioni medio-basse, sarà necessario attendere i 67 anni.
Fin qui abbiamo parlato del Tfr e dei versamenti necessari per le lavoratrici e i lavoratori dipendenti: ma quali obiettivi possono darsi e raggiungere i lavoratori autonomi? Di sicuro ci sono due difficoltà in più: innanzitutto non c’è il Tfr, che come abbiamo visto può essere un utile alleato; in secondo luogo il punto di partenza è più basso: poiché l’aliquota contributiva di un autonomo (circa il 24%) è mediamente inferiore a quella dei lavoratori dipendenti (33%), il rapporto tra la pensione e il reddito (il cosiddetto tasso di sostituzione) sarà tendenzialmente più basso. Nei tre casi simulati (30, 40 e 50enni con redditi netti mensili compresi tra 1.800 e 2.000 euro) la pensione potrà valere tra il 49% di un 30enne con un fatturato in crescita dell’1,5% reale annuo e il 64% sempre di un 30enne con fatturato che cresce di pari passo con l’inflazione. Per questi due motivi abbiamo «abbassato» l’obiettivo all’80% del proprio reddito, comunque in linea con le pensioni retributive di nonni e genitori.

Nel 2021 in Italia erano attivi 2,7 milioni di Pos. Tre anni dopo – a fine 2024 – siamo arrivati a 3,5 milioni. Anche i pagamenti cashless totali sono cresciuti: da 332 a 481 miliardi di euro, di cui 357 miliardi eseguiti proprio sui terminali per accettare le carte (fisiche o virtuali). In un triennio, insomma, i Pos sono aumentati del 30% e le transazioni senza contante del 45 per cento. Una crescita che offre al Fisco una miniera di dati sui pagamenti pronti da analizzare e usare in chiave antievasione.